La nuova pensione di vecchiaia nel 2025, ecco le tre variabili da considerare

Pensione di vecchiaia 2025, ecco le tre variabili da considerare quando si deve andare in pensione e perché le cose possono cambiare.
3 settimane fa
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La nuova pensione di vecchiaia nel 2025, ecco le tre variabili da considerare
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La principale misura di pensionamento oggi vigente è senza dubbio la pensione di vecchiaia. Parliamo infatti della misura che fissa nel sistema previdenziale la cosiddetta età pensionabile. Chi raggiunge questa età può andare in pensione, naturalmente rispettando tutti gli altri requisiti previsti, che variano da soggetto a soggetto. E adesso vedremo cosa cambia per almeno tre diversi aspetti di questa misura.

Pensione di vecchiaia a 67 anni, ecco chi può farcela senza grandi problemi

La pensione di vecchiaia in passato distingueva tra uomini e donne, soprattutto per quanto concerne l’età pensionabile, perché alle donne venivano riservati trattamenti più favorevoli.

Da anni ormai esiste un’equiparazione di genere e tutti hanno nei 67 anni di età quella pensionabile. Perfino chi non ha contributi versati, o chi ne ha ma insufficienti per le pensioni, deve aspettare questa età per l’assegno sociale (ex pensione sociale).

Nella normalità dei casi, ovvero per i contribuenti che hanno iniziato a versare alla previdenza obbligatoria prima del 1996 (anno di entrata in vigore della riforma Dini con il sistema contributivo), la pensione di vecchiaia non presenta requisiti aggiuntivi rispetto ai soliti due: anagrafici e contributivi. Nello specifico, per andare in pensione basta arrivare a:

  • Minimo 67 anni di età;
  • Almeno 20 anni di versamenti contributivi;
  • Primo contributo versato non successivo al 1° gennaio 1996.

Pensione di vecchiaia per i contributivi, aumentano i vincoli

La data di versamento del primo contributo, come dicevamo, è di fondamentale importanza. Perché effettivamente, per quanto detto prima, chi ha cominciato a versare dopo il 1995 può incontrare maggiori difficoltà ad andare in pensione. Infatti, dal punto di vista dei requisiti, qualcosa cambia, anche se età e contributi sono i medesimi di sempre. Nel dettaglio servono:

  • Almeno 67 anni di età;
  • Almeno 20 anni di contributi;
  • Primo versamento non antecedente il 1° gennaio 1996;
  • Una pensione alla data di liquidazione non inferiore all’importo dell’assegno sociale.

Come è evidente, c’è un requisito aggiuntivo per chi entra nel sistema contributivo avendo il primo accredito di contributi dopo il 1995.

La pensione non può essere più bassa dell’assegno sociale, altrimenti non si percepisce.

Pensione di vecchiaia per le lavoratrici: si può anticipare, ma solo se sono contributive pure

Una differenza evidente è quella delle pensioni di vecchiaia tra contributivi e non contributivi, perché in base alla data del primo accredito cambiano le regole, come abbiamo visto in precedenza. Ma c’è un’altra grande differenza tra le due pensioni di vecchiaia, e riguarda solo le lavoratrici che hanno avuto dei figli. Solo per le lavoratrici che hanno il primo versamento dopo il 31 dicembre 1995, c’è la possibilità di anticipare notevolmente l’uscita con un’età pensionabile ridotta e variabile in base al numero di figli avuti.

Una possibilità che nel 2025, dopo la legge di Bilancio del governo, diventa ancora più favorevole. Infatti, per andare in pensione, le lavoratrici possono godere di un autentico taglio dell’età pensionabile di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino al tetto massimo di 16 mesi (ma bisogna aspettare l’approvazione della manovra di Bilancio per confermare in 16 mesi lo sconto massimo; altrimenti rimane tutto come adesso, a 12 mesi).

Le lavoratrici con il primo accredito successivo al 31 dicembre 1995, anziché a 67 anni, possono uscire con le seguenti età nel 2025:

  • 66 anni e 8 mesi per chi ha avuto un solo figlio;
  • 66 anni e 4 mesi per chi ha avuto due figli;
  • 66 anni esatti per chi ha avuto tre figli;
  • 65 anni e 8 mesi per chi ha avuto quattro o più figli.

Pensioni 5 mesi prima, ecco quando questo accade

Pensioni di vecchiaia per i lavoratori che rientrano nel sistema misto e pensioni di vecchiaia per i lavoratori del sistema contributivo. Ma anche pensioni di vecchiaia per chi svolge lavori pesanti. La terza diversa pensione di vecchiaia è quella che spetta a chi svolge un lavoro gravoso o un lavoro usurante.

Parliamo dei soggetti che rientrano come attività nella quota 41 per i lavoratori precoci o nello scivolo per lavoro usurante. Chi svolge un’attività tra quelle previste dalle due normative può anticipare di 5 mesi l’età di uscita. Il perché è presto detto.

Nel 2019, quando fu applicato l’ultimo scatto dei requisiti delle pensioni per via dell’aspettativa di vita, con un aumento di 5 mesi che portò l’età pensionabile delle quiescenze di vecchiaia a 67 anni, non fu esteso a chi svolgeva un lavoro di questo genere. Pertanto, anche nel 2025 si potrà andare in pensione sfruttando questo vantaggio di 5 mesi, ma con un requisito contributivo maggiore. Infatti, in questi casi la pensione di vecchiaia si ottiene con:

  • Almeno 66 anni e 7 mesi di età;
  • Almeno 30 anni di contributi da lavoro, senza figurativi, volontari o da riscatto.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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