Le cartelle esattoriali sono una materia davvero particolare da conoscere. In linea di massima, chi ha a che fare con le cartelle esattoriali sa bene i rischi che corre se lascia passare i termini e non paga. Sa benissimo che ci sono pignoramenti, ipoteche e fermi amministrativi che possono sopraggiungere all’omesso pagamento della cartella esattoriale.
Ma a volte c’è poca consapevolezza delle soluzioni alternative al pagamento, perché, per esempio, esistono strumenti come la prescrizione che potrebbero essere utilizzati dai contribuenti alle prese con queste cartelle esattoriali.
È proprio la scarsa consapevolezza di alcune regole che porta il contribuente a lasciarsi sfuggire delle occasioni favorevoli, finendo col rendere la cartella esattoriale annullabile. E spesso è proprio il contribuente indebitato a commettere un errore che trasforma una cartella esattoriale da non esigibile a esigibile.
Ecco l’errore che fa diventare da pagare una cartella esattoriale che invece poteva essere cancellata
La prescrizione di una cartella esattoriale ha una data prestabilita, anche se variabile in base alla natura del tributo, della tassa o dell’imposta evasa. Per prescrizione si intende quella che, a tutti gli effetti, è una scadenza della cartella esattoriale oltre la quale il concessionario alla riscossione non può più incassare.
O meglio, una scadenza entro la quale il contribuente può chiedere la cancellazione della pretesa del concessionario, che ha comunque la facoltà di continuare a pretendere il pagamento.
Infatti, deve essere l’interessato a presentare istanza di annullamento per sopraggiunto termine di prescrizione di una cartella. Non accade in automatico questa cancellazione.
Sicuri di conoscere le regole sulla prescrizione delle cartelle esattoriali?
La prescrizione deve innanzitutto essere riconosciuta da un tribunale per diventare effettiva. Oltretutto, il concessionario agisce per l’interruzione dei termini di prescrizione, nel senso che adotta tutto ciò che ha a disposizione per prolungare l’efficacia della cartella esattoriale.
In genere, il concessionario usa l’intimazione di pagamento, una lettera di diffida ad adempiere, una lettera di messa in mora. O il preavviso di quegli atti esecutivi che fanno tremare i contribuenti, come il fermo amministrativo dell’auto, l’ipoteca o il pignoramento.
Con questo genere di azioni, l’Agenzia delle Entrate Riscossione blocca così i termini di prescrizione originari e il calcolo della prescrizione ricomincia da capo.
I termini di prescrizione e come fa il concessionario ad aggiornarli
Ricapitolando, i termini di prescrizione, che siano di 3, 5 o 10 anni, decorrono in genere dai 60 giorni successivi alla notifica dell’atto. Perché 60 giorni sono i termini concessi al debitore per pagare la cartella dopo la sua notifica. Ma nel momento in cui il concessionario spedisce a casa del contribuente, tramite posta ordinaria o tramite PEC, un atto di interruzione tra quelli prima citati, la prescrizione della cartella di pagamento inizia a decorrere da capo, a far data dalla notifica del nuovo atto di interruzione.
Ma a volte è lo stesso contribuente a compiere atti che rifanno cominciare da capo i termini di prescrizione. O almeno questo è ciò che ha stabilito la Cassazione con una nuova ordinanza.
Nella nuova pronuncia dei giudici della Corte di Cassazione, precisamente l’ordinanza numero 27504 del 23 ottobre 2024, emerge che la richiesta di rateizzazione di una cartella esattoriale da parte del contribuente rappresenta un atto di interruzione della prescrizione anche se a compierlo è il contribuente stesso.
In pratica, questo contribuente non potrà contestare il sopraggiunto termine di prescrizione di una cartella esattoriale se, durante il decorso di questi termini, ha presentato domanda di rateizzazione e non ha mai provveduto a pagare le rate.
Ecco gli accorgimenti da prendere prima di chiedere le rate delle cartelle esattoriali
Quindi, tornano di attualità tutti i consigli che diamo sempre ai contribuenti alle prese con queste cartelle esattoriali. All’arrivo della cartella, è meglio leggerla bene. Prima di tutto per verificare che sia stilata in modo consono alle normative vigenti e che non abbia vizi che la rendano annullabile.
E poi, è importante verificare i dati riportati, compresi quelli che citano precedenti notifiche da parte del concessionario. Questo per capire se si possa procedere a chiedere la cancellazione della cartella per sopraggiunta prescrizione.
Azioni che andrebbero fatte non solo prima di pagare la cartella come preteso dal concessionario, ma anche eventualmente prima di pensare di spalmare il debito. Richiedendo poi quella rateizzazione che, come ci ha indicato la Cassazione, rischia di essere una sorta di boomerang.