Venerdì sera, le agenzie di rating Fitch e S&P hanno aggiornati le loro valutazioni sui titoli di stato italiani. Un appuntamento non atteso per una volta tanto con ansia, perché da mesi si respira un “mood” positivo attorno ai nostri bond sovrani. Entrambe hanno mantenuto invariato il rispettivo giudizio a BBB, che è il secondo gradino più alto prima del livello “junk” o “spazzatura”. Ma la prima ha rivisto al rialzo l’outlook da “stabile” a “positivo”. Cosa significa? C’è la possibilità di una promozione a BBB+ entro pochi mesi, qualora siano confermate le ragioni che hanno portato Fitch a questa visione positiva sulle prospettive per il debito pubblico italiano.
Premiata “credibilità fiscale” dell’Italia
A pochi giorni dalla presentazione, spiega l’agenzia, la legge di Bilancio per il 2025 rimarca la credibilità del piano fiscale dell’Italia. Il nostro Paese starebbe prendendo sul serio le indicazioni contenute dal nuovo Patto di stabilità, adeguandosi alle richieste della Commissione europea. Certo, il debito resta alto e sempre Fitch ritiene che esso possa salire al 138% del Pil entro il 2027 e che ciò limiti la capacità del governo di sostenere l’economia italiana tramite gli investimenti pubblici.
S&P ha mantenuto l’outlook sui titoli di stato italiani “stabile”, ma ha anch’essa avuto parole positive per il nostro Paese, lodandone “le prospettive rosee per la crescita economica”. Questa è attesa all’1% per il 2025. Non sarà granché, ma l’istituto nota che risulti superiore allo 0,2% medio del decennio pre-Covid.
BTp più vicini ai bond francesi
Se fossimo a scuola, saremmo come quegli scolaretti che hanno speranza di passare dal 6+ al 7-. Non è che il voto a cui possiamo ambire nel breve periodo sia entusiasmante, ma la direzione è quella giusta. Fino a un anno fa, temevamo la bocciatura, cioè l’insufficienza.
I titoli di stato italiani restano i più bistrattati nell’Eurozona, proprio in conseguenza dei rating ancora troppo bassi. Spagna, Portogallo e persino la disastrata Grecia offrono rendimenti inferiori ai nostri. Tuttavia, non si respira più quel clima di pessimismo attorno ad essi, complici il taglio dei tassi di interesse in corso e un governo stabile in carica, contrariamente al caos politico in Francia e alla maggioranza litigiosa e senza consenso in Germania. Quest’ultima non ha ancora presentato a Bruxelles il suo Piano strutturale di bilancio. E’ intenta a spalmare da 4 a 7 anni il suo aggiustamento fiscale, tanto è diventata grave la crisi economica tedesca.
Titoli di stato italiani, spread in ulteriore calo?
Lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi potrebbe stringere ulteriormente già da oggi in direzione 115 punti base, ai minimi da oltre tre anni a questa parte. Con gli Oat le distanze si sono ridotte allo 0,45%, ai minimi dal maggio 2010. Gli stessi CDS a 5 anni, titolo che assicurano contro il rischio default, sono scesi ai livelli meno costosi dal 2008. Sono tutti segnali circa il fatto che il nostro debito pubblico non faccia più così paura. E’ bastato attenersi a una gestione dei conti pubblici seria, nonché avere una situazione di stabilità politica. Quando si dice che spesso ci vuole poco per portare a casa risultati considerati insperati.