Ormai rappresentano il 40% dei consumi complessivi effettuati in valore, frutto di 12 miliardi di transazioni ogni anno, 224 a testa. I pagamenti elettronici si sono diffusi in ogni fascia della popolazione, anche perché oggigiorno non puoi ricevere più neanche l’accredito dello stipendio senza possedere un conto corrente. Ciononostante, restiamo fanalino di coda nell’Unione Europea, dove in media le transazioni pro-capite sono 394 all’anno. Siamo davanti solo a Bulgaria e Romania. I numeri ci dicono che nel primo semestre dell’anno con carta e app sono stati effettuati pagamenti per 223 miliardi, in crescita dell’8,6% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Disagi per clienti Intesa Sanpaolo oggi
Che i pagamenti elettronici offrano vantaggi sia a chi li effettua e sia a chi li riceve, è fuori di dubbio. L’innovazione tecnologica fa bene anche nella lotta all’evasione fiscale, dato che risulta molto più difficile sotto-dichiarare o nascondere del tutto allo stato un’entrata, se è tracciabile. Tuttavia, è la pretesa che diventino un monopolio e rimpiazzino del tutto il contante ad essere un’idea deleteria, oltre che pericolosissima.
Questa mattina, milioni di clienti di Intesa Sanpaolo non sono riusciti ad accedere al proprio conto online, né a visualizzare i movimenti da app. Il problema, rassicurano dall’istituto, sarebbe in via di risoluzione. Venerdì scorso, milioni di italiani non hanno potuto pagare con carta bancomat ai POS, né effettuare prelievi. Motivo? I cavi su cui operano le transazioni sono di Worldline e sono stati colpiti dai lavori di installazione delle tubature del gas di una società in Svizzera.
Rischi da scomparsa del contante
Questi due episodi, tra l’altro temporalmente molto ravvicinati tra loro, sono la più nitida dimostrazione di come i pagamenti elettronici non debbano mai diventare l’unica modalità per transare tra le parti.
Il denaro contante è soggetto esso stesso a rischi. Lo sappiamo. Possiamo smarrirlo o qualche malintenzionato può rubarcelo, tra l’altro mettendo in pericolo la nostra vita con aggressioni fisiche. Verissimo. Infatti, il dibattito non deve vertere sullo scegliere tra pagamenti elettronici o esclusivamente in contante, bensì sulla necessità di garantire l’esistenza di ciascuno dei due circuiti senza imposizioni o divieti normativi. Il monopolio non fa mai bene. Porta sempre ad abusi, costi e inefficienze. Le banche che dovessero essere sicure di non avere concorrenti nella gestione dei pagamenti, farebbero il bello e il cattivo tempo con i nostri denari. Gli stessi governi se ne approfitterebbero. Vedi minacce concrete come un prelievo forzoso, tassi negativi trasferibili alla clientela, ecc.
Alternativa ai pagamenti elettronici serve sempre
I numeri sui pagamenti elettronici sono destinati a crescere di anno in anno, perché questa è la tendenza, specie tra la popolazione non anziana. E’ probabile che, in valore, entro qualche anno già la massa dei pagamenti in contanti diventi minoritaria e che lo scontrino medio finanche si dimezzi rispetto all’importo attuale entro la fine del decennio. Ma guai ad invocare il monopolio di carte e app sull’onda dell’entusiasmo illimitato per la tecnologia. Equivarrebbe a tagliarci i ponti alle spalle marciando verso l’ignoto. Libertà e sicurezza valgono più di un clic.
Tra pro (meno furti, droga, ricettazione e lavoro in nero ) e contro (rischi di blackout, ridondabili tecnicamente e migliorabili a piacimento) non c’è confronto, siamo ancora in giro con monete e carta come millenni fa. La verità è che così fa comodo a troppi ed il governo ha paura di cambiare, serviranno forse altri cento anni ma il progresso non si può fermare.