Posso andare in pensione e restare a lavorare? Ecco i casi in cui non è possibile

Come si può andare in pensione e restare a lavorare e tutti i casi in cui non è possibile cumulare i due redditi.
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2 settimane fa
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Posso andare in pensione e restare a lavorare? Ecco i casi in cui non è possibile
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Andare in pensione è il sogno di tanti lavoratori, naturalmente perché, stanchi dopo una lunga carriera, hanno la voglia di dire basta. Molti vivono nella costante angoscia di non poter andare in pensione e di dover restare a lavorare. Ciò perché i limiti e le soglie dei requisiti, soprattutto dopo la riforma Fornero, sono diventati davvero aspri e duri.

Eppure oggi, rispondendo al quesito di un nostro lettore, affrontiamo il caso di chi in pensione ci può andare, ma vorrebbe allo stesso tempo restare a lavorare.

Un paradosso per quanti non riescono a centrare i requisiti minimi per la pensione e sono costretti a restare al lavoro. In linea di massima, però, andare in pensione e continuare a lavorare non è impossibile, anzi, è ammesso dalla normativa vigente. Salvo che per alcune misure che, se sfruttate per andare in pensione prima, impongono il “riposo assoluto” o quasi.

“Buonasera, volevo un piccolo chiarimento per quanto concerne la mia situazione. Sono un uomo di 63 anni che nel 2025 completa l’età giusta per l’Ape sociale. E visto che il governo l’ha confermata, dovrei poter lasciare il lavoro che faccio e che rientra tra i gravosi. Parlo della raccolta rifiuti, attività che svolgo da decenni, ma anche del parrucchiere, perché in effetti faccio due lavori. Volevo capire se potevo continuare a svolgere il lavoro di parrucchiere nel salone sotto casa che aprivo solo di pomeriggio dopo il lavoro mattutino con i rifiuti. Mi spiego meglio: come faccio ad andare in pensione con l’Ape sociale restando a fare anche il parrucchiere?”

Posso andare in pensione e restare a lavorare? Ecco i casi in cui non è possibile

L’Ape sociale, dal 2024, ha avuto un vincolo aggiuntivo rispetto al solito. Ed è lo stesso vincolo che è stato imposto da sempre alle pensioni di quota 100, quota 102 e quota 103.

Si tratta del divieto di cumulare i redditi da lavoro con i redditi percepiti dalla pensione.

Il legislatore ha introdotto questo vincolo perché evidentemente ha pensato che, se uno vuole andare in pensione prima con queste misure di pensionamento anticipato in deroga ai requisiti ordinari, allora perché dovrebbe continuare a fare qualche attività? Effettivamente saranno in molti a pensare questo, soprattutto chi sogna la pensione e non ci riesce. Se sei talmente stanco di lavorare, lo Stato ti offre la pensione prima, ma poi non puoi più lavorare.

La regola vale, come dicevamo, per le attuali quota 103 e Ape sociale. Ed essendo due misure che anche nel 2025 saranno in funzione, ecco che pure l’anno venturo chi va in pensione con queste due misure dovrà terminare qualsiasi attività lavorativa, tranne una piccola e sola eccezione.

Solo il lavoro autonomo occasionale è possibile, ma di che tipo?

Il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi da pensione vale sia per l’Ape sociale a 63 anni e 5 mesi di età che per la quota 103 a 62 anni di età e con 41 anni di contributi. Questo divieto vale però fino a quando il titolare di queste prestazioni non raggiunge i requisiti per le prestazioni ordinarie di vecchiaia o anticipate.

In altri termini, la pensione di quota 103 o dell’Ape sociale è sospesa e revocata al pensionato che è trovato a svolgere un’attività lavorativa dopo essere andato in pensione. Sia essa attività da lavoratore dipendente e quindi subordinato, sia da lavoratore autonomo.

L’unica eccezione accettata è il lavoro autonomo occasionale fino però alla soglia di 5.000 euro di reddito aggiuntivo all’anno. Lavoro autonomo occasionale che non può certo essere il parrucchiere che ogni pomeriggio apre il suo salone. Non ci vuole continuità di attività ma saltuarietà. Per esempio, le lezioni private possono essere considerate un lavoro autonomo occasionale.

Ma non certo un’attività che si svolge ogni giorno o per più giorni all’anno, dove evidentemente manca il criterio della saltuarietà.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

3 Comments

  1. Buonasera a voi.

    Con la presente si chiede se è possibile rinunciare all’anno del servizio di leva svolto per la messa in quiescenza, a seguito di istanza presentata all’INPS ed accettata, stante gli anni di servizio sufficienti come contributi raggiunti oppure non richiedere al datore di lavoro (Ente Publbico) di conteggiare tale annualità.

    Inoltre, si chiede se con la prossima finanziaria 2025, qualora venisse abrogato il limite di anni 67 per i dipendenti pubblici, si possa rimanere in servizio per ulteriori due annualità, previa approvazione della citata legge.

    Cordiali saluti.

  2. Sono un’ insegnante , compio 67 anni a Febbraio, sono stata precaria tanti anni, solo nel 2015 sono passata di ruolo con la 107 voluta da Renzi.posso rimanere in servizio fino a 70 anni?
    Grazie

    • Sono un’insegnante e a maggio 2025 compio 67.
      Ho maturato 20anni di contributi
      Quindi dovrei andare in pensione a settembre 2025..ma vorrei rimanere in servizio..e possibile con la nuova manovra?
      Grazi

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