Il fatto di poter uscire prima dal lavoro è fondamentale per molti lavoratori. La ricerca di misure che permettono una pensione anticipata è una costante per tanti di loro. Il sistema offre, infatti, delle prestazioni che consentono effettivamente di andare in pensione prima. Molti nostri lettori ci chiedono quando, alla luce dei loro requisiti, possono effettivamente andare in pensione. Questo perché, non sempre, il raggiungimento dei requisiti comporta l’immediata erogazione della pensione. Il primo incasso della pensione è spesso posticipato di alcuni mesi, e durante questo periodo di transizione gli ormai ex lavoratori e futuri pensionati rischiano di rimanere senza reddito.
“Salve, sono un lavoratore che a novembre completerà 41 anni di contributi versati. Il 30 settembre compio 62 anni di età. Ho deciso di prendere la pensione con quota 103, anche se perderò qualcosa sul calcolo. Ma non ho capito bene quando riceverò la mia prima pensione. Potete spiegarmi come funziona questa pensione a 62 anni di età?”
“Buongiorno, nel 2025 terminerò la mia carriera lavorativa. Infatti, a febbraio raggiungerò 42 anni e 10 mesi di contributi. Il mio datore di lavoro mi ha detto che posso smettere di lavorare proprio a febbraio. Secondo voi dal primo marzo posso già prendere la pensione? La questione mi preoccupa perché non vorrei che ci siano regole diverse che mi lascino, anche se per qualche mese, senza lavoro e senza pensione. Nelle mie attuali condizioni non posso proprio permettermelo.”
Pensioni a 62 anni nel 2024 anche senza limiti di età, ma la prendi molto più tardi
Due quesiti che fanno riferimento a due misure diverse, con requisiti differenti, ma che hanno un denominatore comune: la data di decorrenza della pensione è diversa da quella di maturazione dei requisiti. Ad esempio, chi va in pensione di vecchiaia al compimento dei 67 anni di età con 20 anni di contributi, riceve il primo assegno pensionistico il primo giorno del mese successivo a quello in cui matura il diritto alla pensione.
Certo, bisogna considerare i tempi di liquidazione dell’INPS, ma la decorrenza del trattamento, anche se l’INPS ritarda mesi nella liquidazione, genera arretrati. In pratica, con le pensioni di vecchiaia, la pensione decorre dal primo giorno del mese successivo alla maturazione del diritto, rendendo il passaggio dallo stipendio alla pensione immediato.
Esistono però misure che prevedono delle finestre di attesa, che a volte possono essere piuttosto lunghe. Addirittura, sembra che ci sia l’intenzione di aumentare il tempo di attesa nei prossimi anni con nuovi interventi legislativi in materia pensionistica. Le finestre di attesa si applicano a entrambe le misure oggetto dei nostri due quesiti, sia per la pensione a 62 anni che per le pensioni anticipate ordinarie.
Pensione anticipata ordinaria, cosa fare nei tre mesi di finestra
Ad esempio, la pensione anticipata ordinaria, oggetto del secondo quesito, prevede una finestra di tre mesi. Questa stessa finestra si applica anche alla pensione con quota 41 per i lavoratori precoci.
In pratica, invece di iniziare a ricevere la pensione dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti, si deve aspettare tre mesi per incassare il primo assegno.
Chi lascia il lavoro una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi di contributi, rimane quindi per tre mesi senza reddito, perché non percepisce più lo stipendio, avendo lasciato il lavoro, né la pensione, perché ancora non in decorrenza. Non c’è nemmeno la possibilità di attendere arretrati, perché la finestra di attesa posticipa di fatto il pensionamento.
Si parla addirittura di un inasprimento di queste finestre per le pensioni anticipate ordinarie: da tre mesi potrebbero passare improvvisamente a sei o addirittura a sette mesi, prolungando il periodo senza reddito, il che preoccupa molto il nostro secondo lettore.
Va detto, però, che durante il periodo della finestra nulla vieta al lavoratore di restare in servizio. Continuando così a lavorare e accumulando così una pensione più alta. La prosecuzione del lavoro, anche se per pochi mesi, permette di maturare ulteriori contributi, che si aggiungono a quelli già versati e che verranno conteggiati dall’INPS nel calcolo della pensione.
Se la finestra per le pensioni anticipate ordinarie sembra lunga, ancora peggiore è la situazione per la pensione a 62 anni di età con quota 103, che vedremo adesso.
Finestre sempre più lunghe, anche per la pensione a 62 anni
Le finestre mobili sono una costante per molte misure pensionistiche. Di recente è stata cancellata la finestra di 12 mesi per lo scivolo usurante. Tuttavia, la quota 103, di cui ci chiede il primo lettore, prevede delle finestre di attesa piuttosto lunghe, diverse a seconda del settore in cui lavora il diretto interessato. Per chi lavora nel settore privato, la finestra di decorrenza della prestazione con quota 103 è di sette mesi.
La situazione è ancora peggiore per chi proviene dal settore pubblico, dove l’attesa è di nove mesi. Proprio nel 2024 si è verificato un inasprimento delle finestre per la quota 103. La misura che permette di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 anni di contributi, fino al 2023, prevedeva finestre di tre e sei mesi. Rispettivamente per i lavoratori del settore privato e del settore pubblico.
Nel 2024, infatti, i primi hanno visto aumentare di quattro mesi il periodo di attesa, mentre per i secondi l’incremento è stato di tre mesi. E non è escluso che anche nel 2025 questi meccanismi, che posticipano di fatto l’incasso della pensione, possano essere ulteriormente peggiorati.