Questa settimana, il Kazakistan ha emesso il suo primo bond in dollari da quasi un decennio. Il ritorno sul mercato internazionale dei capitali si deve alla conclusione della disputa con i proprietari di Tristan Oil su un arbitraggio da 500 milioni di dollari. Il governo di Astana si era rifiutato di procedere al pagamento della somma nel 2017, vedendosi congelati asset dello stato per un controvalore fino a 28 miliardi. Nel luglio scorso, i creditori hanno finalmente accettato la risoluzione della controversia. A fronte di 1,5 miliardi di dollari offerti, le richieste hanno sfiorato i 6 miliardi.
Bond Kazakistan a basso rischio di credito
L’emissione del bond in dollari del Kazakistan della durata di 10 anni è stata curata da JP Morgan, Citigroup e Santander in qualità di Joint Bookrunners e da BCC Invest come lead manager. Sebbene l’esito non sia stato ufficializzato, indiscrezioni vogliono che il rendimento spuntato sia stato in area +120 punti base sul Treasury di pari durata. Ne deduciamo che la scadenza avrebbe offerto intorno al 5%.
I bond del Kazakistan sono “investment grade”, cioè godono di rating di qualità sufficiente per le agenzie di valutazione. Anzi, teoricamente il rischio di credito risulta essere più basso di quello corso acquistando titoli di stato italiani. I giudizi sono, infatti, BBB- per S&P, BBB per Fitch e Baa1 per Moody’s. A titolo di confronto, i nostri BTp sono valutati rispettivamente BBB/BBB/Baa3.
Anche se il paese dell’Asia Centrale è molto meno ricco dell’Italia (Pil pro-capite di 15.000 dollari contro oltre 40.000 in Italia), pur relativamente avanzato per un’economia emergente, a fine 2023 il suo debito pubblico neanche arrivava al 22% del Pil. Per quest’anno il deficit fiscale si attesterebbe al 3%.
Petrolio e gas punti di forza
Da cosa trae il Kazakistan tanta solidità? Trattasi di un primario produttore di energia. In media, estrae 1,8 milioni di barili di petrolio al giorno e ne esporta circa 1,4 milioni. Quanto al gas, nell’intero 2024 dovrebbe estrarre oltre 60 miliardi di metri cubi, di cui i due terzi saranno venduti all’estero. Grazie all’energia, vanta una bilancia commerciale strutturalmente in attivo, anche se nei dodici mesi al 30 giugno scorso le partite correnti esitavano un saldo negativo di 2,9 miliardi. Evidentemente, i capitali entrati nel paese risultano inferiori a quelli defluiti.
Ad ogni modo, le riserve valutarie quest’anno sono salite di 6,7 miliardi a 42,7 miliardi e coprivano il 191,4% del debito estero a breve termine nel giugno scorso. Questi sono dati interessanti per chiunque adocchiasse il bond in dollari appena emesso dal Kazakistan, in quanto segnala disponibilità anche in prospettiva di valuta estera con cui onorare i debiti internazionali. Dal maggio scorso, però, il cambio del tenge contro il dollaro si è indebolito del 9,5%. Ciò dovrebbe avere un impatto favorevole sulle riserve, aumentando la competitività e attirando capitali dall’estero.
Fattori di rischio
D’altra parte, un dollaro più forte rende più onerosi i bond del Kazakistan emessi sui mercati internazionali in valuta americana e non solo. Già questo mese, ad esempio, arrivano a scadenza 1,5 miliardi e nel luglio dell’anno prossimo altri 2,5 miliardi. Ciò spiegherebbe l’emissione dei giorni scorsi, ossia la necessità di raccogliere capitali con cui estinguere i vecchi debiti. In calo, invece, l’inflazione. Nel mese di settembre era all’8,3%, a fronte di tassi di interesse fissati dalla banca centrale al 14,25% e già più volte tagliati negli ultimi tempi.
Se sul piano strettamente economico-finanziario ci troviamo dinnanzi a uno stato di tutto interesse, il profilo di rischio per i bond del Kazakistan inizia a deteriorarsi sul piano geopolitico.
Bond Kazakistan per diversificare investimenti
In un’ottica di diversificazione del portafoglio obbligazionario il bond in dollari del Kazakistan può essere preso in considerazione. Non offre rendimenti stellari, ma il rischio di credito risulta medio-basso. Ciò che le agenzie di rating non possono prevedere, però, sono le eventuali tensioni legate alla particolare geopolitica nell’area. Vero è anche, comunque, che nessuno ha interesse a destabilizzare questo enorme territorio dell’Asia Centrale, tra l’altro coccolato dalla Cina e in buoni rapporti anche con le potenze occidentali per il suo prezioso serbatoio di energia.