A volte l’invalidità consente di andare in pensione con discreto anticipo. Le normative vigenti prevedono diverse misure che permettono di andare in pensione anticipatamente in caso di invalidità. Tuttavia, non sempre chi è invalido ha diritto a questa possibilità. La possibilità di pensionamento anticipato dipende dal tipo e dal grado di invalidità del lavoratore.
“Salve, vorrei sapere se può aiutarmi a capire la mia eventuale possibilità di andare in pensione. Il 9 gennaio 2025 compirò 64 anni. Ho un’invalidità dell’80%, riconosciuta nel marzo 2022 e soggetta a revisione a gennaio 2026.
Pensioni: ecco i vantaggi per gli invalidi con almeno il 74% di invalidità
La pensione di invalidità, di cui si sente spesso parlare, è una prestazione assistenziale. La nostra lettrice non specifica il tipo di invalidità riconosciuta, né se le è stata attribuita un’invalidità tale da poter ottenere, ad esempio, la pensione di inabilità civile. Inoltre, non conosciamo la sua situazione contributiva, che può influire significativamente sulle possibilità di pensionamento.
Con un’invalidità dell’80%, ci sono due opzioni sfruttabili, valide a partire da un’invalidità del 74%: l’Ape Sociale e la Quota 41 per i lavoratori precoci. Per accedere all’Ape Sociale, è sufficiente aver compiuto 63 anni e mezzo, e la nostra lettrice ha già compiuto 64 anni. Se ha accumulato almeno 30 anni di contributi, grazie all’invalidità civile dell’80%, potrebbe ottenere questa prestazione.
Tuttavia, l’Ape Sociale non prevede maggiorazioni, integrazioni, assegni familiari, tredicesima e non può superare i 1.500 euro al mese. Il vantaggio principale risiede nell’età ridotta per il pensionamento. Questa misura scadrà alla fine del 2024 e non è garantito che venga rinnovata.
Quota 41 per i precoci: anche gli invalidi possono usufruirne, ma servono ulteriori requisiti
Per chi ha almeno il 74% di invalidità, esiste anche l’opzione della pensione con Quota 41, riservata ai lavoratori precoci, ossia a coloro che hanno maturato un anno di contributi prima dei 19 anni di età, 35 anni di contributi effettivi e 41 anni di contributi totali.
La nostra lettrice non ci fornisce informazioni precise sui suoi contributi, ma questa opzione potrebbe rivelarsi più vantaggiosa dell’Ape Sociale, poiché non presenta il limite di importo di 1.500 euro al mese. Inoltre, Quota 41 include la tredicesima, maggiorazioni, indicizzazione e assegni familiari, e non pone restrizioni sul cumulo dei redditi da lavoro con la pensione, eccetto per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo. Questi vincoli, presenti per l’Ape Sociale, non si applicano invece a Quota 41.
Pensionamento anticipato per donne invalide: bastano 59 anni, ma dipende dal numero di figli
Le donne con un’invalidità pari o superiore al 74% possono accedere al pensionamento anticipato con l’Opzione Donna. Per usufruire di questa misura, sono necessari 35 anni di contributi e 59 anni di età, purché compiuti entro il 31 dicembre 2023, ma solo per chi ha avuto più di un figlio. Con un solo figlio, l’età minima sale a 60 anni, mentre senza figli è fissata a 61 anni.
La pensione è calcolata con il sistema contributivo e quindi risulta penalizzata. Anche l’Opzione Donna non è garantito che resti in vigore. Tuttavia, per le donne esiste un’altra misura favorevole rispetto agli uomini, che riguarda l’invalidità pensionabile.
Pensione di invalidità pensionabile: diversa da quella civile, ma vantaggiosa per l’uscita anticipata
Nel 2024 sarà attiva e lo sarà anche nel 2025 la pensione di invalidità pensionabile, che consente di andare in pensione a 56 anni per le donne e a 61 anni per gli uomini, a condizione di avere 20 anni di contributi e un’invalidità specifica, non civile. È necessaria un’invalidità che riduca la capacità lavorativa per le attività svolte dall’interessato, con un grado di almeno l’80%.
Anche in questo caso, la nostra lettrice non specifica se la sua invalidità sia civile o meno, anche se presumiamo che lo sia, dato che ha già fissato la data di revisione. Con un’invalidità pensionabile all’80%, sarebbe sufficiente una carriera utile alla pensione di vecchiaia per poter uscire dal lavoro.