La tensione sui mercati prosegue in Francia, dove stasera è atteso l’aggiornamento del rating da parte di S&P. Il giudizio attuale è AA- con outlook stabile, tre gradini sotto il livello massimo della tripla A. Alla fine del maggio scorso l’agenzia aveva declassato il debito sovrano francese. C’è il serio rischio che lo faccia anche nelle prossime ore, portando la sua valutazione ad A+, a due lunghezze sopra Spagna e Portogallo. Più probabile, tuttavia, che eventualmente avvenga prima la revisione al ribasso dell’outlook a “negativo”.
Spread BTp-Oat ai minimi dal 2010
I rendimenti francesi si aggirano al 2,95% sul tratto decennale nella mattinata di oggi, segnando uno spread con la Germania in area 80 punti base o poco più. L’altro ieri, questi era salito fino a 90 punti. Si accorciano, invece, le distanze con l’Italia, scese in queste ore a 38 punti, livello minimo dalla primavera del 2010.
Il rating della Francia risentirà probabilmente dei segnali negativi che stanno moltiplicandosi sui mercati e che hanno visto per la prima volta in assoluto gli Oat decennali offrire più della Grecia. Gli spread lungo la curva dei tassi sono in forte calo con l’Italia. I BTp a 2 anni offrono +16 punti sugli omologhi francesi, mentre i BTp a 5 anni +18. Poco prima delle elezioni europee di giugno e anche del primo taglio dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, gli spread BTp-Oat erano rispettivamente di 42, 51 e 82 punti.
Segnali negativi anche dai CDS
Segnale di allarme anche per i CDS a 5 anni della Francia. Si acquistano a 37,40 punti contro i 59,30 dell’Italia. Le distanze sono scese dai 38 punti di inizio giugno ai 22 attuali. Si ampliano, invece, con la Germania. Nel periodo considerato, passano da 15 a 25 punti. Si tratta dei titoli che proteggono gli investitori dal rischio default. Più sono cari e più alta la domanda, a sua volta sintomatica della paura tra gli obbligazionisti.
Ricordiamo che la crisi del debito in Francia ha iniziato a divampare subito dopo le elezioni europee, quando il presidente Emmanuel Macron scioglieva l’Assemblea Nazionale, avendo perso sonoramente il voto contro il Rassemblement National. Ne è seguita la nascita solo a settembre di un governo privo di maggioranza e che si regge sull’astensione determinante del partito di Marine Le Pen. Il premier Michel Barnier ha aperto ad alcune modifiche alla legge di bilancio, tra cui la rinuncia all’aumento della tassazione sulle bollette di luce e gas. La leader della destra chiede di più e se non lo otterrà entro lunedì, voterà la sfiducia presentata dalla sinistra.
Rating Francia esposto alla crisi politica
Le aperture del governo sul bilancio potrebbero essere accolte ambiguamente dalle agenzie di rating chiamate a giudicare la Francia. Se da un lato riducono il rischio di una caduta imminente dell’esecutivo, dall’altro accrescono i dubbi sul risanamento dei conti pubblici. E fino al luglio prossimo non si potrà tornare a votare secondo la Costituzione. I mercati considerano Parigi in balia di istituzioni paralizzate da un azzardo che Macron ha evidentemente perso, facendone pagare il prezzo all’economia.