L’inflazione in Turchia non scende più di tanto e le banconote ormai non riescono più a soddisfare le esigenze elementari per effettuare i pagamenti. Il taglio più alto è di 200 lire, che al cambio attuale corrispondono a meno di 5,49 euro. Venti anni fa, valevano oltre 111 euro. Ad ottobre, l’indice dei prezzi al consumo è salito del 48,58% su base annua, in lieve rallentamento dal 49,38% di settembre. L’apice era stato toccato nel maggio scorso al 75,45%, anche se già nell’ottobre di due anni fa era arrivata a superare l’85,50%.
Prezzi e tassi alti, c’è scarsa fiducia
Su base mensile, i prezzi sono saliti del 2,88% contro il 2,97% di settembre. L’aspetto più preoccupante riguarda l’indice core, ancora al 47,75% tendenziale. E tutto questo, nonostante la banca centrale tenga i tassi di interesse al 50% sin dal marzo scorso. Li ha aumentati del 41,50% dal giugno dello scorso anno. E’ il segno che le aspettative d’inflazione restino elevate, che i turchi non si fidino del loro stesso istituto centrale. Come dare loro torto, dopo anni di fregature?
Banche in difficoltà sul contante
Fatto sta che oggi le banconote da 200 lire in Turchia incidono per l’80% dell’intero contante in circolazione contro il 16% del 2010. Le banche sono costrette a rifornire gli ATM anche tre volte al giorno. Il Paese è ancora molto legato al cash e poiché il taglio massimo vale relativamente ormai poco, per pagare servono sempre più biglietti. Si vocifera che entro breve le banche non erogheranno più agli ATM banconote sotto le 200 lire.
Negli anni Novanta si presentò lo stesso problema quando l’economia fu travolta dall’iperinflazione. Allora, la banca centrale rimosse sei zeri ed emise quella che fu definita la “nuova lira turca”, la moneta ancora oggi in circolazione. Il tasso di cambio contro il dollaro è collassato negli ultimi anni.
Banconote in Turchia travolte dall’inflazione
I funzionari della banca centrale non hanno ancora deciso se emettere nuove banconote in Turchia dal taglio superiore alle 200 lire. Il governatore Fatih Karahan ha ammesso, tuttavia, che il tema è oggetto di analisi. Probabile che la decisione dipenderà dall’evoluzione dell’inflazione nei prossimi mesi. Più essa perdura a livelli elevati e maggiore la necessità di tagli più alti. Se i prezzi crescessero al ritmo medio mensile di ottobre, tra un anno risulterebbero di oltre il 40% maggiori ad oggi. A quel punto, le 200 lire comprerebbero ancora minori beni e servizi e il cambio contro le valute forti sprofonderebbe ancora più in basso.