L’annuncio a sorpresa di Unicredit sull’offerta pubblica di scambio con le azioni Banco BPM ha destato scalpore nella giornata di ieri. Andrea Orcel era già impegnato sul difficile fronte tedesco, dove sta cercando di scalare Commerzbank, malgrado l’opposizione dell’establishment in Germania. Nessuno si aspettava che ne avrebbe aperto un altro in casa. Tant’è che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha citato una celebre frase di Claus von Clausewitz: “il modo più certo di perdere le guerre è combattere su due fronti”.
Golden power, minaccia del governo
Al di là del giudizio che si possa avere sull’operazione appena avviata, c’è di certo che Orcel non abbia rispettato granché i modi. Non lo fece neanche tre anni fa, quando si alzò di scatto dal tavolo delle trattative con il governo Draghi su Monte Paschi di Siena. Le etichette nel mondo degli affari contano come a Buckingham Palace. Del resto, anche il governo tedesco ha lamentato i modi “predatori” nell’entrare nel capitale di Commerzbank.
Politica in subbuglio su terzo polo bancario
Ma le forme c’entrano fino a un certo punto. Già dopo qualche ora dall’annuncio, Orcel faceva sapere di non avere “ambizioni su MPS”. E questo ha spinto l’esecutivo ad intervenire a borse chiuse. Lo ha fatto con toni sprezzanti il vicepremier Matteo Salvini, secondo cui Unicredit non sia una banca italiana e Banco BPM va difeso dalla scalata. L’istituto opera in quei territori del Nord in cui la Lega continua ad avere un peso politico rilevante. A rischio c’è la tenuta del tessuto imprenditoriale locale, che vive di finanziamenti per investire e gestire la liquidità aziendale.
In realtà, il problema è ben più ampio ed esce dagli stretti confini padani. La golden power è la reazione di un governo irritato per avere visto sgretolarsi il terzo polo bancario, così faticosamente perseguito in mesi di trattative sotterranee. Nelle scorse settimane, Banco BPM aveva rilevato il 5% di Monte Paschi dal Tesoro. Un altro 3% era stato preso da Anima, holding che controlla e che sta scalando proprio in queste settimane. Sommato all’1% che già questa deteneva, in tutto Banco BPM possiede direttamente e indirettamente il 9% di Siena. Un altro 7% lo possiedono gli imprenditori Francesco Gaetano Caltagirone e la famiglia Del Vecchio.
Piano Giorgetti tutto da rifare?
La privatizzazione di Monte Paschi si era sostanzialmente conclusa con il Tesoro, ancora all’11,72% del capitale, convinto di avere lasciato la banca in mani italiane e certe. Adesso, Unicredit rimette tutto in discussione. Orcel non è interessato alla banca toscana. La minaccia della golden power gli farà cambiare idea? Si tratta di uno strumento in mano al governo, che può bloccare operazioni che abbiano ad oggetto asset strategici nazionali. E le banche lo sono di certo.
Unicredit non può permettersi di perdere la battaglia su Banco BPM. Rischierebbe un attimo dopo di ricevere lo stesso trattamento dal nuovo governo tedesco. Del resto, se ti bloccano in patria, perché a Berlino dovrebbero benedire stranieri una scalata ostile dall’estero? Potrà esserci un punto di intesa tra le parti? Possibile. A meno che Orcel sia così ingenuo da pensare di poter picconare un piano del governo, dovrà scendere a più miti consigli. Quel 9% che Banco BPM già possiede in Monte Paschi verrebbe mantenuto. Né crescita, né cessioni. Tutto rimarrebbe così. Un “congelamento” della situazione che può portare a un via libera di Palazzo Chigi.
C’entra anche affaire Mediobanca-Generali
Il governo stesso dovrebbe rendersi conto che il terzo polo, per quanto ipotesi affascinante, sia più una suggestione.
Il film che ci eravamo fatti (sbagliando?) nei giorni scorsi era questo: Banco BPM rileva le quote dai due imprenditori e soci oggi in Monte Paschi. Può controllare così Mediobanca, essendo un soggetto bancario. A quel punto, si ritroverebbe in possesso anche del 13% in Generali (la quota di Mediobanca). Sempre i due imprenditori posseggono nella compagnia il 16,85%. E così, il connubio tra Banco BPM e i due soci ridisegnerebbe la mappa del potere finanziario in Italia.
Golden power spada di Damocle sulla testa di Orcel
Questo piano salterebbe con una Unicredit a capo di Banco BPM ed estranea a questi accordi, veri o presunti che siano. Anni fa, Piazza Gae Aulenti azzerò la sua quota in Mediobanca. Difficile che voglia caricarsela. Il dubbio che circola nello stesso governo sarebbe questo: Orcel agisce forse per difendere lo status quo? Ed eventualmente da solo o per conto di chi? Finché non ci saranno risposte, la golden power resta una spada di Damocle sulla sua operazione domestica. Le banche sono affare di stato, spiace ammetterlo. O si trova un’intesa politica o salta tutto.