I Gilt evitano un nuovo ‘effetto Truss’ con il maxi-aumento di tasse annunciato dal governo laburista

I Gilt evitano il temuto "effetto Truss" dopo il varo del primo budget sotto il nuovo governo laburista del premier Keir Starmer.
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Gilt in caduta dopo il primo bilancio varato dal governo Starmer
Gilt in caduta dopo il primo bilancio varato dal governo Starmer © Licenza Creative Commons

Il temuto “effetto Truss” ieri non c’è stato, anche se dopo una primissima reazione positiva, i Gilt sono caduti sul mercato secondario dopo il varo del primo budget sotto il nuovo governo laburista del premier Keir Starmer. Gli occhi sono stati puntati sul cancelliere dello Scacchiere, Rachel Reeves, che non ha fatto mistero di avere dovuto prendere decisioni difficili. Nel complesso, la manovra di bilancio prevede un aumento della spesa pubblica nell’ordine dei 70 miliardi di sterline (circa 84,33 miliardi di euro) in cinque anni, ma coperto dal più grande aumento delle tasse sinora annunciato: 40 miliardi, a cui si aggiunge un aumento del gettito contributivo (National Insurance) per altri 25 miliardi.

Tassa e spendi laburista

E’ andato tutto come previsto. Il ritorno dei laburisti al governo dopo 14 anni ha coinciso con il ripristino del tipico “tassa e spendi” della sinistra. I Gilt non l’hanno presa benissimo, se è vero che i rendimenti lungo la curva dei tassi sono risaliti in maniera netta e fino a più di 10 punti base o 0,10%. Il decennale arrivava ad offrire nel tardo pomeriggio di ieri il 4,43%, il livello più alto da un anno a questa parte. In chiusura erano scesi al 4,35%, appena lo 0,03% sopra i livelli precedenti. C’è da dire che la seduta è stata negativa un po’ su tutti i mercati sovrani. Il Pil americano nel terzo trimestre è cresciuto del 3% tendenziale, confermando la solidità della prima economia mondiale e il venir meno dell’ipotesi di un nuovo taglio dei tassi di interesse tra una settimana da parte della Federal Reserve.

Non possiamo parlare, tuttavia, di vero “effetto Truss”, che due anni fa provocò uno shock ai danni dei Gilt, di fatto portando alla caduta del governo conservatore dell’allora premier Liz Truss, da cui il nome, dopo appena un mese e mezzo dalla sua nascita. Incoraggiante anche il segnale arrivato dalla sterlina, che scambiava dopo l’annuncio stabilmente a 1,30 contro il dollaro.

Mercati preparati alla manovra

Più che avere apprezzato la manovra, i mercati erano stati preparati al suo contenuto. Ed è questa la sostanziale differenza con quanto avvenne due anni fa. Allora, il nuovo governo sorprese tutti con la presentazione di un bilancio impostato su cospicui tagli alle tasse in deficit. Reeves aveva anticipato grosso modo quali sarebbero stati i termini del suo budget. I Gilt non ne hanno risentito granché, anche se questo non significa che siano diventati più allettanti di prima. Anzi, non lo sono affatto.

Questo maxi-aumento delle tasse, come da copione avversato dall’opposizione conservatrice, rischia di impattare negativamente sul potenziale di crescita dell’economia nel medio-lungo periodo. E se l’aumento della spesa pubblica è sempre certo, quello del gettito fiscale resta dubbio. Il rischio è che nei prossimi anni il deficit fiscale tenda a restare alto, anziché scendere. Già Reeves ha parlato sin dal suo insediamento di un “buco” da 22 miliardi ereditato dal passato governo a guida Rishi Sunak. Inoltre, ha allentato le regole fiscali mutando i criteri di calcolo del debito pubblico. Si farà riferimento alle “passività finanziarie nette del settore pubblico”, un modo per ricavare maggiori margini per gli investimenti.

Appeal Gilt dubbio

Con questo cambio di regole, Downing Street si trova a disposizione 15,7 miliardi di sterline in più da spendere. Sono molti meno di quelli previsti dagli analisti. Fatto è che il governo laburista conferma di voler spendere di più e le coperture restano in parte dipendenti dal ciclo economico. I Gilt beneficeranno del taglio dei tassi di interesse della Banca d’Inghilterra, già avviato in piena estate dalla Banca d’Inghilterra. Tuttavia, ciò non basta di per sé per ignorare i possibili contraccolpi sul piano fiscale. L’aumento delle emissioni nette dall’anno prossimo potrebbe più che compensare i benefici dell’allentamento monetario.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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