Tra le tante cose che il governo è ormai certo di confermare nella sua legge di Bilancio per il 2025, c’è l’IRPEF. Parliamo naturalmente degli scaglioni IRPEF che il governo Meloni, già nel 2024, ha ritoccato portandoli da 4 a 3. Il nuovo meccanismo di una delle principali imposte versate dai contribuenti in Italia ha già prodotto miglioramenti sia nel netto in busta paga per i lavoratori, sia nella pensione netta del cedolino per quanto riguarda i pensionati. Come già detto, nel 2024 le nuove aliquote e i nuovi scaglioni hanno già prodotto risultati.
Confermata anche nel 2025 la rimodulazione dell’IRPEF a tre scaglioni, le attese sono ora tutte rivolte a ciò che potrebbe accadere in base a quanto si è appreso dopo la presentazione della manovra in conferenza stampa, a margine del via libera del Consiglio dei Ministri dello scorso 15 ottobre. Le sorprese potrebbero infatti non finire qui.
Le nuove aliquote e i nuovi scaglioni IRPEF 2025
Conferma piena della struttura a 3 scaglioni, quindi, per quanto riguarda l’IRPEF nel 2025. Si proseguirà con il meccanismo di imposta sempre progressivo, in base al sistema adottato nel 2024. Quindi, i seguenti scaglioni:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35% per i redditi eccedenti i 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43% per i redditi eccedenti i 50.000 euro.
Ormai il sistema è conosciuto: gli scaglioni sono progressivi, e quindi le aliquote si applicano sulla parte di reddito fino al massimo previsto, per poi passare all’aliquota successiva per le eccedenze rispetto al limite precedente. Questa novità, introdotta nel 2024, ha di fatto permesso ai contribuenti di risparmiare due punti percentuali d’imposta sulla parte di reddito superiore a 15.000 euro e fino a 28.000 euro. In effetti, con il metodo precedente su 4 aliquote, gli scaglioni erano i seguenti:
- 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
- 25% per i redditi eccedenti i 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
- 35% per i redditi eccedenti i 28.000 euro e fino a 50.000 euro;
- 43% per i redditi eccedenti i 50.000 euro.
Le novità potrebbero essere altre
Meno imposta da pagare significa più pensione netta percepita o stipendi netti più alti in busta paga.
Però dal governo fanno sapere che l’IRPEF potrebbe essere collegata anche all’esito di un’altra grande novità introdotta dall’attuale esecutivo in materia fiscale. Parliamo del CPD, ovvero del Concordato Preventivo Biennale. Si tratta di un accordo che alcuni contribuenti possono utilizzare autonomamente e a loro libera scelta con il Fisco italiano. Una autentica intesa tra contribuente e Agenzia delle Entrate, tramite la quale le tasse da versare vengono, per un biennio, calcolate non sugli effettivi guadagni del contribuente interessato, ma sulla base di quanto l’Agenzia delle Entrate prevede che dovrebbero essere a carico del contribuente.
È una misura di adempimento spontaneo degli obblighi dichiarativi per contribuenti che rientrano nel regime forfettario, che sono assoggettati agli ISA (indici sintetici di affidabilità) e che esercitano attività imprenditoriali, professionali e artistiche.
Ecco gli scenari futuri al materializzarsi degli obiettivi previsti dal governo
Cosa c’entrano soggetti che praticano attività in proprio con gli scaglioni IRPEF e la rimodulazione delle aliquote? Nulla direttamente, ma molto per quanto concerne ciò che il governo prevede di incassare da questi strumenti, la cui adesione scade il 31 ottobre 2024.
Infatti, se i risultati di queste adesioni porteranno nelle casse dello Stato fondi importanti (al momento le adesioni sono scarse), allora il progetto che sembrava essere in procinto di essere varato sull’IRPEF nella legge di Bilancio potrebbe tradursi in realtà.
Il progetto di abbassare alcune aliquote IRPEF per i tre scaglioni non è tramontato. Infatti, se dal CPD entreranno risorse, allora potrebbe andare in porto la seguente nuova formula dell’IRPEF per il 2025:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 33% per i redditi eccedenti i 28.000 euro e fino a 60.000 euro;
- 43% per i redditi eccedenti i 60.000 euro.
Come è evidente, altri due punti percentuali in meno sul secondo scaglione, che godrebbe quindi di ulteriori tagli d’imposta e di un ulteriore aumento del netto in busta paga o della pensione netta.
ma chiunque non percepisce tali somme da dipendente aggira ugualmente il fisco….basta aprire una societa’, snc se i soci intendono percepire la pensione, srl altrimenti, semplicemente con le quote si spartisce il reddito