Fino a che età i figli disoccupati possono essere fiscalmente a carico? Come canta Ligabue con il brano Per Sempre: “Mia madre che prepara la cena cantando Sanremo, carezza la testa a mio padre, gli dice: “Vedrai che ce la faremo”. Per sempre, solo per sempre. Cosa sarà mai portarvi dentro solo tutto il tempo? Per sempre, solo per sempre”. L’amore che unisce i genitori ai figli è eterno e indissolubile. I genitori non smettono mai di amare e soprattutto di preoccuparsi del bene dei propri figli.
Per questo motivo è più che ne normale che i genitori decidano di farsi carico, ove necessario, anche economicamente del figlio. Questo avviene non solo quando il figlio è ancora un bambino, ma anche in età adulta. Una situazione che coinvolge molte famiglie, le quale si ritrovano a dover sostenere giovani che fanno fatica a trovare un impiego. Se è pur vero che l’amore e l’aiuto dei genitori non ha limiti, questo non vale purtroppo dal punto di vista fiscale. Le risorse a disposizione dello Stato, d’altronde, non sono infinite. Ne consegue che le varie misure messe in campo dal governo hanno quasi sempre dei paletti ben precisi e sono rivolti a determinate categorie di persone.
Figli disoccupati a casa: fino a che età possono essere considerati fiscalmente a carico
Le famiglie con figli a carico e alla prese con delle difficoltà economiche possono accedere a diversi bonus e detrazioni, come ad esempio quelle per eventuali cure mediche oppure per le tasse universitarie. Entrando nei dettagli è possibile beneficiare delle detrazioni per figli a carico solo per figli con un’età superiore a 21 anni. Fino a questa età, infatti, le detrazioni vengono inglobate nell’assegno unico universale per figli a carico. Ebbene, stando alla normativa vigente, come ricordato dall’Agenzia delle Entrate attraverso la circolare numero 23 /E datata 1 agosto 2023, sono considerati:
“fiscalmente a carico i figli che abbiano un reddito non superiore a euro 2.840,51 (per il computo di tale limite si considera il reddito al lordo degli oneri deducibili). Per i figli di età non superiore a ventiquattro anni, tale limite di reddito è elevato a euro 4.000“. Si sottolinea inoltre che in base al “principio dell’unitarietà del periodo d’imposta, la condizione di figlio fiscalmente a carico deve essere verificata con riferimento al 31 dicembre di ogni anno. Pertanto, nella specie, trattandosi di un’agevolazione spettante per il solo anno d’imposta 2023, occorre verificare il superamento o meno del limite reddituale alla data del 31 dicembre 2023”.
Stando alle attuali disposizioni, quindi, non vi è un’età massima entro cui un figlio può essere considerato fiscalmente a carico. Bensì si tiene contro del reddito che non deve superare le soglie prima citate, a seconda che il figlio abbia un’età superiore o inferiore a 24 anni.
Cosa cambia a partire dal 2025
A partire dal 2025, però, le cose potrebbero cambiare. Con la prossima legge di Bilancio, infatti, il governo potrebbe decidere che, una volta raggiunta l’età di 30 anni, i figli non potranno essere considerati fiscalmente a carico dei genitori. Il tutto a prescindere dal reddito. Anche un figlio disoccupato o con un reddito annuo inferiore a 2.840,51 euro quindi, al compimento del trentesimo anno di età, non potrà più essere considerato fiscalmente a carico dei genitori. Fanno eccezione i figli con disabilità che continueranno ad essere considerati fiscalmente a carico anche con un’età superiore a 30 anni. Questo a patto di avere un reddito inferiore a quota 2.840,51 euro all’anno. Si resta comunque in attesa dell’approvazione definitiva della legge di bilancio che, grazie ai vari emendamenti, potrebbe essere ancora oggetto di diverse modifiche.