La rivolta nel fango di Valencia contro Re Felipe e premier Sanchez, quello che lo spread non dice della Spagna

La rivolta nel fango di Valencia ci racconta una realtà diversa e meno entusiasmante di quella espressa narrata dallo spread in Spagna.
3 settimane fa
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Rivolta di Valencia e spread in Spagna, due realtà a confronto
Rivolta di Valencia e spread in Spagna, due realtà a confronto © Licenza Creative Commons

I morti provocati dalla terribile alluvione di Valencia della settimana scorsa sono saliti ad ora a 217, mentre i dispersi restano ben sopra quota mille e molti potrebbero essere rimasti seppelliti nel fango che ancora ricopre strade ed edifici. Il bilancio è di ora in ora sempre più terribile e la rabbia della popolazione colpita sale. Ieri, è andata in scena in tutta la sua drammatica irruenza a Paiporta, alla periferia di Valencia e centro devastato dalla pioggia torrenziale. Migliaia di persone hanno atteso l’arrivo di Re Felipe e del premier Pedro Sanchez, ma non per accoglierli.

Contro le due principali autorità nazionali sono stati scanditi slogan e insulti di ogni tipo. “Asesinos” è stato probabilmente il più gridato, ma anche altri che non riportiamo.

Rivolta nel fango a Valencia

Non è stata la cosa peggiore. Il monarca e il premier sono stati raggiunti da pietre di fango e il secondo anche dal lancio di un bastone. I vetri dell’auto di Sanchez sono stati altresì rotti da una piccola folla che l’aveva circondata e che ha costretto il capo del governo ad andare via dal luogo della tragedia. Questa rivolta nel fango del popolo di Valencia è stato uno choc mondiale e contrasta in maniera nitida con l’immagine forzata che i media da anni cercano di dare del paese iberico, quasi che fosse sede quasi di ogni virtù. Invece, le inefficienze e la mancanze nella sfera pubblica sono tante e sono emerse in questi giorni con una gestione a tratti dilettantesca della tragedia.

Spread in Spagna più basso

Se c’è qualcosa che noi italiani possiamo invidiare da tempo è il basso spread della Spagna. I Bonos a 10 anni rendono lo 0,55% in meno dei BTp di pari durata. Ormai da anni. Un tempo era il contrario. Se ci limitassimo a questo dato, come spesso facciamo per pigrizia e un innato senso di inferiorità verso chicchessia, diremmo che l’economia spagnola sia migliore della nostra.

Che cresca di più, è indubbio. Venticinque anni fa, il Pil spagnolo valeva appena la metà di quello italiano. Adesso, per più del 70%. Ha un tasso di occupazione più alto, ma anche la disoccupazione è stata altissima negli ultimi quindici anni. E il lavoro è spesso precario e mal retribuito.

Tra boom economico e tensioni interne

La Spagna ha fatto passi da giganti in tutte le direzioni con l’ingresso nella CEE del 1986 e lo spread non è l’unico indicatore che ce lo ricordi. Tuttavia, rimane un paese con forti squilibri regionali, un po’ come tra Nord e Sud in Italia. Regioni povere come Melilla, Extremadura e Andalusia hanno un Pil pro-capite di poco superiore alla metà di quello di Madrid, che è l’area più ricca. Valencia sta nella parte medio-bassa della classifica e questo contribuisce a spiegare la rabbia dei sopravvissuti. C’è stata la sensazione di essere dimenticati dal governo centrale, in quanto territorio relativamente povero. I soccorsi sono arrivati con colpevole ritardo, così come l’allerta meteo era scattata ad alluvione iniziata.

Non è la prima volta che la Spagna ci consegna immagini di tensioni interne molto forti. Sette anni fa, dall’altra parte della nazione si aprì una ferita che sanguina ancora. I separatisti catalani tennero un referendum sulla secessione, represso dalla Guardia Civil che entrò fin dentro ai seggi per ripristinare l’ordine. I leader di quel tentativo di sedizione sono ancora oggi chi in carcere e chi in fuga all’estero. L’ex presidente Carlos Puigdemont è tornato di recente dall’auto-esilio in Belgio e ha tenuto un comizio a Barcellona, salvo sfuggire agli arresti delle forze dell’ordine subito dopo.

Rivolta a Valencia riporta coi piedi per terra

Tutto questo non figura nello spread della Spagna, che spesso è più funzionale alla narrazione idilliaca di un sistema Paese ammirato a Bruxelles per le sue nulle rivendicazioni all’infuori della difesa dei confini con il Marocco.

Madrid non ha l’ambizione di Roma di cogestire la baracca comunitaria insieme a Francia e Germania e per questo dà meno fastidio ed è più apprezzata. La rivolta di Valencia contro le istituzioni ci ricorda, però, che è tutto fuorché quel paradiso in Terra di cui spesso immaginiamo in virtù dei suoi numeri mirabolanti sul turismo. L’ex monarca, padre dell’attuale Re Felipe, in patria non può neanche tornare. E’ in esilio da anni a Dubai per non rischiare le manette a causa di accuse di corruzione. Anche questa è la Spagna, signori. E ce lo ha dovuto ricordare un’immensa tragedia.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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