L’ingrato compito della Fed: decidere sui tassi due giorni dopo le elezioni Usa

La Fed è chiamata a decidere sui tassi di interesse a distanza di appena due giorni dalle elezioni Usa, a risultati forse ancora incerti.
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Powell decide sui tassi Fed subito dopo le elezioni Usa
Powell decide sui tassi Fed subito dopo le elezioni Usa © Licenza Creative Commons

Sono due gli appuntamenti rilevanti per i mercati finanziari di questa settimana. Uno lo conoscono anche le pietre: oggi si vota alle elezioni presidenziali e per il rinnovo del Congresso (un terzo del Senato e l’intera Camera dei Rappresentanti) negli Usa. Il secondo arriverà dopodomani, poiché la Federal Reserve è chiamata ad aggiornare le sue decisioni di politica monetaria. Gli investitori danno per scontato che i tassi Fed scenderanno di un altro quarto di punto percentuale al 4,75%. E così avverrebbe anche a dicembre, quando il costo del denaro sarebbe fissato al 4,50%.

Incognita vincitore

La verità è che essere al posto del governatore Jerome Powell in questa fase è molto meno facile di quanto pensiamo. C’è il rischio che qualsiasi cosa faccia, sbagli. A settembre, egli tagliò i tassi Fed dello 0,50%, in misura doppia rispetto alle previsioni. Visto l’andamento dei dati macroeconomici in queste ultime settimane, forse quella decisione è stata in parte un azzardo. Il taglio ci stava con l’inflazione a tendere verso il target del 2%, ma la crescita dell’economia americana rimane robusta, così come il mercato del lavoro.

Ad ogni modo, l’aspetto più problematico della decisione di giovedì consiste nel fatto di arrivare troppo a ridosso delle elezioni Usa. Con questi chiari di luna, non è affatto detto che per allora l’istituto abbia già idea di quale sarà la politica economica del prossimo presidente. Il motivo è che potrebbe non essere chiaro il nome del vincitore. Ricordiamoci che quattro anni la dichiarazione formale avvenne alla fine della settimana. E chi andrà alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni non è ininfluente ai fini dei tassi Fed. Politica fiscale e monetaria non sono mai realmente indipendenti tra di loro come forse dovrebbero. Governo e banca centrale si parlano più o meno direttamente per capire come interagire per stabilizzare prezzi, economia e mercati finanziari.

Powell si gioca il terzo mandato

Dalla sua Powell ha un certo margine di azione che gli deriva dal fatto che i tassi Fed restino decisamente sopra l’ultimo dato sull’inflazione di settembre al 2,4%. E i posti di lavoro creati in ottobre sono stati appena 12.000. Nel settore privato risultano diminuiti. Formalmente, quindi, esistono buone ragioni per continuare ad allentare la politica monetaria. Sul piano strettamente politico, poi, il governatore non sbaglierebbe di certo a tagliare. Chiunque vinca, sarà più contento di ritrovarsi un costo del denaro più basso quando s’insedierà a gennaio. E l’umore della Casa Bianca è determinante per ottenere un eventuale terzo mandato tra circa un anno.

Anche perché si creerebbe un possibile “incidente” se Powell non tagliasse i tassi Fed questa settimana. A quel punto, i repubblicani avrebbero buon gioco a sostenere che la decisione di settembre sia servita solamente per sostenere il candidato governativo in piena campagna elettorale. Sarebbe già un problema se lo dicessero dai banchi dell’opposizione, ma se esprimessero il presidente eletto, quelle critiche diverrebbero una pietra tombale alle ambizioni di “Jay” di ricevere un terzo mandato.

Tassi Fed al test delle elezioni Usa

I problemi in ogni caso non mancherebbero. Da un lato l’eventuale vittoria di Donald Trump rafforzerebbe il dollaro e consentirebbe alla Fed di tagliare i tassi con minori timori sull’inflazione “importata”. Dall’altro, però, la politica fiscale pro-crescita e i dazi paventati contro la Cina farebbero lievitare strutturalmente i costi delle importazioni. A quel punto, una politica monetaria più restrittiva servirebbe per arginare almeno in parte il rischio di inflazione. Se a vincere fosse Kamala Harris, invece, la maggiore continuità attesa rispetto all’amministrazione Biden renderebbe le sue politiche più prevedibili anche agli occhi dell’istituto. Il primo scoglio sarà capire, tornando al discorso iniziale, chi vincerà.

Non è detto che lo sapremo subito.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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