Speriamo che i tedeschi si siano goduti l’ideologia green a cui tanto tenevano, perché è già arrivato per loro il momento di pagare il conto alla realtà. Dopo anni di ubriacatura ambientalista propinata dai Verdi, arrivati al governo esattamente tre anni fa, ecco il grande risultato ottenuto: declino manifatturiero, recessione economica e perdita della leadership europea. Il Gruppo Volkswagen ha lasciato trapelare oggi una notizia in sé non inattesa, ma che si rivela forse più indigesta delle previsioni. Saranno tre le fabbriche chiuse in Germania e gli stipendi di tutti i lavoratori saranno ridotti del 10%, nonché “congelati” per il 2025 e 2026.
Titolo in borsa crollato dei due terzi
E’ la fine di un modello, anzi di un’era. Quante volte ci siamo detti con un pizzico di invidia quanto fortunati fossero i dipendenti della Volkswagen. Stipendi relativamente alti, certezza occupazionale, benefit da fare impallidire i colleghi di tutta Europa. Quel mondo non c’è più. E’ stato smantellato a colpi di ideologia green. Il titolo in borsa non fa che arretrare: -63% dal picco del 2021, perde qualcosa come circa 83 miliardi da allora. Nei dodici mesi al 30 giugno scorso, il colosso automobilistico ha maturato profitti netti per 15,56 miliardi su un fatturato di quasi 325 miliardi. Il suo margine è stato, quindi, del 4,8% in media.
Crisi auto elettriche trascina giù l’intero settore
Ai valori di borsa attuali, la sua quotazione è di appena 3,2 volte l’utile netto. Questo significa solo una cosa: il mercato non crede nel futuro di Volkswagen. Ma la crisi coinvolge tutto il comparto in Europa, perché lo stesso rapporto tra prezzi e utili ce l’ha Stellantis. Anzi, persino peggiore: 2,85. A cos’è dovuta tanto scetticismo? In generale, la casa tedesca nel 2023 era seconda al mondo per quota di mercato con il 6%, dietro solamente alla giapponese Toyota.
Peccato che negli anni quest’ultima sia arretrata: era al 10% nel 2021 e ancora all’8% nel 2023. Dalla terza posizione di tre anni fa, ormai balla tra quarto e quinto posto. Davanti si piazzano colossi come Tesla (17%), BYD (16%), Geely-Volvo (8%) e alla pari c’è SAIC. Il rischio per Volkswagen è di perdere la leadership sul mercato automobilistico globale. E quando ciò accade, succede che la capacità di fissare i prezzi s’indebolisce e si è costretti a inseguire i rivali.
Volkswagen dal futuro incerto
Insomma, i tedeschi avevano un gioiello e lo hanno svenduto per comprarsi un sogno. Solo che adesso si sta trasformando in un incubo nazionale. I sindacati si mostrano battaglieri, ma consapevoli che i tagli saranno inevitabili, tant’è che dall’IG Metall, principale sigla dei metalmeccanici tedeschi, invocano prospettive credibili per il futuro di Volkswagen. Come dire, si sono arresi all’idea che ci saranno licenziamenti di massa (15.000?) e che gli stipendi saranno tagliati per tutti, restando fermi per anni. Perlomeno, i manager diano loro qualcosa da vendere agli iscritti. Ma da Wolfsburg tutto tace. Nessuno ha il coraggio di metterci in prima persona la faccia. E il governo si rivela per quello che è stato in questi tre anni: “il nulla mischiato col niente”, come direbbero nella “terra dei limoni” tanto cara a Wolfgang Goethe.
Complimenti per l’articolo, la seguo ormai da qualche anno e devo dire che lei è uno dei migliori giornalisti economici che abbia mai letto. Le sue analisi sono sempre chiare e lucide. Davvero ottimo.