Pensione flessibile 2025 dai 62 anni di età? Ecco le combinazioni che possono portare alla pensione anticipata

Perché quota 103 viene definita pensione flessibile, quali sono i requisiti, le soglie e come dovrebbe funzionare la vera flessibilità.
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Perché quota 103 viene definita pensione flessibile, quali sono i requisiti, le soglie e come dovrebbe funzionare la vera flessibilità.
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La chiamano pensione flessibile, forse esagerando con l’utilizzo del termine flessibilità, che a dire il vero in origine rappresenta un’altra cosa. Eppure, il governo anche nel 2025 ha deciso di confermare la pensione flessibile che da due anni era già in vigore. Si chiama quota 103, una misura che anche l’anno prossimo saranno in molti a poter sfruttare. Ma perché viene chiamata flessibile, mentre noi sosteniamo che la flessibilità sia un’altra cosa?

Tutto parte dai requisiti previsti, che effettivamente aprono a varie combinazioni.

Ma sono le soglie minime da centrare per età e contributi a rendere la flessibilità della misura piuttosto monca.

Pensione flessibile 2025 dai 62 anni di età? Ecco le combinazioni che possono portare alla pensione anticipata

La pensione con quota 103 è nata nel 2023. Infatti, è in vigore da gennaio 2023 ed è stata introdotta per proseguire la sperimentazione delle cosiddette pensioni per quotisti, che sempre hanno fatto molto rumore.

Nate nel 2019 con la quota 100, le misure per quotisti si raggiungono unendo matematicamente età anagrafica ed età contributiva. Così raggiunta la quota prestabilita sono ormai una costante del sistema pensionistico nostrano.

La quota 100 è stata in vigore fino al 31 dicembre 2021, una sperimentazione di tre anni per una misura che consente di accedere alla quiescenza in anticipo rispetto ai canali ordinari, con almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi.

Poi, dal primo gennaio 2022, ecco la quota 102, con età salita a 64 anni e con i contributi fermi sempre ad almeno 38 anni.

E veniamo alle cose di oggi, ovvero alla quota 103, una misura in vigore dal primo gennaio 2023 e confermata fino al 31 dicembre 2025 dopo l’ultima legge di Bilancio, che però deve ancora entrare in vigore visto che non è ancora stata definitivamente approvata.

La conferma di quota 103 è alla maniera del 2024, però.

Infatti, fu dal primo gennaio 2024 che la misura, che consente di andare in pensione con 62 anni di età e con almeno 41 anni di contributi, è diventata una misura contributiva come calcolo della prestazione.

Fino al 31 dicembre 2023 tutte le misure per i quotisti erano a calcolo misto.

La quota 103 è flessibile? Ecco perché non è esattamente così

La pensione con quota 103 nel 2025 si potrà ottenere ancora con almeno 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi, con un importo massimo della prestazione, calcolato con il sistema contributivo, che non potrà essere superiore a 5,4 volte il trattamento minimo INPS.

I legislatori, anche nel nuovo testo della manovra di Bilancio, continuano a chiamarla misura flessibile, perché effettivamente deve essere il lavoratore a scegliere se e come sfruttare questa misura.

Una volta raggiunti i 41 anni di contributi, possono uscire dal lavoro gli interessati a 62 anni, 63 anni e così via, fino ai 67 anni. Arrivati a questa età, effettivamente non ci sarebbe bisogno di una quota 103 dal momento che è  raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia. Allo stesso modo, possono andare in pensione a partire dai 62 anni quanti hanno superato i 41 anni di contributi.

Magari perché ne hanno 41,5; 41,10; 42 e così via. Anche in questo caso la flessibilità si riduce fino alla soglia dei 41 anni e 10 mesi di versamenti per le donne e 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini.

Quando è ormai inutile quota 103

Una volta arrivati a 42 anni e 10 mesi di contributi gli uomini, oppure a 41 anni e 10 mesi di contributi le donne, la quota 103 diventa inutile.

Perché sono stati raggiunti i requisiti per le pensioni anticipate ordinarie, che non prevedono limiti di età e quindi possono essere sfruttate da tutti. Inoltre, se consideriamo il taglio di pensione dal calcolo contributivo della quota 103, è evidente che più ci si avvicina ai requisiti ordinari prima descritti, tanto per le pensioni di vecchiaia che per le pensioni anticipate, tanto meno attratti dalla quota 103 sono i lavoratori.

Uscendo con le misure ordinarie, restando al lavoro ancora per poco, si eviterebbe infatti il ricalcolo contributivo e penalizzante della prestazione.

La vera flessibilità in uscita

Una misura flessibile degna di questo nome aprirebbe a svariate combinazioni e non alle sole prima citate. Per esempio, con 65 anni di età dovrebbe essere concesso il pensionamento di quota 103 anche a chi ha 38 anni di contributi. Perché la somma algebrica di 65 anni di età e 38 anni di contributi arriva a 103. Lo stesso per chi a 66 anni ha completato 37 anni di versamenti. Ma potrebbe essere concessa la pensione, se davvero flessibile, anche a chi, raggiungendo i 42 anni di contributi, ha 61 anni di età.

In pratica, se flessibilità deve essere, dovrebbe aprirsi a tutti. A chi a 63 anni potrebbe arrivare a quota 103 solo con 40 anni di contributi, per esempio. O a chi con 39 anni di versamenti potrebbe uscire con 64 anni di età.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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