Non è un bel tempo per essere di sinistra oggi. Di sconfitta in sconfitta, si perde la fiducia persino negli elettori. Chiedere ai socialisti europei, che da anni sbraitano contro i popoli che non li capiscono, tacciandoli di ignoranza, ingenuità e di essere beceri. Tra qualche mese perderanno con ogni probabilità anche la guida del governo tedesco. A quel punto, non resterà che sperare in Pedro Sanchez, il premier socialista che dal 2018 riesce a restare in sella, malgrado l’assenza di una maggioranza parlamentare propria.
Spagna ultima frontiera da difendere
Ed è proprio in Spagna che si concentrano le ultime convulsioni dei compañeros. Governo e opposizione si rimpallano la responsabilità della tragica alluvione di Valencia. Il Psoe ha preso di mira il governatore conservatore Carlos Mazon, accusato di avere lanciato l’allerta meteo troppo tardi. I conservatori ribattono che la colpa del disastro sarebbe della vicepremier e ministro per la Transizione ecologica, Teresa Ribera. Nominata vicepresidente e commissario al Clima e all’Energia da Ursula von der Leyen, è stata presa di mira dai gruppi di centro-destra nell’audizione di questo martedì. I socialisti per ritorsione pretendono che la vicepresidenza esecutiva venga sottratta a Raffaele Fitto e che siano depotenziate le deleghe del commissario ungherese Oliver Varhelyi su Salute e Protezione animale.
Il punto è che i socialisti non possono permettersi che Ribera venga depotenziata o persino bocciata. Provocherebbe una crisi politica a Madrid, che è ormai la loro ultima frontiera da difendere ad ogni costo. Non esisterebbe più alcun paese di rilievo ad essere governato da loro. Resterebbero rappresentati solamente dal presidente del Consiglio europeo, carica esercitata dall’ex premier portoghese Antonio Costa. Troppo poco. Sanno già che prenderanno una batosta in Germania e che perderebbero probabilmente anche in Spagna nel caso di elezioni anticipate. Per questo agitano disperati il loro “no pasaran”.
Sotto il potere niente
Il problema dei socialisti è sempre lo stesso da molti anni a questa parte. Ribaltano i termini della questione. Anziché interrogarsi perché non li voti più nessuno, vanno a caccia di poltrone ad ogni livello di governo. Pensano di poter fare a meno dei successi elettorali per esercitare il potere. Si sono ritagliati da molto tempo uno spazio a Bruxelles come sacerdoti dell’establishment. Vedono come fumo negli occhi l’alleanza già in corso tra Partito Popolare Europeo e forze alla sua destra come i Conservatori di Giorgia Meloni e i Patrioti di Matteo Salvini, Marine Le Pen e Viktor Orban. E non per questioni squisitamente ideologiche. Sanno che sarebbe la fine del loro potere sovranazionale, custodito gelosamente da decenni.
Ai socialisti manca una ragione sociale, oltre ovviamente alle poltrone. In Europa non hanno una visione che possa spingere i cittadini a prenderli in seria considerazione. Blaterano di transizione energetica, accoglienza (un po’ meno, ultimamente) e diritti Lgbt, che tra le fasce sociali meno abbienti non solo non sono priorità, ma vengono viste (specie le prime due) con terrore per i costi che comportano. Bello parlare di case green, il difficile viene quando bisogna ristrutturare per decine di migliaia di euro nel nome dell’ideologia. Sulle auto elettriche anche peggio. E via discorrendo.
Ai socialisti serve andare all’opposizione
Peccato che proprio quelli che un tempo erano “le masse dei diseredati”, “la classe operaia” e “gli emarginati” dovrebbero essere, in teoria, l’elettorato di riferimento, pur non esclusivo, dei socialisti. Le convulsioni stanno paralizzando la Commissione europea, che a distanza di cinque mesi dalle elezioni non si è ancora insediata. Poi ci chiediamo perché i cittadini non vanno neanche più a votare! Forse è un bene che si arrivi al “redde rationem”. Anzi, certamente lo è, se serve a fare chiarezza.