Passano gli anni, ma non le certezze attorno al franco svizzero, che è stato, è e si conferma uno dei più solidi beni rifugio al mondo insieme all’oro. La valuta elvetica guadagna oltre il 6% dai minimi di maggio contro l’euro e sale nei pressi dei massimi storici, scambiando ieri pomeriggio a 0,9343. Nel 2007, il tasso di cambio arrivò a sfiorare 1,70. Il guadagno contro la moneta unica si aggira intorno all’80% negli ultimi 17 anni. Numeri che da soli raccontano molto sia di cosa sia la Svizzera e, soprattutto, di cosa sia diventata l’Eurozona di crisi in crisi.
Franco svizzero premiato da bassa inflazione
A determinare tale forza è l’attesa di nuovi tagli dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea (BCE). Essa li ha già ridotti tre volte e una quarta arriverebbe a dicembre e possibilmente dello 0,50%. Inoltre, anche al fine di sostenere l’economia nell’Eurozona, continuerebbe a ridurre il costo del denaro lungo almeno tutto l’anno prossimo. La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha anch’essa tagliato i tassi per tre volte e per lo 0,75% cumulato. Oggi, sono all’1% contro il 3,25% del tasso sui depositi bancari nell’Eurozona. L’ultimo dato sull’inflazione a settembre era dello 0,8% in Svizzera contro l’1,8% nell’unione monetaria.
Il mercato starebbe scontando una politica monetaria più “dovish” per l’Eurozona nei prossimi trimestri. D’altra parte, alla BNS sta convenendo tenere il franco svizzero forte. Ciò le consente di non importare inflazione, cosa che è riuscita a fare in piena crisi dell’energia nel 2022-’23. L’aumento dei prezzi al consumo massimo registrato nello stato alpino fu del 3,5%, meno di un terzo rispetto all’Eurozona.
Pesano le tensioni geopolitiche
Non di meno incidono le tensioni geopolitiche. Il franco svizzero è percepito come un porto sicuro per i capitali di tutto il mondo.
Valuta elvetica sopravvalutata?
Gli analisti sostengono che il franco svizzero sia sopravvalutato. Lo dicono da anni, ma evidentemente rimangono inascoltati. Avete presente cosa sia il Big Mac Index? Dal 1986 il quotidiano The Economist pubblica periodicamente il costo di un Big Mac in tutte le principali economie del pianeta, al fine di ricavare i presunti tassi di cambio di equilibrio. La metodologia seguita è criticabile, ma resta il fatto che tale indice sia diventato popolare per il modo semplice che offre di valutare la relativa forza o debolezza delle divise. Nel luglio scorso, un Big Mac costava 8,07 dollari in Svizzera e 5,69 negli Stati Uniti. Da questi dati emergerebbe che, rispetto ai tassi attuali, il cambio contro il dollaro risulti sopravvalutato del 34% e quello contro l’euro del 30%.
Franco svizzero commemorato nel Liechtenstein
Intanto, il piccolo principato del Liechtenstein ha appena emesso un francobollo per commemorare i 100 anni dall’adozione del franco svizzero. Fino a un secolo fa, nel territorio circolava la corona austriaca per gli scambi. Essa, tuttavia, perse notevolmente di valore dopo la disgregazione dell’Impero Austro-Ungarico dopo la Prima Guerra Mondiale e la successiva iperinflazione austriaca. Al suo posto venne usata la valuta elvetica, che ispirava già allora fiducia per via della notevole stabilità politica e finanziaria dell’economia alpina. E’ passato un secolo, ma il discorso di fondo non è cambiato granché. I capitali mondiali continuano a premiare questa oasi di libertà, autorevolezza e granitica stabilità da ogni punto di vista.