Tanto tuonò che piovve. A Parigi è stato evocato l'”effetto Grecia” sul mercato sovrano con la possibile crisi di governo. Ed è accaduto proprio nelle scorse ore che i rendimenti francesi abbiano superato quelli dei bond ellenici. Sul tratto a 5 anni, il confronto è impietoso: 2,58% contro 2,40%. Agli inizi di giugno, prima delle elezioni europee, i rendimenti di Atene risultavano ancora superiori di ben 30 punti base o 0,30%. Ma anche sul tratto decennale è accaduto che gli Oat stiano offrendo più dei “sirtaki” bond.
Rendimenti francesi lontani dai Bund
Ieri, lo spread Oat-Bund si era allargato fino a 90 punti base o 0,90%, il dato più alto dal 2012.
Francia e Grecia a confronto
Ma ha senso che i rendimenti francesi risultino superiori a quelli offerti dai bond emessi dalla Grecia, Paese fallito e salvato per tre volte nel decennio scorso dalla cosiddetta Troika (UE, BCE e FMI)? La questione è complessa. Sui mercati la psicologia è spesso determinante. Gira un detto: “si sale con le scale e si scende con l’ascensore”. La caduta degli dei è spesso fulminea. E la Francia ha inanellato in poco tempo una serie di errori sul piano politico, che si sono tradotti in una paralisi economica e in una crisi fiscale conclamata.
Mentre la Grecia quest’anno chiuderebbe il bilancio con un deficit all’1,3% del Pil, la Francia rischia di vederlo salire sopra il 6%. Il nuovo governo di Michel Barnier ha rinviato al 2029 la discesa del deficit sotto il 3%, mentre l’Italia lo ha fissato al 2026. Questo fa sì che sostanzialmente Parigi sia l’unica in Europa a non essersi posta un obiettivo di risanamento fiscale nel medio termine.
Fondamentalmente, poi, il problema risiede nel fatto che la Grecia sia esposta per il 70% verso gli altri governi europei. Pur avendo un debito pubblico notevolmente più alto della Francia, si rifinanzia sui mercati in misura marginale. L’aumento dei tassi di interesse negli ultimi anni ha, quindi, inciso poco sul bilancio di Atene. I rendimenti francesi risentono, invece, proprio dell’aumento del debito, che a sua volta è accentuato dal peso degli interessi. A differenza dell’Italia, la Francia ha negli ultimi decenni mantenuto cronici disavanzi primari. Alla fine, tutto si paga. E con gli interessi, ça va sans dire!
Impasse politica
Cosa può accadere adesso? Il governo potrebbe scendere a patti con il Rassemblement National di Marine Le Pen per evitare che voti la sfiducia. Questo comporta due rischi per il premier. Sul piano politico, si tratterebbe di riconoscere ufficialmente la destra sovranista come interlocutore nelle istituzioni, cosa che il presidente Emmanuel Macron si è sempre rifiutato di fare. E ai mercati potrebbe giungere il messaggio sbagliato, ossia che, pur di sopravvivere, il governo sia disposto ad annacquare le misure di austerità fiscale.
Rendimenti francesi come “junk”
Le Pen è contraria ai tagli alla spesa pubblica e agli aumenti delle tasse. Inoltre, chiede una linea più dura contro l’immigrazione clandestina. O arriva qualche concessione o Barnier si ritroverà con un bilancio formalmente approvato con la procedura dell’art.49.3 della Costituzione, che prevede l’assenza del voto parlamentare. Tuttavia, un attimo dopo il governo non ci sarebbe più. E in assenza di nuove elezioni da qui al luglio prossimo, non ci sarebbe modo per gestire una situazione complicatissima.