In pensione a 60, 62 o 63 anni: tre combinazioni per centrare la quota 104

Grazie a queste tre combinazioni è possibile centrare la quota 104 e andare in pensione all'età di 60, 62 o 63 anni.
3 mesi fa
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Tre combinazioni permettono di andare in pensione a 60, 62 o 63 anni grazie a quota 104. Come canta Luca Carboni con il brano Io non voglio: “I vicini dicono che son strano. Io lo penso di loro, è così. Tutti e due facciamo un bel centro. No, non sbagliamo”.

Nessuno di noi è perfetto e per questo è più che normale che nel corso della vita si commettano degli errori. Proprio alcuni di questi sbagli, purtroppo, possono avere un impatto non indifferente sulle nostre esistenze. Lo sanno bene le tante persone che, ad esempio, a causa di questo errore sul bonifico rischiano grosso.

A complicare la situazione ci si mette la burocrazia che spesso si rivela essere così contorta da rendere difficile l’accesso alle varie agevolazioni e contributi. Basti pensare alle pensioni che, per essere corrisposte, richiedono il possesso di determinati requisiti anagrafici e contributi. Quest’ultimi sono considerati così stringenti, da rendere spesso l’accesso al trattamento pensionistico una vera e propria utopia.

In pensione a 60, 62 o 63 anni: tre combinazioni per centrare la quota 104

Diversi sono i cambiamenti apportati nel corso degli anni dai vari governi al fine di cercare di riformare il mondo delle pensioni. E non è ancora finita di certo qui. Uno degli obiettivi di fine legislatura dell’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni, infatti, è quello di attuare una vera e propria riforma attraverso la quale poter allontanare lo spettro della Legge Fornero. Diverse le ipotesi in ballo, come ad esempio Quota 104 data dalla somma dei contributi e dell’età.

In pratica, grazie a tale misura, i lavoratori potrebbero andare in pensioni all’età di 60 anni a patto di aver maturato 44 anni di contributi. Il requisito anagrafico scenderebbe a quota 62 e 63 anni a patto di aver maturato rispettivamente 42 e 41 anni di contributi.

Al fine di rendere tale soluzione finanziariamente sostenibile per le casse dello Stato si potrebbe optare per un assegno calcolato con il sistema contributivo puro fino al raggiungimento del requisito della pensione di vecchiaia, fissato a 67 anni.

L’assegno verrebbe poi calcolato senza penalità una volta raggiunta, appunto, l’età di 67 anni.

Quota 41 light, il sistema contributivo come ancora di salvezza delle casse statali

Proprio il calcolo dell’assegno con sistema contributivo potrebbe essere uno degli elementi al centro dell’attenzione del governo. Questo poiché permetterebbe di mettere in campo nuove misure che non peserebbero troppo sulle casse dello Stato. Basti pensare che tra le soluzioni al vaglio ci sarebbe Quota 41 light.

Grazie a quest’ultima i lavoratori potrebbero uscire dal mondo del lavoro a prescindere dall’età, a patto di aver maturato 41 anni di contributi. Sempre al fine di far quadrare i conti pubblici, l’assegno verrebbe calcolato con il metodo contributivo. In quest’ultimo caso, si registrerebbe una riduzione dell’assegno fino al 20-30%.

Un aspetto che potrebbe non essere particolarmente gradito dai lavoratori, che potrebbero pertanto decidere di continuare a lavorare pur di non avere una pensione più bassa. Al momento comunque, è bene sottolineare, si tratta solo di ipotesi.

Non è dato sapere se il governo introdurrà Quota 104 data dalla somma di contributi e requisito anagrafico, piuttosto che Quota 41 light o addirittura un’altra misura. Non resta che attendere comunicazioni ufficiali in merito per conoscere il futuro del sistema pensionistico del nostro Paese.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

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