E ora cosa succede al mercato delle obbligazioni con il ritorno di Trump?

Il mercato delle obbligazioni reagisce alla vittoria di Donald Trump, che ottiene così un secondo mandato non consecutivo.
2 mesi fa
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Mercato obbligazioni sotto Trump
Mercato obbligazioni sotto Trump © Licenza Creative Commons

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca era stato ampiamente scontato dagli investitori nei mesi scorsi. Gli indici azionari a Wall Street sono rimasti positivi in campagna elettorale e già questo era stato un grosso segnale in favore del presidente eletto. Se avesse vinto Kamala Harris, molti sarebbero corsi a vendere i titoli per evitare di pagare le imposte sulle plusvalenze maturate e non ancora realizzate proposte dalla candidata democratica. Le obbligazioni sul mercato non erano state meno eloquenti.

La risalita dei rendimenti americani aveva incorporato le aspettative della finanza circa l’impatto che avrebbero le politiche trumpiane nei prossimi anni.

Vittoria anticipata dal Trump trade

Proprio per il fatto che si è trattata di una vittoria già ampiamente anticipata dal Trump trade, il mercato delle obbligazioni oggi non sta reagendo in maniera esagerata in alcuna direzione. Se il Treasury a 10 anni offre ormai più del 4,40%, mai così tanto dal luglio scorso, in Europa sta verificandosi lo scenario opposto. Il Bund a 10 anni vede scendere il rendimento di un paio di punti base in area 2,40% e in Italia lo spread si contrae verso i 125 punti base o 1,25%.

Euro giù, attesa per taglio dei tassi

Alla vigilia delle elezioni americane si paventava il rischio opposto di un mercato delle obbligazioni europeo travolto dalle vendite. In effetti, se i rendimenti salgono negli Stati Uniti, prima o poi dovranno fare altrettanto nel Vecchio Continente. L’apparente paradosso si spiega forse con il fatto che ieri i rendimenti europei erano saliti ai livelli massimi da quasi tre mesi e mezzo. Ma forse la chiave di lettura ce la offre il cambio euro-dollaro, sceso a 1,075 e ai minimi da fine giugno scorso, in scia al generale apprezzamento del biglietto verde.

Il mercato delle obbligazioni nell’Area Euro sta scontando un taglio dei tassi di interesse anche per dicembre da parte della Banca Centrale Europea (BCE).

E stavolta, sarebbe nell’ordine del mezzo punto percentuale. Il ritorno di Trump complica le prospettive di crescita nell’unione monetaria, perché crea incertezze rispetto alle scelte della futura amministrazione. La minaccia dei dazi si rivela una spada di Damocle per l’economia europea, che si regge sulle esportazioni. L’indebolimento congiunturale prospetta la necessità per Francoforte di sostenere la domanda interna per evitare la recessione. E tassi più bassi favoriranno consumi e investimenti.

Mercato obbligazioni resta debole

Un’azione del genere non può essere presa a cuor leggero, perché i dazi significano anche costi delle importazioni più alte, cioè possibile aumento dell’inflazione. Per questo la previsione di dicembre appare francamente un po’ ardita. Che sul tavolo vi sarà il quarto taglio dei tassi di fila, è fuori dubbio. Che sarà varato nel formato maxi, non sembra ancora così certo. Ma c’è da dire che la stessa BCE troverebbe conforto nell’approccio espansivo della Federal Reserve, attesa tagliare i tassi sia domani che a dicembre. E il mercato delle obbligazioni rimane indebolito rispetto al quadro di ottobre. Qualche acquisto è servito semplicemente a correggere gli eccessi ribassisti delle settimane scorse.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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