Riforma pensioni, tutti con il sistema contributivo: non tutti vengono penalizzati

Il calcolo contributivo della pensione e perché man mano che passano i giorni anche una riforma delle pensioni con questo sistema diventa meno penalizzante.
2 mesi fa
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Si discute molto della riforma delle pensioni che il governo dovrebbe attuare, e la preoccupazione principale è che la situazione possa peggiorare. Questa considerazione è diventata così diffusa che c’è chi, sentendo delle difficoltà del governo nel varare la riforma, esclama “meno male”. Quella che poco tempo fa sembrava una riforma desiderata da milioni di lavoratori, oggi appare come qualcosa da evitare.

Il timore nasce dal fatto che, tra le tante voci e indiscrezioni, che vanno comunque prese con cautela per evitare di scoraggiarsi subito, sembra che si stia andando verso un sistema di pensioni interamente contributive.

E tutti sanno che il metodo contributivo può essere penalizzante. Tuttavia, esaminando attentamente la situazione, non tutti devono temere il metodo contributivo.

Le penalizzazioni del sistema contributivo, pur essendo storicamente pesanti, diventano meno gravi man mano che si va avanti nel tempo.

“Buonasera, vorrei alcuni chiarimenti sulle pensioni, visto che voi siete davvero esperti in materia. Ho sentito parlare di modifiche al sistema e di un passaggio al calcolo contributivo per tutte le future misure, incluse le pensioni ordinarie. Io conto di arrivare a 42/43 anni di contributi nel 2031. Lavoro per la stessa ditta da almeno 35 anni ininterrottamente, e non ho contributi figurativi, a parte l’anno del servizio militare. Sicuramente molte cose cambieranno da qui ad allora,. Ma vorrei capire cosa perderei nella mia situazione con il calcolo contributivo rispetto al sistema misto a cui dovrei avere diritto oggi. Grazie.”

Riforma pensioni: tutti con il sistema contributivo? Non tutti vengono penalizzati

Una lavoratrice che ha lasciato il lavoro grazie a “Opzione Donna” ha spesso perso oltre il 30% del trattamento pensionistico a cui avrebbe avuto diritto. Ovvero se avesse posticipato l’uscita o se avesse optato per una pensione calcolata senza il metodo contributivo. Lo stesso è accaduto per chi è uscito dal lavoro con la quota 103, che essendo anch’essa basata sul calcolo contributivo, comporta un netto taglio dell’assegno.

È indiscutibile che il calcolo retributivo sia più vantaggioso rispetto a quello contributivo. Una cosa è ricevere una pensione basata sui contributi versati, come prevede il sistema contributivo; un’altra è avere una pensione calcolata sulle ultime retribuzioni, come nel sistema retributivo.

Data questa premessa, è comprensibile che l’ipotesi di un sistema previdenziale che si basi esclusivamente sul metodo contributivo spaventi molti, specialmente chi spera di andare in pensione nei prossimi anni con le regole attuali e teme che le nuove regole riducano il valore delle pensioni rispetto a oggi.

Qual è il sistema di calcolo più favorevole per il pensionato?

Ciò che dovrebbe preoccupare meno, però, è il fatto che, man mano che passano gli anni, il calcolo contributivo diventa meno penalizzante per i lavoratori. Il lavoratore che subisce maggiormente il passaggio al contributivo è quello che avrebbe avuto diritto a un calcolo retributivo più lungo.

Il calcolo retributivo può essere applicato fino al 31 dicembre 2011. Ma solo per chi aveva già maturato 18 o più anni di contributi al 31 dicembre 1995. Chi aveva meno di 18 anni di contributi a quella data ha diritto al calcolo retributivo solo fino al 31 dicembre 1995. Di conseguenza, la penalizzazione a cui vanno incontro coloro che devono utilizzare il calcolo contributivo è meno grave per chi ha iniziato a versare contributi più tardi.

Ad esempio, chi ha iniziato a lavorare nel 1990 ha diritto al calcolo retributivo solo per il periodo compreso tra il 1990 e il 1995. Per il resto della carriera, il calcolo sarebbe stato comunque contributivo.

Il futuro delle pensioni è il calcolo contributivo?

L’idea di utilizzare il calcolo contributivo come strumento per ridurre la spesa previdenziale, promossa da tecnici e politici, risulta meno efficace di quanto si possa pensare. Se è vero che il calcolo contributivo penalizza solo una parte dei lavoratori, è altrettanto vero che chi spera di ridurre la spesa previdenziale con questo cambiamento potrebbe rimanere deluso.

Naturalmente, ogni caso è diverso. Se le pensioni anticipate ordinarie con 42 anni e 10 mesi di contributi, attualmente calcolate con il sistema misto, dovessero diventare contributive, alcuni lavoratori potrebbero perdere molto. Tuttavia, chi guarda al pensionamento negli anni futuri e ha ancora molti anni di carriera davanti, difficilmente troverà questo sistema di calcolo altamente penalizzante rispetto al sistema misto

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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