Con l’ingresso nel sistema pensionistico italiano della riforma Fornero, furono modificate alcune regole del sistema previdenziale. Tralasciando ciò di cui si lamentano i lavoratori da anni, e cioè l’inasprimento dei requisiti per le pensioni, ciò che è cambiato radicalmente è la distinzione netta tra chi ha contributi prima del 1996 e chi non li ha. La suddivisione nata dalla legge Dini, che introdusse il sistema contributivo, adesso diventa più marcata. In effetti, già con la legge Dini ai contributivi puri furono imposte regole più stringenti per andare in pensione rispetto ai misti.
Pensione di vecchiaia o anticipata, ecco come fare nel 2025 per accelerare le uscite
Per andare in pensione, per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, ci sono regole molto rigide e forse più stringenti. Per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, con il primo contributo versato dopo il 31 dicembre 1995, la pensione di vecchiaia a 67 anni di età si ottiene, oltre che raggiungendo la giusta carriera contributiva dei soliti 20 anni, anche raggiungendo un importo soglia della pensione, al di sotto del quale la pensione non viene concessa.
Con la riforma Dini questa soglia nacque in misura pari a 1,5 volte l’importo dell’Assegno Sociale. Una soglia che anche la riforma Fornero confermò nel 2012 e che è stata valida fino al 31 dicembre 2023. Infatti, dal gennaio successivo, il governo Meloni ridusse questo limite a un importo pari all’assegno sociale.
Quindi, anche oggi e nel 2025, per poter andare in pensione di vecchiaia in qualità di soggetto contributivo puro, l’importo minimo del trattamento da raggiungere è più basso che in passato. Ricapitolando, a 67 anni di età e con 20 anni di contributi versati, i soggetti che rientrano nel sistema misto perché hanno iniziato a versare prima del 1995 vanno in pensione a prescindere dall’importo di questa pensione.
I contributivi puri, cioè chi ha iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995, vanno in pensione solo se la loro pensione è quanto meno pari all’importo dell’Assegno Sociale. Parlando del 2024, ci vuole una pensione pari almeno a 534,41 euro al mese. Una cifra bassa, che può sembrare facilmente raggiungibile. Ma che invece nasconde insidie perché il contributivo puro è un soggetto la cui pensione non viene integrata al minimo e non prevede maggiorazioni sociali. Tutte le pensioni esclusivamente contributive seguono queste regole rigide.
Pensione anticipata contributiva 2025, come funzionerà?
In effetti, anche la pensione anticipata contributiva, altra misura per chi non ha versamenti prima del 1996, è soggetta a questi vincoli di importo soglia. Anzi, sono vincoli ben maggiori. Infatti, la pensione anticipata contributiva, che si ottiene a 64 anni di età e sempre con i soliti 20 anni di contributi, è una misura che si può percepire solo con un trattamento liquidato non inferiore a:
- 3 volte l’Assegno Sociale;
- 2,8 volte l’Assegno Sociale, ma solo per lavoratrici che hanno avuto un figlio;
- 2,6 volte l’Assegno Sociale per lavoratrici che hanno avuto più di un figlio.
E per quanto detto prima su integrazioni e maggiorazioni, ecco che le difficoltà per la pensione anticipata contributiva rispetto alla pensione di vecchiaia sono maggiori. Nella legge di Bilancio, però, qualche variazione per il 2025 arriva. Il governo, nella manovra che sta per essere completata, ha guardato ai contributivi puri agevolando il pensionamento. E facilitando il raggiungimento di questi importi soglia delle pensioni per entrambe le misure.
In effetti, si estende nel calcolo della soglia la pensione integrativa come computo. In parole povere, per raggiungere un importo minimo di pensione pari all’Assegno Sociale, o per arrivare a 3 volte l’Assegno Sociale (2,8 volte o 2,6 volte in base ai figli), si potrà usare anche la rendita proveniente dalle pensioni integrative.
In questo modo, nel calcolo della prestazione minima da raggiungere per poter centrare una delle due uscite, oltre alla pensione obbligatoria, l’INPS considera anche la rendita.
Un nuovo utilizzo della previdenza complementare, e in pensione si va prima
Se pensiamo, infine, che per le donne con figli, accedere alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata da contributivi può avvenire a un’età anticipata. Questa soluzione è ancora più da considerare. Le donne con figli, infatti, possono anticipare di 4 mesi a figlio l’età di uscita sia per la vecchiaia che per le anticipate. Quindi possono uscire con un taglio dell’età di 12 mesi (con tre o più figli, questo è lo sconto massimo) sia sui 67 anni della pensione di vecchiaia che sui 64 anni delle pensioni anticipate. E probabilmente nel 2025 si passerà a uno sconto ancora più cospicuo.
Infatti, si potrebbe arrivare a un taglio di 16 mesi e non più di 12 mesi, naturalmente per donne che hanno avuto almeno 4 figli. Tuttavia, uscendo dal lavoro a 66 anni invece che a 67, oppure a 63 anni invece che a 64, per via dei peggiori coefficienti di trasformazione, si rischia di avere ancora maggiori difficoltà ad arrivare a quegli importi di pensione. Ecco pertanto che usare la previdenza complementare è ancora più importante per arrivare alle soglie.
Salve vorrei qualche informazione grazie