Cosa succede se lo stato aumenta di 5 euro al pacchetto il costo delle sigarette?

Il Parlamento discuterà la proposta degli oncologi di aumento del costo delle sigarette di 5 euro al pacchetto. Ecco le conseguenze.
6 mesi fa
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Costo delle sigarette a +5 euro al pacchetto?
Costo delle sigarette a +5 euro al pacchetto? © Licenza Creative Commons

Fumare nuoce gravemente alla salute. E anche alle tasche. I primi a saperlo sono i fumatori incalliti, gli stessi che in questi giorni staranno tremando all’idea che il costo delle sigarette possa subire un aumento di ben 5 euro al pacchetto. La proposta arriva dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), che ha ricevuto l’appoggio della vicepresidente del Senato, Maria Domenica Castellone, espressione del Movimento 5 Stelle. Sarà discussa da Palazzo Madama e, a differenza del passato, ci sono discrete probabilità che possa essere approvata, anche se forse dopo un rimaneggiamento da parte dei senatori.

Aumento sigarette per finanziare la sanità

La proposta è semplice: aumento delle sigarette di 5 euro al pacchetto per permettere allo stato di incassare 13,8 miliardi di euro da destinare principalmente, se non esclusivamente, al Servizio sanitario nazionale. Gli oncologi certificano che in 9 casi su 10 il tumore al polmone è dovuto al vizio del fumo. E spiegano che sia principale responsabile anche di neoplasie al cavo orale, gola, esofago, pancreas e colon. I costi per la sanità sono immensi: 25 miliardi all’anno per curare tutte le neoplasie, di cui 1 miliardo legato al solo tumore al polmone.

Ma i costi complessivi derivanti dai problemi oncologici e, più in generale, dalle malattie sono di gran lunga superiori. Pensate solamente alle giornate di lavoro perdute. Sempre Aiom ha stimato che un aumento del costo delle sigarette del 10% riduce il consumo del 4%. Considerato che il prezzo medio per pacchetto in Italia sia di circa 6 euro, la proposta equivarrebbe a una stangata superiore all’80%. Facendo un semplice calcolo, ciò porterebbe alla riduzione dei consumi di tabacchi per un terzo.

Fumare in Italia costa meno

In Italia fuma un quarto della popolazione di età compresa tra 18 e 69 anni. Le accise sui tabacchi nel 2023 esitarono un introito per lo stato nell’ordine dei 15 miliardi. E abbiamo calcolato che l’intera spesa degli italiani per fumare si sarebbe aggirata a più di 24 miliardi.

I numeri quadrano con quelli forniti dagli oncologi. Vediamo adesso cosa accadrebbe nel caso in cui il Parlamento approvasse un aumento per le sigarette così eclatante?

Paradossale che possa apparire, fumare in Italia resterebbe più conveniente di tanti altri paesi, tra cui Francia e Regno Unito. I nostri vicini d’Oltralpe spendono in media 12,50 euro al pacchetto. Nel Regno Unito un pacchetto si aggira intorno ai 15 euro, fatto il cambio. Al di là delle differenze nel costo della vita, non c’è dubbio che Italia, Germania, Grecia e Spagna restino ancora relativamente a buon mercato per chi fuma. Altri aspetti da considerare sono i divieti crescenti. E qui il nostro Paese si mostra all’avanguardia (o molto punitivo, a seconda dei punti di vista).

Conseguenze su inflazione

Domanda: se tutto d’un colpo ci fosse un aumento delle sigarette di 5 euro, cosa accadrebbe all’inflazione? L’Istat assegna ai tabacchi un peso di quasi il 2% nel suo paniere di beni e servizi (1,9605%). Poiché il maxi-rincaro sarebbe pari a una media dell’85%, l’intero indice dei prezzi al consumo (Nic) salirebbe, ceteris paribus, di circa l’1,70%. In pratica, se tutti gli altri prezzi in media restassero fermi, l’inflazione italiana sarebbe dell’1,70%. Considerate che, tabacchi inclusi, a settembre risultava scesa allo 0,70%. Ci sarebbero buone probabilità che l’indice salga verso il 3%.

Attenzione, però, perché già dall’anno successivo il peso dei tabacchi nel paniere Istat verosimilmente si ridurrebbe. Se avessero ragione gli oncologi, scenderebbe intorno all’1,30%, al netto di ogni altra variazione. Dunque, gli aumentati prezzi inciderebbero un po’ di meno sugli indici, sebbene gli effetti passati non sarebbero più cancellabili.

Aumento sigarette, impatto su pensioni?

Qualcuno si porrà la seguente domanda: poiché le pensioni sono indicizzate all’inflazione, se questa cresce per l’aumento delle sigarette, i pensionati ne beneficerebbero? Va da sé che se un pensionato fumasse un pacchetto al giorno, nessun aumento sarebbe sufficiente da coprirgli gli oltre 1.800 euro all’anno in più spesi per i tabacchi.

Ma neanche i pensionati non fumatori si gioverebbero del rincaro. Infatti, le pensioni sono indicizzate all’indice Foi, cioè per Famiglie di operai e impiegati, ex tabacchi. Ci dimentichiamo spesso di riportare questa dicitura, mentre è importante. Significa che nel paniere apposito non rientrano i tabacchi, le cui variazioni di prezzo non incidono sulle indicizzazioni. Stesso discorso per i possessori di BTp Italia, cioè dei bond del Tesoro con cedola e capitale rivalutati in base all’inflazione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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