Una delle questioni in sospeso che riguardano le pensioni adesso è quella della rivalutazione dei trattamenti utilizzata dal governo nel 2024 e finita davanti la Corte Costituzionale. In pratica un ex dipendente pubblico ormai pensionato e titolare di un trattamento piuttosto elevato, ha prodotto ricorso alla Corte Costituzionale.
Perché secondo il ricorrente, il taglio a cui il governo lo ha sottoposto riducendo l’aliquota di perequazione applicata alla sua pensione, andrebbe contro le regole stabilite proprio dalla nostra carta costituzionale. Di normative previdenziali che finiscono davanti alla Corte Costituzionale il sistema pensioni italiano è pieno.
Nel caso in cui la Corte Costituzionale darà ragione al ricorrente, si aprono particolari scenari. E discrete possibilità per i pensionati che hanno subito il taglio, di ottenere gli aumenti delle pensioni. Ma allo stesso tempo si aprono possibilità anche di ottenere gli arretrati pensione. Naturalmente per i soldi che hanno perso nel 2024. Cifre da capogiro a volte.
Migliaia di arretrati sulle pensioni, presto molti pensionati potrebbero essere rimborsati
Per alcuni pensionati, soprattutto per quelli che prendono trattamenti più elevati e che quindi hanno subito le conseguenze maggiori a livello di taglio della pensione rispetto all’inflazione, si aprono delle porte davvero importanti. Con aumenti spettanti da gennaio 2024 a dicembre 2024 comprensivi della tredicesima. Aumenti di oltre 250 euro in media.
Questo significa che il pensionato in questione ha maturato in media 250 euro di credito per tutti i mesi dell’anno 2024. Mesi in cui l’INPS ha continuato ad erogare una pensione inferiore a quella spettante. Ed in base al meccanismo stabilito dal governo per adeguare nel 2024 le pensioni al tasso di inflazione. E se la media è 250 euro in meno ogni mese sulla pensione, il calcolo degli arretrati è facile.
Perché la rivalutazione delle pensioni ha penalizzato molti pensionati
Nel 2024 le pensioni sono state adeguate al tasso di inflazione in misura pari al 5,7%. Questo aumento però ha riguardato al 100% della rivalutazione e quindi ad aumento pieno del 5,7% solo titolari di pensioni fino a quattro porte e trattamento minimo. Per le pensioni più alte invece, a partire da quelle sopra le quattro volte di trattamento minimo, sono sopraggiunti i tagli. Un meccanismo a scaglioni con la perdita sempre maggiore man mano che saliva l’importo della pensione.
Nello specifico per le pensioni fino a cinque volte il trattamento minimo la rivalutazione è stata pari all’85% del 5,7% di inflazione. Per le pensioni fino a sei volte il minimo la rivalutazione è stata pari al 54% sempre del tasso di inflazione. Così come per quella ancora superiore fino a otto volte il trattamento minimo la rivalutazione è scesa al 47% per passare poi al 37% per quelle fino a 10 volte il minimo e al 22% per quelle ancora più alte di importi.
Occhio ai conti da fare, cifre da capogiro spettano a molti pensionati, ma non è detto che arriveranno
I conti si fanno subito. Infatti se una pensione da 6.000 euro al mese doveva essere indicizzata al 5,7% ed invece è stata aumentata solo dell’1,254% (il 22% di 5,7%, ndr), anziché prendere un aumento di 342 euro al mese ne ha preso uno di poco superiore a 75 euro. Se invece il pensionato ha un trattamento da 10.000 euro al mese, anziché percepire 570 euro in più al mese, per contenere la perdita del potere di acquisto della pensione, ne ha ricevuto uno da 125,40 euro.
Tagli netti che se moltiplicati per tutti i 12 mesi dell’anno, danno cifre rilevanti come arretrati eventuali da erogare al pensionato da parte dell’INPS.
Naturalmente non è solo una questione matematica perché bisogna vedere prima di tutto cosa farà la Corte Costituzionale. Che potrebbe respingere il ricorso, oppure accettarlo in vario modo.
Magari stabilendo la non costituzionalità della misura, ma avendo una attitudine non retroattiva, nel senso che gli ermellini potrebbero solo tacciare di non legittimità costituzionale la norma e non farla più utilizzare. Potrebbe anche decidere di imporre allo Stato di aumentare le pensioni a partire dalle mensilità successive alla sentenza.
Magari erogando un una tantum per risarcire in parte i danneggiati (fu fatto così ai tempi della legge Fornero con il Bonus Poletti che risarcì di poco i danneggiati dal blocco della perequazione della legge Fornero). Oppure potrà, come sperano i pensionati, passare ad un completo rimborso, con tutti gli arretrati pensione effettivamente spettanti.
Io vorrei che lo stipendio o la pensione della donna sia alla pari dello stipendio o pensione dell’ uomo se si è alla pari sul lavoro si dev’essere alla pari nello stipendio gradirei che questa questione si risolva il prima possibile e che il potere maschinista faccia due passi indietro grazie
Ma chi volete prendete per ii “”FONDELLI”” ??? — Non ricordate quanti (compreso me) sono e siamo andati oltre la C.Costituzionale e fino alla Corte Suprema Europea di Strasburgo… — Ovvero, non siete a conoscenza che i componenti della Assemblea Europea aveva sollecitato la riduzione del costo delle pensioni (ritenute troppo alte in Italia) e relativo gravame sul bilancio dell’INPS e sulla gestione delle risorse dei vari Governi che si sono succeduti, naturalmente a cominciare dalla Presidenza del Consiglio CONTI e della Legge Fornero ??? — Come se tutto il male dello Stato e dei suo cittadini (con l c minuscola) venisse proprio dai pensionati…. — Invece, a cosa si vuole arrivare con un simle articolo ???