L’operazione Unicredit in Germania è un test per la BCE, che non può permettersi di sbagliare

Sarà la Banca Centrale Europea (BCE) a doversi esprimere sull'operazione Unicredit in Germania. E non può sbagliare.
3 mesi fa
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Operazione Unicredit test per BCE
Operazione Unicredit test per BCE © Licenza Creative Commons

Lo choc c’è tutto e il cancelliere Olaf Scholz lo ha esternato, avvertendo che operazioni “ostili” siano “dannose” per il sistema bancario. Il riferimento è all’operazione Unicredit, che all’inizio del mese saliva al 9% di Commerzbank, approfittando della vendita di una quota del capitale da parte del governo tedesco. Ieri, l’annuncio del Ceo Andrea Orcel di essere salito potenzialmente al 21% con l’acquisto di strumenti finanziari derivati e di avere chiesto l’autorizzazione alla Banca Centrale Europea (BCE) per arrivare fino al 29,9%.

Germania unita contro operazione Unicredit

Il clima in Germania è di sconcerto. Sindacati, dirigenti bancari e politica appaiono storditi e inviperiti per un blitz che rischia di privare la prima economia europea e terza al mondo di un asset considerato strategico. Il leader dell’opposizione, da poco ufficialmente candidato alla cancelleria per l’Unione cristiano-democratica, Friedrich Merz, ha definito “amatoriale” l’operazione Unicredit di Orcel per le modalità sin qui seguite. Tanto per fare capire all’opinione pubblica che il suo partito sostiene la germanicità di Commerzbank. Speriamo che il papabile prossimo cancelliere si ricordi dei suoi trascorsi in BlackRock, fondo americano primo azionista di Piazza Gae Aulenti.

Decisione BCE in mano a una tedesca

Adesso, la palla è a Francoforte. La BCE avrà 60 giorni di tempo, allungabili fino a 90, per rispondere alla richiesta di Orcel. C’è tutta la sensazione che l’istituto si prenderà fino all’ultimo giorno possibile per farlo. Il dossier è delicato, scottante e qualsiasi decisione in merito sarà quasi certamente oggetto di critiche o dagli ambienti politici o da quelli finanziari, se non da entrambi. Ironia della sorte (mica tanto!) è che ad occuparsene è già Claudia Buch, a capo da quest’anno del Consiglio di Vigilanza. Fino allo scorso dicembre c’era Andrea Enria, il cui operato non può certo considerarsi positivo per l’Italia.

Buch è tedesca ed è già stata la numero due della Bundesbank. Questo dato non è da sottovalutare, perché a differenza degli italiani di turno, gli altri tendono ad avere un occhio di riguardo verso il loro paese quando ricoprono cariche nelle istituzioni comunitarie. Tanto per dirne una, Enria fu colui che nel 2011, da presidente dell’Autorità di Vigilanza Europea, impose alle banche di iscrivere i titoli di stato ai prezzi di mercato (“mark-to-market”) in piena crisi dello spread, facendola esplodere definitivamente e mandando alle ortiche i BTp. Simili errori all’estero non li commettono, perché l’europeismo è una merce da vendere agli allocchi.

Unione bancaria a rischio

Certo, Buch non giudicherà da sola l’operazione Unicredit. Sarà anche tedesca, ma qui in ballo c’è molto di più del destino di due banche. Se la BCE non accogliesse la richiesta di Orcel, sarebbe la fine del mercato unico e dell’unione bancaria. Le fragilità ci sono già tutte, mancherebbe il sigillo dell’ufficialità per spiegare a imprese, banche, governi e cittadini che sia stata tutta una farsa, che non esista alcuna intenzione di creare realmente un unico mercato per servizi e sistema bancario-finanziario, in particolare.

La reazione a caldo del governatore Christine Lagarde è stata positiva, proprio perché l’operazione Unicredit va nella direzione di creare quei “campioni europei” capaci di tenere testa ai colossi americani, oltre che asiatici. Se non una vera benedizione per ragioni formali, quanto meno una strizzatina d’occhio di compiacimento. Dalla fusione nascerebbe il secondo gruppo bancario europeo dopo la francese Bnp Paribas. I rapporti tra Francoforte e Berlino non sono, per nostra fortuna, così brillanti come sembra. Se l’Italia è accusata di non avere ratificato la riforma del Mes, la Germania è da anni nel mirino dell’istituto per la sua opposizione al completamento dell’unione bancaria tramite la garanzia unica sui depositi.

Operazione Unicredit in momento debole per Germania

Come se non bastasse, la Germania irrita la stessa Commissione, pur se a guida tedesca, per il suo “nein” fiero a ogni ipotesi di debito comune o Eurobond. Bruxelles si percepisce sminuita nel suo ruolo rispetto agli accadimenti internazionali, non potendo disporre di risorse finanziarie sufficienti e autonome. L’avallo all’operazione Unicredit sarebbe l’occasione giusta per gli eurocrati di segnalare indipendenza di giudizio dalla politica tedesca, inviandole un segnale di avvertimento circa la divergenza di opinioni sui principali dossier comunitari. Il momento per Orcel non può essere più propizio. Berlino è più debole che mai sul piano politico, tra un’economia tedesca in recessione e un governo impopolarissimo e senza bussola, che tutti sanno durare tutt’al più un altro anno. Scholz è già un ex cancelliere.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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