Transizione energetica, addio. Con Trump finisce lo smantellamento dell’industria europea ad opera degli estremisti green

La transizione energetica subisce un colpo definitivo con il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Addio all'estremismo green.
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Transizione energetica bocciata anche negli Usa
Transizione energetica bocciata anche negli Usa © Licenza Creative Commons

Abbiamo esposto per anni l’industria europea all’estremismo green capeggiato da una biondina svedese di nome Greta Thunberg, rappresentante di un mondo idealistico e iper-ideologizzato sconnesso dalla realtà. Le elezioni europee prima e quelle americane di ieri hanno posto fine alla transizione energetica. Questa è stata intesa come politica ambientale perseguita senza riguardo per l’impatto sulle vite dei comuni cittadini e le economie.

Transizione energetica ferita a morte da Trump

Nel suo discorso della vittoria, il presidente eletto Donald Trump ha ricordato che gli Stati Uniti abbondano di “oro liquido”, da estrarre in quantità maggiori per fare andare avanti l’economia americana.

L’inflazione è stato probabilmente il tema più avvertito dalla popolazione, che negli ultimi anni ha patito i costi delle follie ambientaliste, anche se più in Europa che Oltreoceano. Il ritorno del tycoon alla Casa Bianca rievoca la politica repubblicana del “drill, baby, drill”.

Già poche ore prima che si chiudessero i seggi negli Stati Uniti, un colpo alla transizione energetica arrivava dalla Germania, epicentro in questi anni del fanatismo green con i Verdi al governo da tre anni. Berlino apre alla richiesta di Francia e Italia di non sanzionare le imprese europee che per l’anno prossimo non saranno state in grado di rispettare i criteri sulle emissioni di CO2 fissati dall’Unione Europea. Il comparto auto, in particolare, rischia di pagare multe salatissime.

Da Germania aperture su revisione Green Deal

Nelle settimane passate, sempre la Germania e per bocca del ministro all’Economia, Robert Habeck, esponente dei Verdi, aveva aperto all’ipotesi di anticipare il riesame del Green Deal dal 2026 ai prossimi mesi. In questo modo, considera la possibilità di rinviare la scadenza del 2035 entro cui potranno essere prodotte solo auto elettriche. L’economia tedesca si contrae da due anni e il governo federale è talmente impopolare che in queste ore il cancelliere Olaf Scholz sta cercando disperatamente di evitare le elezioni anticipate.

La transizione energetica è un insieme di imposizioni e divieti imposti da Bruxelles su pressioni dei Verdi e dei socialisti. La sinistra ha trovato il modo per lottare contro il capitalismo a distanza di trentacinque anni dalla caduta del Muro di Berlino. L’amministrazione Biden aveva assecondato questi piani reclamati dall’ala liberal del Partito Democratico americano, ma almeno con il varo dell’Inflation Reduction Act aveva cercato di contenerne i danni. Fintantoché la prima economia mondiale ha spalleggiato l’Europa sul fanatismo ambientalista, i vertici comunitari hanno sentito di avere le spalle coperte sul piano politico e dei processi decisionali globali.

Con Trump finito fanatismo green al potere

Ma ora alla Casa Bianca è tornato Trump, che di transizione energetica non vuole sentire parlare. Malgrado tra i suoi più stretti collaboratori vi è e sarà Elon Musk, fondatore di Tesla, il repubblicano non vuole imporre restrizioni alle vendite di auto con motore a combustione. Senza più gli americani ad inseguire l’esempio europeo su come aumentare il costo della vita nel nome dell’ideologia, l’Unione Europea è messa con le spalle al muro. Non può restare l’unica area ricca del pianeta ad auto-flagellarsi. Non avrebbe alcun senso rispetto agli obiettivi ambientali da centrare e sarebbe un inutile suicidio economico.

L’aria a Bruxelles era cambiata già da questa estate. Dopo le elezioni europee i governi di Francia e Germania si sono indeboliti sul piano politico e non sono più riusciti ad imporre la loro agenda ai partner e ai commissari uscenti. La presidente Ursula von der Leyen si è riposizionata a destra insieme al suo Partito Popolare Europeo, aprendo persino alle formazioni sovraniste. Quelli che per i fanatici del green sono i “negazionisti climatici”, stanno rafforzandosi nel continente.

Si tratta di leader e movimenti che più che a negare i cambiamenti climatici, intendono trovare un punto di compromesso tra la difesa dell’ambiente e le ragioni dell’economia. Partono dal presupposto che se anche noi europei smettessimo di respirare, l’inquinamento mondiale scenderebbe solo dell’8%. Sempre ammesso che potenze come Cina e India non aumentassero le rispettive emissioni.

Transizione energetica ipocrisia elitaria

La transizione energetica non è soltanto lo stop alle auto elettriche. Si traduce nell’imposizione di case green per tutti (chi non rispetta i requisiti, si faccia un mutuo per ristrutturarla), lotta agli allevamenti e riduzione delle aree coltivabili. In nome dell’ambiente si vuole creare un sistema antrofobo, dove la presenza dell’uomo è da considerarsi negativa e va, in qualche modo, estirpata. Gli elettori delle due sponde dell’Atlantico hanno bocciato questo delirio, diffuso tra segmenti della popolazione altamente ipocriti. Sono coloro che lottano contro le auto, salvo spostarsi con il jet privato. Il popolo si è ribellato all’élite autoreferenziale e la sta spuntando. Non resta che prendere i popcorn per assistere alle giravolte comunitarie.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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