La solitudine di Tavares, il capo di Stellantis “sfiduciato” dai suoi stessi concessionari

I concessionari di Stellantis si schierano contro il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, sul posticipo delle scadenze per auto elettriche.
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Carlos Tavares sfiduciato dai concessionari Stellantis
Carlos Tavares sfiduciato dai concessionari Stellantis © Licenza Creative Commons

Si moltiplicano i segnali negativi attorno alla figura di Carlos Tavares, il Ceo di Stellantis, la casa automobilistica nata dalla fusione tra Fiat Chrysler e Peugeot. Il manager portoghese si è distinto in questi anni per l’assoluta incapacità di dialogare con le istituzioni italiane e, in misura inferiore, con quelle francesi. Dichiarazioni sopra le righe e carattere scorbutico non hanno aiutato l’azienda ad allacciare un rapporto perlomeno non teso con Roma.

Concessionari Stellantis sfiduciano Tavares

Stellantis aveva difeso Tavares a spada tratta fino a qualche mese fa, poi è iniziata la retromarcia per le ragioni che vedremo.

L’ultimo scoglio per la sua rielezione nel 2026 in ordine di tempo è arrivato proprio in questi giorni. La rete dei dealer o concessionari Stellantis ha preso carta e penna per sostenere l’Acea, l’associazione europea dei costruttori di auto, guidata dall’italiano Luca de Meo. Hanno fatto sapere di essere dalla sua parte nella richiesta all’Unione Europea di rinviare di due anni al 2027 l’entrata in vigore delle nuove regole sulle auto elettriche.

Flop auto elettriche in Europa

In pratica, Bruxelles persegue l’agenda “green” senza compromessi con la realtà. Pretende che la quota di auto elettriche venduta nel 2025 raddoppi, così da centrare gli obiettivi sulle emissioni di CO2. Il problema è che i magazzini delle case europee sono strapiene di auto elettriche invendute, ragione per cui non possono permettersi, addirittura, di aumentarne ulteriormente la produzione. I dealer hanno fatto sapere che i clienti, con cui stanno quotidianamente in contatto, hanno riserve su prezzi, autonomia e accessibilità. Per questo appoggiano l’Acea, mentre Tavares si è schierato per mantenere le scadenze così come sono, confidando che Stellantis riuscirà a centrare l’obiettivo.

Già nelle scorse settimane Stellantis è stata l’epicentro di un terremoto in borsa dopo la revisione dei conti per quest’anno.

Margini e utili saranno inferiori alle precedenti previsioni. E così il titolo perde quest’anno oltre il 43%. Dai massimi di marzo è imploso più del 55%. Un segnale di allarme, che si aggiunge alla cassa integrazione per gli stabilimenti italiani, specie a Mirafiori. A settembre si è appreso che il presidente John Elkann ha avviato la ricerca di un nuovo Ceo. L’erede dell’Avvocato ha fatto successivamente sapere che l’iniziativa non intende anticipare la dipartita di Tavares.

Crisi Stellantis non isolata

Fatto sta che il manager è sempre più isolato. Non sono soltanto le vendite di auto elettriche a non decollare. Negli Stati Uniti le cose vanno male e diversi area manager si sono dimessi in contrasto con la politica aziendale sui tagli dei costi. Sostengono che il problema sia la domanda, che non c’è. Tavares si è limitato nei mesi passati a reclamare maxi-incentivi per le sue auto elettriche in Italia, arrivando a minacciare l’uscita dal Bel Paese nel caso in cui il governo trovasse un secondo produttore, magari cinese.

La crisi di Stellantis non è un caso isolato. Volkswagen ventila licenziamenti di massa e anch’essa lamenta un calo della domanda. L’imposizione delle sole auto elettriche a partire dal 2035 nell’Unione Europea ha spinto le case ad accelerare gli investimenti su questa linea, riportando ingenti perdite per via delle basse vendite registrate. E questo tiene alti i prezzi delle auto con motore a combustione, la cui produzione viene altresì limitata per via degli obblighi sulla quota elettrica dal prossimo anno. In pratica, le perdite si stanno scaricando sui prezzi delle auto tradizionali, devastando la domanda.

La caduta di Tavares

Tavares ha percepito nel 2023 una retribuzione lorda di 13,5 milioni di euro, che potrà arrivare a 36,5 milioni con i bonus previsti nel caso di raggiungimento di determinati obiettivi. Sembrava intoccabile fino agli inizi di quest’anno, mentre sta velocemente cadendo in disgrazia, guardato con sfiducia da parte crescente del management aziendale.

E lo stesso Elkann lo sacrificherebbe per riallacciare i rapporti con Roma, senza cui non vedrebbe il becco di un quattrino sul fronte degli incentivi statali. Il Ceo dovrà guardarsi proprio da quel de Meo appoggiato dai concessionari Stellantis e che le indiscrezioni vorrebbero come suo rimpiazzo. Chissà se già prima del 2026.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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