Una per una le pensioni che si possono prendere come invalidi, la guida

Pensioni per gli invalidi, indennità, grado di disabilità e cosa cambia da misura a misura sia come anticipo pensionistico che come prestazione fissa.
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scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado (anche asili nido) o di centri di formazione o addestramento professionale pubblici o privati convenzionati, finalizzati al reinserimento sociale dei soggetti, o di centri ambulatoriali, diurni o di tipo semi-residenziale, pubblici o privati convenzionati, specializzati nel trattamento terapeutico, nella riabilitazione e nel recupero di persone portatrici di handicap;
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Non mancano agevolazioni e vantaggi previdenziali per gli invalidi. In virtù della loro condizione di disabilità, gli invalidi possono beneficiare di diverse misure. In alcuni casi, si tratta di prestazioni specificamente dedicate a loro, mentre in altri casi rientrano tra le categorie agevolate. Ma quali sono queste misure? Che pensioni sono disponibili e quali possibilità di pensionamento anticipato si possono sfruttare?

Pensioni per invalidi: ecco le soluzioni che garantiscono l’anticipo

Esistono diverse misure che permettono agli invalidi di accedere alla pensione anticipata, anche se non tutti ne hanno diritto.

Una delle principali misure in questo ambito è la pensione di vecchiaia anticipata per invalidi specifici. Questa è l’unica prestazione che richiede una particolare tipologia di invalidità, la cosiddetta invalidità previdenziale o pensionabile, per ottenere l’anticipo.

Le donne possono andare in pensione a partire dai 56 anni, mentre gli uomini dai 61 anni, a patto che abbiano maturato almeno 20 anni di contributi e abbiano un’invalidità pari o superiore all’80%.

Invalidi in pensione a 56, 61 o 63,5 anni: ecco come

L’invalidità richiesta per accedere alla pensione anticipata non è l’invalidità civile, ma quella previdenziale, il che cambia le condizioni di accesso. Anche se il percorso prevede comunque il certificato medico introduttivo, la domanda all’INPS, la visita presso la commissione medica e il verbale di accertamento, la differenza risiede nel tipo di invalidità riconosciuta.

Non basta avere un’invalidità civile all’80%, ovvero una riduzione dei 4/5 della capacità lavorativa nelle mansioni quotidiane. È necessario che l’invalidità venga riconosciuta in relazione al lavoro abituale svolto dal richiedente. Una volta accertato dall’INPS che il lavoratore ha un’invalidità specifica pari o superiore all’80%, l’istituto valuta se è possibile collocare il lavoratore in una posizione compatibile con il suo stato di salute o, in alternativa, erogare la pensione, calcolata in base ai contributi versati.

Ape sociale e Quota 41 per i precoci: basta il 74% di invalidità per andare in pensione prima

Due ulteriori misure consentono di andare in pensione anticipata con un’invalidità certificata del 74% o superiore: l’Anticipo Pensionistico Sociale (Ape Social) e la Quota 41 per i lavoratori precoci.

In base alla loro situazione contributiva, gli invalidi possono accedere all’una o all’altra misura. Per l’Ape sociale, è necessario aver compiuto almeno 63 anni e 5 mesi, mentre per la Quota 41 non ci sono requisiti anagrafici.

Sul fronte contributivo, l’Ape sociale richiede 30 anni di contributi, mentre la Quota 41, come suggerisce il nome, richiede 41 anni di contributi, di cui 35 devono essere versati al netto dei contributi figurativi di disoccupazione o malattia. Inoltre, almeno un anno di contributi deve essere maturato prima dei 19 anni di età.

Invalidità, inabilità e prestazioni

Il riconoscimento dell’invalidità parte da una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 33%. A partire da questa percentuale, vi sono diverse agevolazioni, come l’esenzione dal ticket sanitario, il collocamento mirato nei Centri per l’Impiego, l’assegno ordinario di invalidità, la pensione di inabilità e l’assegno di accompagnamento.

La pensione di inabilità civile non è legata ai contributi. E viene riconosciuta agli invalidi civili con un’età compresa tra i 18 e i 67 anni, con un’inabilità lavorativa del 100%. Questa misura assistenziale prevede anche limiti di reddito: per il 2024, l’importo è di 333,33 euro al mese per 13 mesi, e il reddito annuo non deve superare i 19.461,12 euro.

Assegno mensile di assistenza e altri vantaggi

L’assegno mensile di assistenza è destinato a chi ha una riduzione parziale della capacità lavorativa compresa tra il 74% e il 99%, con età tra i 18 e i 67 anni e reddito non superiore a 5.725,46 euro. L’importo per il 2024 è pari a 333,33 euro al mese per 13 mesi.

L’Assegno ordinario di invalidità, invece, è destinato a chi ha una riduzione della capacità lavorativa superiore ai 2/3 (67%).

In questo caso, l’importo dipende dai contributi versati e, per richiederlo, è necessario avere almeno 5 anni di contributi, di cui 3 versati negli ultimi 5 anni.

Indennità di frequenza per i minorenni

L’indennità di frequenza è una prestazione economica destinata agli invalidi minorenni con difficoltà persistenti nello svolgimento delle attività tipiche della loro età. Questa misura mira a supportare l’inserimento scolastico e sociale del minore e si trasforma, al compimento dei 18 anni, nelle indennità previste per gli adulti.

L’importo per il 2024 è di 333,33 euro al mese, corrisposto per i mesi di frequenza del minore. Anche in questo caso, vi è un limite di reddito, che non può superare i 5.725,46 euro. Il minore può frequentare scuole pubbliche o private di ogni ordine e grado, asili nido, centri di formazione e centri ambulatoriali diurni. Oltre a strutture riconosciute e convenzionate, se private.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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