Tra Israele e Libano si va verso un cessate il fuoco, che non determina certamente la fine della guerra. Ad ogni modo, una piccola notizia positiva dopo mesi di conflitto diretto sempre più allarmante tra i due stati confinanti. E i bond del Libano risalgono sul mercato secondario. Ieri, la scadenza in dollari del 20 novembre 2031 con cedola 7,15% (ISIN: XS1720805537) valeva all’incirca sui 9,20 centesimi, ma nelle precedenti sedute era arrivata fin quasi a 11 centesimi. Numeri che restano bassissimi, visto che il Paese dei cedri è in default sin dal mese di marzo del 2020, quando non pagò un Eurobond per 1,2 miliardi di dollari.
Mercato più fiducioso da settembre
A dire il vero, il bond del Libano è in rialzo sin dalla fine di settembre, quando ancora valeva meno di 6 centesimi. La data non è casuale. Fu proprio quasi due mesi fa che venne ucciso in un raid il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. L’uomo aveva guidato il “partito di Dio” negli ultimi 30 anni. Era un protagonista della vita politica nazionale. Da allora, la struttura del potere dell’intera organizzazione è stata praticamente annientata.
Cosa c’entrano questi fatti con l’apprezzamento dei bond del Libano? Il mercato starebbe scommettendo su un nuovo corso politico, evidentemente in cui il peso di Hezbollah sia inferiore a quello attuale. Il partito filo-iraniano ha impedito qualsiasi accordo con il Fondo Monetario Internazionale per ottenere prestiti in cambio di riforme. Questa posizione massimalista non sta rendendo possibile neanche l’avvio di serie trattative con i creditori per la fine del default.
Rating “spazzatura”, debito alle stelle
In un’ottica puramente speculativa, avrebbe senso raccattare bond del Libano oggi? Ci vuole un’enorme dose di coraggio anche solo per porsi la domanda. I rating restano a dir poco infimi: D (Default) per S&P, RD (Restricted Default) per Fitch e C per Moody’s.
Non solo sono bassissime in valore assoluto, ma bisogna considerare che la bilancia commerciale ha esitato nel 2023 un saldo passivo di 12 miliardi, circa il 68% del Pil. Anche prima della devastante crisi economica, le importazioni nette ammontavano a circa un terzo del Pil. Questo significa che il Paese ha un disperato bisogno di valuta straniera per continuare ad importare dall’estero, ma i capitali non possono arrivare di certo ora che per giunta è in corso pure una guerra. Dunque, un’ulteriore svalutazione del cambio rischio concretissimo.
Fine default per bond Libano non vicina
Tuttavia, il cambio di mercato si è stabilizzato nelle ultime settimane, attestandosi a circa 89.600 lire contro 1 dollaro. Incredibile che stia avvenendo sotto le bombe. Probabile che la situazione sia così disperata che le importazioni ne stanno risentendo, riducendo il disavanzo commerciale. Probabile anche che il mercato stia scommettendo sulla fine della guerra da qui a breve e su un successivo ciclo politico meno dipendente dagli umori di Hezbollah. Sarà, ma allo stato attuale i bond del Libano restano rischiosissimi. Per quanto in rialzo, le quotazioni segnalano valutazioni inferiori a un decimo del capitale nominale. I più ottimisti scontano, pertanto, perdite fino al 90%. E forse a preoccupare maggiormente sono i tempi di un possibile accordo con i creditori, tutt’altro che vicini.