Il blitz di Unicredit in Commerzbank irrita il governo tedesco e per MPS avanza l’ipotesi terzo polo

Unicredit acquisisce il 9% di Commerzbank, in via di privatizzazione da parte del governo tedesco, irritato per la scalata italiana.
2 settimane fa
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Unicredit al 9% di Commerzbank
Unicredit al 9% di Commerzbank © Licenza Creative Commons

Il momento non poteva essere peggiore per il cancelliere Olaf Scholz, duramente sconfitto alle elezioni europee e nei due Laender orientali di Turingia e Sassonia. A giorni un esito simile, pur meno catastrofico, si attende nel Brandeburgo. All’inizio di questa settimana il suo governo federale ha deciso di vendere un nuovo pacchetto di azioni Commerzbank, la quarta banca tedesca per dimensioni e nazionalizzata nel 2009 per evitarne il crac. Il 4,9% è andato a finire nelle mani di Unicredit, che ha speso 702 milioni di euro.

Quello che Berlino non si aspettava è che, nel frattempo, sempre la banca italiana rastrellava sul mercato un altro 4,1%. Con una spesa complessiva di 1,5 miliardi, è salita al 9%, diventando il secondo azionista subito dopo il governo e scavalcando BlackRock.

Orcel tenta la scalata a Commerzbank

Non è finita qui. Il CEO Andrea Orcel ha annunciato che chiederà le dovute autorizzazioni per salire sopra il 9,9% del capitale. Di fatto, il manager ha lanciato la scalata a Commerzbank. Nessuno ne sapeva nulla a Francoforte, sede dell’istituto. Al termine del blitz, Orcel ha chiamato i manager tedeschi per semplice cortesia. Ufficialmente, è stata rinnovata la fiducia nel consiglio di sorveglianza e nel consiglio di gestione. Il punto è che in Germania la scalata italiana viene percepita come “ostile”.

E già si preparano le contromosse. Commerzbank si sta facendo assistere da Goldman Sachs per la sua difesa. Stefan Wittman, componente del consiglio di sorveglianza, ha annunciato che si opporrà all’acquisizione e sulla stessa posizione c’è il potente sindacato Ver.Di. Il governo di Berlino è sotto pressione da parte di sindacati e banca per opporsi alla scalata. Scholz deve dosare parole e mosse, perché la più grande economia europea, tra l’altro in notevole sofferenza in questi anni, non può permettersi di mostrarsi poco favorevole al business.

Tensione politica tra Italia e Germania

Per quanto sgradita possa apparire, l’operazione di Unicredit è puramente di mercato.

Nei mesi scorsi, il presidente francese Emmanuel Macron aveva accettato pubblicamente l’idea di grandi acquisizioni transnazionali. “Se una banca spagnola vuole comprarsi una francese, perché no?” aveva dichiarato. Ma il punto è che a parole siamo tutti liberali, poi vengono gli interessi nazionali e quelli molto meno nobili della politica. Commerzbank è un istituto che conta 11 milioni di clienti e 25.500 gruppi aziendali finanziati. Operativa anche in Polonia, da tempo è considerata adatta proprio per Unicredit.

L’italiana detiene il controllo già dal 2005 di un’altra tedesca: Hvb. Il mercato scommette sulla creazione di un polo tedesco a guida Unicredit. Il titolo Commerzbank in borsa è esploso del 18,63% dopo la notizia data a borse chiuse. L’operazione sta già avendo grossi riflessi politici. Non è un mistero che le relazioni diplomatiche tra Italia e Germania siano ai minimi termini. Proprio in questi giorni Scholz rientra tra i leader che si oppongono alla nomina di Raffaele Fitto come commissario e vicepresidente esecutivo. E sembra che Orcel abbia avvertito la premier Giorgia Meloni giorni fa sull’iniziativa.

Conseguenze per Monte Paschi

Qualsiasi dichiarazione politica da entrambe le parti sarebbe deleteria e, in effetti, per ora non ve ne sono. Fatto sta che l’ingresso in Commerzbank fa svanire un altro scenario tutto italiano: l’acquisizione di Monte Paschi di Siena da parte di Unicredit. Orcel aveva dichiarato mesi fa che l’eccesso di capitale sarebbe servito a finanziare qualche acquisto. In molti avevano scommesso sulla toscana. Adesso, per Rocca Salimbeni avanza lo scenario alternativo del terzo polo, vale a dire l’aggregazione con istituti minori come Bper o BancoBpm. Si vocifera da qualche mese dell’interesse di UnipolSai, che è a capo di Bper.

Non si esclude nemmeno lo scenario “standalone”, cioè che Monte Paschi rimanga da sola e si trasformi in una public company.

Comunque sia, il blitz in Commerzbank ha già avviato una serie di eventi tutti da seguire. La Germania non si considera mai preda di appetiti altrui e il suo sistema bancario è fortemente legato alla politica tramite le Sparkassen. Ma anche grossi istituti come quello di Francoforte posseggono forti connotazioni politiche per la capacità di fare credito a migliaia di aziende di medio-grandi dimensioni, andando così a beneficio dell’economia nazionale.

Commerzbank svela ipocrisia UE su libero mercato

I tedeschi temono ora che possa loro accadere ciò che gli italiani temono da decenni: diventare il bancomat per finanziare prestiti altrove. Le invettive di questi giorni contro Unicredit non fanno che svelare l’enorme ipocrisia su cui si fonda l’Unione Europea. Il libero mercato esiste solo nella testa di chi vorrebbe sfruttarlo a proprio uso e consumo, mentre nei fatti ci si chiude a riccio quando un soggetto privato fa ingresso nelle grandi economie con forte influenza su Bruxelles. Commerzbank in mani italiane è un incubo che sta trasformandosi in realtà per milioni di tedeschi. E bombardata ai seggi, la maggioranza al Bundestag dovrà inventarsi qualcosa per non apparire inerte dinnanzi alle minacce all’interesse nazionale.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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