Cercasi nuovo regista al Ministero di economia e finanze. Requisiti: capacità di girare filmati meno grotteschi. Fossimo in Giancarlo Giorgetti, un pensierino nel postare questo annuncio lo faremmo. Due episodi in pochi mesi lasciano pensare che qualcuno in Via XX Settembre non abbia il senso della misura. E’ lo spot contro l’evasione fiscale di questi giorni ad attirare l’attenzione dei media questa volta e non certo per la sua efficacia. A febbraio, nel tentativo di spronare le famiglie ad investire nella terza edizione del BTp Valore, un altro spot era finito nel mirino dell’opinione pubblica.
Video spot contro evasione fiscale
Lo spot contro l’evasione fiscale risulta, se vogliamo, più allucinante. A vestire i panni dell’evasore è un uomo di giovane età e che conduce una vita un po’ cafonal, ordinando tutti i giorni aragoste e champagne. Tanto a pagare sono gli altri, spiega la voce narrante. Ma per fortuna la pacchia è finita. Uscendo dal portone di casa e agghindato con ben due collane d’oro al collo, quasi che fosse un rapper americano, il bellimbusto si ritrova davanti due uomini della Guardia di Finanza. Addio alla bella vita a sbafo!
Chi non paga le tasse non è il tipico riccone
La scena strappa una risata mista a stupore, perché ci troviamo dinnanzi a una sommatoria di cliché e appare inverosimile che a propinarli sia lo stesso governo. Capiamo le esigenze di copione, che la rappresentazione della realtà possa essere alterata per renderla più scenica ed efficace nel messaggio che s’intende veicolare. Cionondimeno lo spot contro l’evasione fiscale è talmente surreale da risultare non credibile.
Per prima cosa, sfatiamo il mito che l’evasore fiscale sia tipicamente una persona che conduce uno stile di vita fuori dall’ordinario.
Fenomeno diffuso, non relegato a minoranza di contribuenti
Fatto salvo che le imposte a cui sfuggire siano tante, chi non paga è generalmente meno ricco di quanto crediamo. Sono coloro che lavorano in nero, alle dipendenze altrui o in proprio, che dichiarano di essere a reddito zero, mentre percepiscono durante l’anno anche buone entrate. Difficile trovarsi dinnanzi a guadagni con tanti zeri del tutto sfuggenti al fisco. Lo spot contro l’evasione fiscale rischia, pertanto, di diffondere l’idea che la caccia all’evasore riguardi altri e non sé stessi. Insomma, che il governo voglia concentrarsi su quella minoranza di contribuenti che l’hanno combinata troppo grossa per non essere notata.
Vi immaginate poi la Guardia di Finanza a casa? Può accadere, certo. Tuttavia, nella regolarità dei casi gli strumenti per contrastare gli allergici alle tasse sono altri che non le scene hollywoodiane dello spot sull’evasione fiscale. Nel 2012 l’allora governo Monti cercò di incutere timore con blitz in luoghi simbolici come a Cortina. L’idea fu duplice: segnalare di voler intercettare i grossi evasori e dare questi in pasto all’opinione pubblica, di per sé arrabbiata per i sacrifici annunciati al tempo con la finanziaria “lacrime e sangue”.
Spot evasione fiscale perpetua falsi miti
Va anche bene semplificare, ma lo spot contro l’evasione fiscale perpetua la tesi illiberale per cui chi non paga le tasse, ruba. Come se le entrate di un cittadino appartenessero allo stato, alle quali bisognerebbe riportarle. Le tasse servono per pagare i servizi comuni: strade, scuole, sanità, assistenza sociale, difesa, ecc. In Italia, gli sprechi della Pubblica Amministrazione sono così giganteschi, che potremmo persino permetterci di eliminare quasi l’intero gettito tributario senza per questo rinunciare ai servizi. Ed è vero il contrario: le fasce della popolazione più benestante pagano per gli altri e ricevono ben poco per loro. In effetti, sono esclusi da bonus e forme varie di assistenza, per cui se anche non pagassero fino all’ultimo centesimo, com’è doveroso che fosse dal punto di vista legale, non starebbero rubando alcunché alla cittadinanza. Le parole, specie quando arrivano dai governi, devono essere pesate per non alimentare i falsi miti.