Pensione Ape sociale e quota 41: Cosa succede a chi perde il parente disabile o a chi non è più invalido?

Ecco cosa accade per la pensione Ape sociale e quota 41 precoci quando si perde lo status di invalido o di caregiver dopo la decorrenza.
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Pensione Ape sociale e quota 41: Cosa succede a chi perde il parente disabile o a chi non è più invalido?
Foto © Investireoggi

L’Ape sociale e la Quota 41 per i precoci sono due prestazioni che includono, tra i vari beneficiari, anche invalidi o caregiver. Entrambe fanno riferimento a persone fragili, che affrontano problemi di salute personali o dei loro familiari. Tuttavia, è importante approfondire alcuni aspetti che possono generare dubbi, incertezze e perplessità tra chi usufruisce di queste prestazioni.

I dubbi sulla permanenza del diritto alla pensione Ape sociale e Quota 41

I requisiti per accedere all’Ape sociale e alla Quota 41 per i precoci variano tra invalidi e caregiver, ma si basano su condizioni che possono essere temporanee.

Infatti, nel tempo, una persona può non essere più invalida o, in alcuni casi, può smettere di essere caregiver. Cosa accade in questi casi? Si perde il diritto alla pensione?

“Buongiorno, sono titolare dell’Ape sociale dal 2022 perché sono invalido al 74%. Recentemente, ho presentato una nuova domanda di invalidità per verificare se posso ottenere un grado di disabilità più alto. Tuttavia, alcuni amici mi hanno avvertito che potrei aver commesso un errore, poiché la commissione potrebbe ridurre la mia percentuale di invalidità, invece di aumentarla. Se ciò accadesse, rischio di perdere l’Ape sociale?”

“Buongiorno, mi chiamo Stefano e ho ottenuto l’Ape sociale da qualche mese, dopo aver accolto in casa mia madre, gravemente invalida. Ora, però, sua salute è peggiorata e temo che le resti poco tempo. Se lei venisse a mancare, perderei il diritto alla pensione, dato che non sarei più un caregiver?”

Cosa accade a chi perde il parente disabile o non è più invalido?

L’Ape sociale e la Quota 41 per i precoci sono misure differenti, ma condividono la stessa platea di possibili beneficiari: invalidi, caregiver, disoccupati e lavoratori addetti a mansioni gravose.

Per ottenere l’Ape sociale nel 2024, è necessario avere almeno 63 anni e 5 mesi di età (mentre fino al 2023 ne bastavano 63) e 30 anni di contributi per invalidi, caregiver e disoccupati.

Per i lavoratori gravosi, invece, sono richiesti 36 anni di contributi.

La Quota 41 per i precoci, invece, non prevede un’età minima, ma richiede 41 anni di contributi, di cui almeno 35 senza l’uso di contributi figurativi da Naspi o malattia, e almeno 12 mesi di contributi versati, anche in modo discontinuo, prima del compimento dei 19 anni.

I requisiti, pur diversi tra le due misure, devono essere soddisfatti sia al momento della presentazione della domanda, sia alla data di decorrenza della prestazione. Ma cosa accade dopo? Durante gli anni di godimento della pensione, è possibile perdere i benefici?

Misure previdenziali e assistenziali: differenze e similitudini

Pur trattandosi di prestazioni destinate a soggetti fragili, l’Ape sociale e la Quota 41 non sono misure assistenziali, bensì previdenziali. Poiché prevedono il raggiungimento di determinati requisiti contributivi.

Le misure assistenziali, come l’Assegno di Inclusione, richiedono che i requisiti siano rispettati non solo al momento della domanda, ma anche durante tutto il periodo di fruizione. Ad esempio, se una persona riceve l’Assegno di Inclusione perché ha un reddito sotto la soglia prevista, l’aumento del reddito familiare comporta una riduzione o la revoca del sussidio.

Lo stesso accade con l’Assegno sociale: se il beneficiario trova un lavoro o percepisce un reddito aggiuntivo, l’assegno viene ridotto o, se il reddito supera una certa soglia, revocato.

Ape sociale e Quota 41: nessun rischio di decadenza dei benefici

Per quanto riguarda i dubbi sollevati dai nostri lettori, l’INPS ha chiarito la questione nella circolare n. 1481 del 4 aprile 2018. Sia per la Quota 41 che per l’Ape sociale, i requisiti devono essere rispettati al momento della decorrenza della prestazione.

Se, ad esempio, il parente disabile assistito dal caregiver venisse a mancare prima della decorrenza della pensione, la prestazione non sarebbe concessa.

Allo stesso modo, se la percentuale di invalidità scendesse al di sotto del 74% prima della decorrenza della prestazione, non si avrebbe diritto alla pensione.

Tuttavia, se la riduzione dell’invalidità o la perdita della condizione di caregiver avviene successivamente alla decorrenza della pensione, non c’è rischio di revoca della prestazione.

Lo stesso vale per i caregiver: non si perde la pensione ottenuta in precedenza se il parente disabile, sia esso coniuge o parente di primo grado, muore prematuramente. In definitiva, come specificato nel messaggio dell’INPS, sia l’Ape sociale che la Quota 41 non possono essere concesse se, alla data di decorrenza della prestazione, vengono meno i requisiti di invalidità o di assistenza al parente disabile. Tuttavia, se tali condizioni vengono meno successivamente alla decorrenza, il diritto alla prestazione resta intatto.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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