Pensioni anticipate o di vecchiaia, ecco come usare in Italia i contributi versati all’estero

Come sfruttare la contribuzione versata all'estero e quali sono gli strumenti che garantiscono il miglior trattamento per lo stesso contribuente.
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Pensioni anticipate o di vecchiaia, ecco come usare in Italia i contributi versati all'estero
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In passato, l’emigrazione era forzata a causa di crisi economiche e mancanza di opportunità lavorative in Italia. Oggi, grazie alla libera circolazione dei lavoratori tra Stati, soprattutto tra quelli membri dell’UE, trasferirsi all’estero per lavoro è ancora una scelta molto diffusa. Tutti ricordano gli anni ’50, ’60 e ’70, quando povertà e crisi in Italia spinsero molti italiani a emigrare alla ricerca di lavoro e fortuna. Oggi, sebbene per motivi diversi, la migrazione lavorativa continua. Condizioni lavorative migliori, salari più elevati e sistemi meritocratici più efficaci spingono molti italiani a cercare opportunità all’estero.

Spesso, un lavoratore accumula periodi di lavoro svolti all’estero, che possono tornare utili anche per il pensionamento in Italia. Ma come funzionano i contributi esteri nel sistema previdenziale italiano? E come possono essere utilizzati per ottenere una pensione in Italia?

Pensioni anticipate o di vecchiaia: come utilizzare in Italia i contributi versati all’estero

I periodi di lavoro svolti all’estero generano una rendita, ovvero una vera e propria pensione. In alcuni casi, i contributi versati all’estero possono essere utili anche per completare una carriera contributiva in Italia, raggiungendo così i requisiti per una delle misure di pensionamento previste dall’INPS.

Quando un lavoratore italiano raggiunge l’età pensionabile stabilita dallo Stato estero in cui ha lavorato, può richiedere la liquidazione della pensione secondo le norme di quel Paese, ricevendo così una pensione periodica dalla previdenza sociale estera.

Molti italiani già pensionati ricevono, oltre alla pensione italiana dall’INPS, una pensione estera da Paesi come Germania, Svizzera o Francia, dove sono emigrati in passato.

Contributi esteri e pensioni in Italia: come funzionano?

I lavoratori che hanno versato contributi a enti previdenziali esteri, se tali enti sono convenzionati con l’Italia o appartengono all’UE, possono scegliere di cumulare gratuitamente i contributi esteri con quelli italiani.

Dal punto di vista previdenziale, questa situazione può generare due pensioni separate: una dall’INPS o da un altro fondo pensionistico italiano e l’altra dalla previdenza sociale estera. Tuttavia, se in Italia un lavoratore non raggiunge i requisiti per la pensione, può decidere di unificare i contributi esteri e italiani tramite la cosiddetta “totalizzazione internazionale”. Questo strumento consente di raggiungere il minimo contributivo necessario per ottenere una pensione in Italia.

La totalizzazione internazionale non comporta il trasferimento dei contributi da uno Stato all’altro. I contributi restano separati, ma vengono considerati per il calcolo del diritto alla pensione nello Stato in cui il lavoratore non ha ancora maturato il diritto. Per accedere alla totalizzazione o al cumulo, è necessario aver versato in Italia almeno 52 settimane di contributi.

Dalla totalizzazione al cumulo: come gestire i contributi esteri

Un lavoratore a cui mancano alcuni anni di contributi per ottenere la pensione anticipata in Italia può optare per il cumulo dei contributi esteri, a condizione che questi siano stati versati in Paesi convenzionati con l’Italia o appartenenti all’UE. In altre parole, i contributi versati, ad esempio, in Germania possono essere utilizzati per completare i requisiti della pensione anticipata in Italia.

Anche se i contributi esteri hanno già generato una pensione nello Stato estero, possono comunque essere utilizzati per ottenere una pensione anticipata in Italia. Se i contributi sono stati versati in Paesi non convenzionati con l’Italia, il cumulo non è possibile. Ma si può optare per il riscatto, che però non è gratuito.

Dal punto di vista del calcolo della pensione, si parte da un calcolo teorico che include sia i contributi italiani che quelli esteri. Se, dopo questa operazione, l’importo della pensione italiana risulta più favorevole, l’INPS è tenuto a pagare la pensione nazionale. Scegliendo quindi la soluzione più vantaggiosa per il contribuente.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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