Conferma e potenziamento: queste sono le cose che il governo ha deciso di fare adesso per quanto concerne gli incentivi (bonus per le Pensioni) a restare in servizio. Prima del varo della legge di Bilancio, durante le tribolate settimane in cui si discuteva di manovra, era emersa l’intenzione del governo di produrre una sorta di premio generalizzato a chi, nonostante la possibilità di andare in pensione, rimandava l’uscita.
Un bonus pensioni e stipendio per restare in servizio, nato dalla ferma volontà di superare il problema della carenza di organico nelle pubbliche amministrazioni.
“Buonasera, mi chiamo Stefano, sono un vostro assiduo lettore. Volevo sapere se per caso vale il Bonus Maroni del 2025. Quello appena concesso dal governo per prendere uno stipendio più alto, visto che ho ancora voglia di lavorare e compio 67 anni di età a maggio 2025. Anziché andare in pensione, potrei lavorare ancora per un po’ prendendo uno stipendio maggiore e maturando altri contributi. Spero di essermi spiegato chiaramente. Grazie mille per il vostro encomiabile servizio. Distinti saluti.”
Restare al lavoro conviene, ecco le due pensioni che si possono rimandare per uno stipendio più alto
La manovra finanziaria per il 2025 ha confermato una misura assai particolare di pensionamento anticipato che si chiama quota 103. La misura, che consente di andare in pensione con il calcolo contributivo a partire dai 62 anni di età e con almeno 41 anni di contributi.
E con essa viene prorogato anche il bonus sullo stipendio appannaggio di chi, al posto di uscire con questa misura, nonostante i requisiti già maturati, sceglie di continuare a lavorare.
Si tratta del famoso Bonus Maroni, perché richiama espressamente un vecchio provvedimento che porta la firma del compianto Roberto Maroni quando era Ministro in un governo Berlusconi.
Ecco i vantaggi del restare a lavorare ancora per diverso tempo
Tra gli incentivi per far ritardare volontariamente il pensionamento e favorire la permanenza al lavoro, questo bonus sicuramente è importante. Perché aggiunge un utile immediato a quello che già guadagna un lavoratore quando decide di restare a lavorare più a lungo. La permanenza in servizio, infatti, se da un lato consente di accumulare ulteriori contributi e quindi di maturare una pensione futura più alta, compreso il surplus del coefficiente di trasformazione migliore uscendo dal lavoro più tardi, con questo bonus consente di ottenere nell’immediato anche uno stipendio maggiore.
Senza considerare poi il fatto che chi rinuncia alla pensione di quota 103 e aspetta di uscire con le pensioni ordinarie, sia di vecchiaia che anticipate, evita anche le forti penalizzazioni della stessa quota 103. Infatti, la quota 103 è una misura contributiva. La pensione viene calcolata con il penalizzante metodo contributivo. Che taglia del 30% o più la pensione per chi al 31 dicembre 1995 aveva già maturato almeno 18 anni di versamenti. E poi, sempre la quota 103 può arrivare a massimo 4 volte il trattamento minimo come importo della prestazione. La pensione di quota 103 quindi è tagliata. Con in più il fatto che, andando in pensione con questa misura, l’interessato non potrà svolgere più nessuna attività di lavoro. Tranne che il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo.
Il bonus Maroni vale anche per le pensioni anticipate ordinarie nel 2025
Questa facoltà, che riguarda quanti, nonostante nel 2025 completino 41 anni di versamenti e 62 anni di età, rimandano la pensione rinunciando a quota 103, varrà anche per le pensioni anticipate ordinarie.
Infatti, oltre alla conferma del bonus, il governo ha deciso di estendere questa facoltà anche a chi, nel 2025 ed entro il 31 dicembre del prossimo anno, raggiunge i contributi necessari alle pensioni anticipate ordinarie. Le pensioni anticipate ordinarie si completano con almeno 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi se il richiedente è un uomo. Se invece è una donna, servono 41 anni e 10 mesi. Pertanto, chi arriva a queste soglie nel 2025 potrà decidere di restare a lavorare godendo di uno stipendio maggiore con questo Bonus Maroni.
Cosa genera il Bonus Maroni sulle pensioni nel 2025
Con il bonus si prende uno stipendio maggiore perché l’interessato che ha maturato i requisiti per la pensione può barattare l’uscita con la rinuncia all’accredito contributivo della quota dei contributi a proprio carico per tutti i mesi di lavoro in più. La quota di contribuzione a carico del dipendente resta in busta paga, generando un netto in busta maggiore, pari al 9,19%. Perché tale è la percentuale di contributi che un dipendente versa all’INPS per la sua pensione futura. L’aliquota contributiva nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti è del 33%. La differenza tra il 33% e il 9,19% continua ad essere versata dal datore di lavoro.
Naturalmente, ci saranno quelli che non riusciranno a recuperare tutto il 9,19%. Ma non perché ci sono penalizzazioni. In effetti, dopo il taglio del cuneo fiscale, ci sono lavoratori che versano già oggi molto meno del 9,19% come quota di contribuzione a loro carico.
Con il nuovo taglio del cuneo fiscale, infatti, per i redditi fino a 20.000 euro c’è un taglio del 4,8% dei contributi a loro carico. Che sale al 7,1% per chi ha redditi fino a 8.500 euro.
Niente da fare e nessun Bonus Maroni sulle altre misure pensionistiche
Abbiamo detto del Bonus Maroni e di come funziona.