Niente pensione a 67 anni? Ecco cosa fare per i tanti esclusi dalla pensione di vecchiaia

Cosa fare a 67 anni se per colpa dell'importo la pensione di vecchiaia non viene accolta? Ecco le alternative e come funzionano le normative.
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4 settimane fa
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La pensione anticipata nel 2025 può essere realtà con tre diverse misure per i caregiver con parenti con la legge 104.
Foto © Investireoggi

La principale misura di pensionamento che oggi prevede il sistema previdenziale italiano è la pensione di vecchiaia. Si tratta della misura ordinaria che ha nei 67 anni l’età pensionabile vigente. Tutti coloro che arrivano a 67 anni e raggiungono anche i 20 anni di contributi dovrebbero poter andare in pensione. Il condizionale è d’obbligo, però.

Infatti, c’è anche chi, nonostante raggiunga i 67 anni di età e abbia una carriera completa di 20 anni di contributi, in pensione non ci può andare.

Il problema nasce dalle regole di calcolo e di diritto delle pensioni nel sistema contributivo.

Un sistema che scinde in due le platee dei potenziali beneficiari della pensione di vecchiaia. In risposta ai tanti quesiti dei nostri lettori, ecco perché c’è chi, alla luce di tutto questo, in pensione rischia di non andarci se non dopo molti anni.

“Buonasera, sono una ex lavoratrice che nel 2025 compie 67 anni di età. Ho maturato 20 anni di contributi, tutti nel sistema contributivo. Anni fa mi sono fatta fare una simulazione della mia pensione futura ed è emerso che mi toccherebbe un trattamento di 350 euro al mese. Ho lavorato sempre con contratti miseri, part-time o davvero a stipendio molto ridotto. Quindi corro il rischio di non poter andare in pensione a 67 anni, vero? Dovrei raggiungere una pensione di un certo importo, probabilmente sopra i 500 euro. Ma come faccio? Mi potete dire se ci sono vie alternative?”

Niente pensione a 67 anni? Ecco cosa fare per i tanti esclusi dalla pensione di vecchiaia

Nel sistema previdenziale italiano, la platea dei lavoratori in genere viene suddivisa in due. Da una parte i cosiddetti contributivi puri, cioè lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dopo il 31 dicembre 1995, e dall’altra quanti invece hanno cominciato a lavorare prima. Una differenza sostanziale perché cambiano anche le regole per andare in pensione.

Infatti, il lavoratore che ha versato i contributi prima del 1995, al raggiungimento dei 20 anni di contributi può andare in pensione a 67 anni di età senza guardare all’importo della prestazione che andrà a percepire.

Invece, per chi ha iniziato a lavorare e versare dopo il 1995, per andare in pensione a 67 anni di età deve raggiungere anche un importo soglia della prestazione.

Oggi, questi lavoratori possono andare in pensione a 67 anni di età solo ed esclusivamente se raggiungono un importo della prestazione pari ad almeno l’importo dell’assegno sociale. Ci vuole un trattamento che deve essere pari ad almeno 534,41 euro al mese, perché questo è l’importo dell’assegno sociale 2024.

Aspettare i 71 anni per andare in pensione? Ecco quando questa è la strada maestra

Dal momento che le pensioni contributive, cioè per chi ha iniziato a versare dopo il 1995, sono prestazioni che non godono di maggiorazioni sociali e integrazioni al trattamento minimo, è evidente che ci saranno lavoratori che non potranno andare in pensione perché non raggiungeranno questo importo soglia della prestazione.

Una pensione calcolata esclusivamente sui contributi versati dipende proprio dall’entità di questi contributi. Quindi, per loro ecco la concreta possibilità di non poter andare in pensione anche con 67 anni di età compiuti.

Chi si trova in questa difficoltà deve per forza di cose aspettare 71 anni di età, quando le pensioni di vecchiaia contributive vengono assegnate anche per un importo più basso ma, soprattutto, quando vengono concesse anche con solo cinque anni di contributi versati. La nostra lettrice, quindi, probabilmente non avrà diritto alla pensione di vecchiaia subito ma dovrà attendere ancora degli anni.

Niente pensione a 67 anni? Però c’è l’assegno sociale, ma i limiti di reddito sono stringenti

Una volta arrivati a 67 anni di età senza il diritto alla pensione, grandi alternative non ce ne sono, almeno dal punto di vista previdenziale.

Ma si può ovviare prendendo dall’INPS alcune possibili prestazioni assistenziali.

Per esempio, c’è l’assegno sociale, cioè la principale misura assistenziale dello Stato italiano. A 67 anni di età, chi è senza diritto alla pensione può scegliere di presentare la domanda di assegno sociale. La misura, però, prevede delle limitazioni reddituali molto specifiche.

L’assegno sociale, pari a 534,41 euro al mese nel 2024, infatti, si può percepire solo se il reddito del beneficiario, se single, non è superiore all’importo stesso dell’assegno sociale. Per i coniugati, invece, per prendere l’assegno sociale è necessario avere un reddito non superiore al doppio dello stesso assegno sociale.

L’importo pieno della prestazione, pari a 534,41 euro al mese, spetta solo a singoli con reddito zero. O coniugati con reddito fino a 534,41 euro al mese. Chi ha redditi più alti ma non superiori alle soglie prima citate, ha diritto a una prestazione decurtata e ad integrazione dello stesso reddito fino al raggiungimento della cifra massima prevista.

Un’altra chance è l’assegno di inclusione

Se non si ha diritto all’assegno sociale, un’altra opportunità può essere l’assegno di inclusione. In questo caso parliamo di un autentico sussidio. Gli over 60 possono avere accesso alla misura che ha preso il posto del Reddito di Cittadinanza, ricevendo fino a 500 euro al mese da single, come integrazione al proprio reddito. Cifre che vengono caricate sulla card ADI. E da spendere per l’acquisto di beni di prima necessità, per pagare le bollette, per comprare farmaci e così via.

In questo caso, oltre a una soglia reddituale non superiore a 6.000 euro per il single (da moltiplicare per la scala di equivalenza per chi non è single e in base ai componenti del nucleo familiare), c’è da fare i conti con l’ISEE che non deve superare 9.360 euro al mese.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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