Se nel sistema previdenziale italiano c’è un’età che i contribuenti vedono come una sorta di obiettivo da centrare, questa età è quella dei 67 anni. Perché a 67 anni un contribuente che ha completato il minimo contributivo richiesto, cioè i 20 anni di contributi, può finalmente dire di aver maturato il diritto alla pensione. A meno che non sia un contribuente che ha il suo primo accredito di contributi dopo il 1995. In questo caso, infatti, serve arrivare a una pensione non inferiore all’importo dell’assegno sociale per poter dire di aver centrato il diritto alla pensione.
Ma oggi, ad alcuni di questi soggetti che hanno situazioni particolari, diciamo che oltre al diritto alla pensione si matura quello degli arretrati. Mesi di arretrati di pensione nonostante si tratti di soggetti che hanno appena compiuto i 67 anni? Ciò che sembra una fake news in effetti non lo è. E adesso capiremo il perché.
Pensioni 2025 a 67 anni, ecco come recuperare più di 9.500 euro di arretrati per i nati nel 1958
Il sistema prevede due diverse platee di contribuenti per le pensioni di vecchiaia ordinarie. Da un lato, coloro che hanno iniziato a versare contributi solo dopo il 31 dicembre 1995; dall’altro, quelli che hanno iniziato prima. Per questi ultimi, la pensione di vecchiaia si ottiene con:
- almeno 67 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi.
Per i primi, invece, la pensione di vecchiaia ordinaria si ottiene con:
- almeno 67 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi;
- pensione minima non inferiore all’assegno sociale (nel 2025, 538,69 euro).
Queste sono le regole generali. Per chi ha iniziato a versare dopo il 1995, allo svantaggio del requisito in più da maturare c’è il vantaggio di poter scontare 4 mesi per ogni figlio avuto sull’età pensionabile.
Naturalmente parliamo di lavoratrici e non di lavoratori.
- 66 anni e 8 mesi per chi ha avuto un figlio;
- 66 anni e 4 mesi per chi ha avuto due figli;
- 66 anni esatti per chi ha avuto tre figli;
- 65 anni e 8 mesi per chi ha avuto quattro o più figli.
Altro che nate nel 1958, perché a conti fatti la pensione nel 2025 si può aprire anche per le nate nel 1959 o addirittura per alcune nate nel 1960.
Cosa succede a chi comunque ormai è arrivato a 67 anni di età?
E chi invece, non conoscendo queste regole, è ormai prossima ai 67 anni, cosa succede? Partiamo dal concetto che il metodo di calcolo delle pensioni con il sistema contributivo prevede dei vantaggi nell’uscire ad un’età avanzata.
A parità di contributi versati e con lo stesso montante, chi esce a 67 anni prende una pensione migliore di chi esce, per esempio, a 66 anni. Anzi, per le lavoratrici che hanno avuto dei figli, c’è un vantaggio ulteriore che deriva dal coefficiente di trasformazione, che diventa ancora più favorevole in presenza di più figli.
Nello specifico, chi esce a 67 anni di età riceve un calcolo della pensione con il coefficiente dei 67 anni, che nel 2025 sarà pari a 5,608%. Ma se si tratta di una lavoratrice con figli avuti, le regole cambiano così:
- Coefficiente di 68 anni per chi ha avuto uno o due figli, cioè 5,808%;
- Coefficiente di 69 anni per chi ha avuto tre o più figli, cioè 6,024%.
Naturalmente, chi esce prima dal lavoro, godendo degli sconti prima citati, non può godere di questo vantaggio in termini di calcolo della pensione, perché le due cose sono alternative tra loro. Ma chi si trova a 67 anni di età nel 2025 può ancora liberamente scegliere.
Dal momento che deve arrivare a un trattamento non inferiore a 538,69 euro al mese per andare in pensione, ipotizziamo che abbia 600 euro di pensione maturata.
In questo caso, la scelta potrebbe davvero propendere verso il richiedere, se si tratta di una lavoratrice che ha avuto 4 figli, la decorrenza dai 65 anni e 8 mesi. Godendo di 16 mesi di arretrati che, a circa 600 euro al mese, portano ad arretrati superiori ai 9.000 euro.