La maggioranza Ursula non c’è più, anche l’Unione Europea va a destra e molla la sinistra dei diktat

La maggioranza Ursula si è sgretolata prima ancora che la Commissione s'insedi. Smottamento verso destra a Bruxelles sull'onda di Trump.
3 giorni fa
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La maggioranza Ursula non c'è più
La maggioranza Ursula non c'è più © Licenza Creative Commons

Via libera a Raffaele Fitto e Teresa Ribera come vicepresidenti esecutivi della Commissione europea, il primo con delega ai Fondi di coesione e la seconda alla Transizione ecologica. L’accordo tra i gruppi politici era naufragato nella prima serata di ieri, a seguito dell’insistenza del Partito Popolare sulle dimissioni della spagnola nel caso in cui fosse indagata per l’alluvione di Valencia. Per ritorsione i socialisti avevano sparato contro la vicepresidenza dell’italiano. Alla fine, quadra trovata. Ma la maggioranza Ursula non esiste più.

Maggioranza Ursula si sfalda con Trump rieletto

I capi-delegazione della Commissione Affari regionali hanno approvato con i due terzi dei voti la nomina di Fitto e subito dopo è stato così anche per Ribera alla Commissione Ambiente. Tuttavia, l’accordo politico che era stato alla base del bis di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è carta straccia. Popolari, liberali e socialisti lo hanno teoricamente rinnovato, ma sono solo parole per dare il via libera al governo comunitario ed evitare ulteriori mesi di impasse dinnanzi a un’America forte con Donald Trump ormai prossimo al comando.

Meloni voterà sì alla Commissione europea

Tanto per cominciare, i Verdi non approveranno la nuova Commissione alla votazione del 27 novembre. Anche i 13 socialisti francesi presenti all’Europarlamento negheranno il loro appoggio. Invece, lo garantiranno i 24 eurodeputati di Fratelli d’Italia. La premier Giorgia Meloni lascerà libertà di voto ai colleghi di ECR, il gruppo conservatore di cui è presidente. Basta questo per dire che la maggioranza Ursula sia andata in frantumi e che ne esiste una nuova, spostata a destra. I popolari hanno mutuato dall’Italia la politica dei due forni. Non cederanno più alle richieste più spinte della sinistra. Ogni volta che non si troveranno d’accordo con i socialisti, voteranno insieme alla destra.

La sinistra stessa è consapevole di cosa stia accadendo.

Per questo ha provato fino all’ultimo secondo di sabotare la nomina di Fitto, nel tentativo di far saltare i nervi a Meloni e spingerla fuori dall’accordo. Un fatto impensabile. In primis, perché all’Italia spetterebbe ugualmente una posizione di peso nelle istituzioni comunitarie. Secondariamente, perché a Roma conoscevano le mosse disperate di Madrid e Berlino. Infine, non sarebbe cambiato lo stesso granché. Fratelli d’Italia a parte, c’è tutto uno schieramento a destra, dai conservatori ai Patrioti e fino agli identitari più sovranisti, che ormai è stato legittimato. I popolari hanno più volte votato nelle ultime settimane con questo blocco, dimostrando di possedere una maggioranza alternativa a quella Ursula tradizionale.

Spostamento a destra a Bruxelles

L’hanno definita maggioranza Venezuela, perché per la prima volta si è palesata ad ottobre con una votazione di condanna del regime di Nicolas Maduro e il riconoscimento di Edmundo Gonzalez Urrutia quale presidente legittimo dello stato andino. Il tessitore della nuova alleanza è il tedesco Manfred Weber, bavarese e nemico interno della sua connazionale alla presidenza. Si è battuto per consentire all’Italia di ottenere un ruolo di peso nella nuova Commissione. I suoi rapporti con il governo Meloni sono ottimi. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, fa da tramite.

Lo spostamento a destra di Bruxelles non è figlio solo di tatticismi. Le elezioni europee di giugno hanno determinato la possibilità di una maggioranza alternativa a quella delle scorse legislature. I socialisti hanno visto ridurre il loro peso insieme ai liberali e ai Verdi. Al contrario, sono cresciuti i popolari e il blocco della destra. Inoltre, la sinistra è in affanno un po’ ovunque in Europa. Sta per perdere anche la guida della Germania, mentre in Francia il governo di Michel Barnier si regge su un patto tacito con Marine Le Pen.

Con nuova maggioranza Ursula fine ad estremismo green

La vittoria di Trump di due settimane fa completa il quadro.

Interloquire con Washington nei prossimi anni sarebbe impossibile o perlomeno complicatissimo con socialisti e Verdi, che si sono mostrati iper-ideologici e spesso estranei alla realtà. Certo è che la fine ufficiosa e non ufficiale della maggioranza Ursula è la spia di un apparato politico-amministrativo che non funziona. A cinque mesi e mezzo dalle elezioni non abbiamo una squadra che risponda alle indicazioni dei cittadini. C’è profonda incertezza su quali politiche seguirà Bruxelles su temi chiave come economia, transizione energetica e Ucraina. La buona notizia è che i Verdi si sono tirati fuori. Non abbiamo bisogno di una religione ambientalista, bensì di pragmatismo. E il loro estremismo ha prodotto danni già in gran parte irrecuperabili.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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