Ieri, il cambio euro-dollaro ha proseguito la discesa sotto 1,08 e si è portato ai minimi da inizio luglio, tornando ai giorni della forte tensione politica francese in coincidenza con le elezioni anticipate. Meno di un mese fa si attestava a 1,12. Il trend è dovuto al fatto che la Federal Reserve potrebbe non tagliare i tassi di interesse a novembre, sebbene le previsioni dei mercati vadano in altra direzione. E adesso la Banca Centrale Europea (BCE) ha fatto girare la voce che a dicembre potrà tagliare i tassi anche dello 0,50%.
Maxi-taglio in vista
Centeno ha espresso pubblicamente il dubbio che la BCE non riesca a centrare il target d’inflazione, che è stato fissato negli anni passati formalmente al 2%. Ha aggiunto che si renderebbe necessario perseguire una politica di “graduale riduzione dei tassi” e per dicembre ha aperto all’ipotesi che essa sia nell’ordine del mezzo punto percentuale. Teme, infatti, il rischio che la crescita economica sarà strozzata da un costo del denaro ancora elevato. Sino ad ora, l’istituto ha abbassato per tre volte il costo del denaro e sempre dello 0,25%, fatta eccezione per la ricalibrazione del tasso di riferimento.
Colombe più forti nel board BCE
Non è una buona notizia, ovvero lo è per l’impatto che potrà avere sull’economia nell’Eurozona un taglio dei tassi più deciso a dicembre, ma rispecchia evidentemente una congiuntura più critica di quanto emerso dai dati macro sinora. In poche settimane, Francoforte è passata dal temere l’inflazione alla paura che l’economia nell’area si avviti su sé stessa. Fa specie notare che i “falchi” si siano quasi del tutto ammutoliti. Non oppongono più pubbliche resistenze alle dichiarazioni dei colleghi “colombe”.
La BCE tagliò i tassi per la prima volta a giugno dopo quasi cinque anni. L’aspetto più particolare di tale mossa consistette nel fatto che precedette il primo taglio della Fed, arrivato solamente il mese scorso. Non era mai accaduto in venticinque anni della sua storia. La banca centrale americana è stata solita per numerosi decenni battere i tempi della politica monetaria globale. Il fatto che non stia più avvenendo, secondo alcune analisi che circolano negli Stati Uniti, rifletterebbe la sua perdita di influenza globale. La verità è forse molto più positiva per l’economia americana: il suo ciclo si rivela sempre più sfasato rispetto al resto delle altre principali economie e la resilienza che oppone alle crisi in questi anni è diventato un caso a tratti inspiegabile.
Previsioni su tassi a dicembre
Il mercato sconta al 40% le probabilità che i tassi BCE scendano a dicembre dello 0,50%. Infatti, l’Euribor a 3 mesi è atteso per allora al 2,90%. Esso segue l’andamento del tasso sui depositi bancari, attualmente al 3,25%. C’è da dire che l’ipotesi del maxi-taglio non ha rinvigorito granché il mercato obbligazionario nell’Eurozona. Due le possibili spiegazioni: il boom dei rendimenti americani ne limita i guadagni e gli investitori cercano rifugio in beni come Treasuries e franco svizzero, scontando una possibile recessione nell’Eurozona.
Sarebbe ora visto le banche stanno strozzando le piccole e medie imprese