La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato il quarto taglio dei tassi di interesse e sempre per lo 0,25%. Il tasso sui depositi bancari scende al 3%, quello di riferimento al 3,15% e sui rifinanziamenti marginali al 3,40%. Subito dopo la pubblicazione del comunicato, lo spread tra BTp e Bund si è leggermente ampliato fino a 110 punti base o 1,10%. Il rendimento decennale italiano è salito fino al 3,24%, mentre il cambio euro-dollaro è sceso sotto 1,05.
Tagliate previsioni di crescita
Parte del mercato ancora si aspettava che i tassi sarebbero scesi dello 0,50% dopo il board di oggi a Francoforte.
L’ampliamento dello spread può essere stato legato al taglio anche delle previsioni di crescita per l’area. Le stime aggiornate vedono il Pil in aumento dello 0,7% per quest’anno, dell’1,1% per il 2025, dell’1,4% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. A settembre, puntavano sul +0,8% per il 2024, sull’1,3% per il 2025 e sull’1,5% per il 2026. Questo significa che per il triennio in corso la crescita attesa si è ridotta cumulativamente dello 0,4%. E non è poco.
Stabilità dei prezzi più vicina
D’altra parte, sempre la BCE si aspetta che già l’anno prossimo il target d’inflazione al 2% venga centrato stabilmente. Per l’intero 2025 la crescita dei prezzi è attesa in calo al 2,1% tendenziale. Questo è un altro cambiamento nel testo del comunicato, che probabilmente il mercato obbligazionario digerirà con il passare delle ore e che, in linea teorica, porterebbe a un restringimento dello spread. Il raggiungimento del target non è più atteso “nella seconda metà del 2025”, segno che l’allentamento monetario proseguirà. Non a caso, si legge che ancora la politica monetaria è “restrittiva”.
Un altro punto da notare nel comunicato riguarda l’inflazione dei servizi, relativamente elevata, ma che la BCE giustifica con il fatto che gli adeguamenti salariali all’inflazione passata stiano avvenendo con notevole ritardo. In pratica, l’obiettivo della stabilità dei prezzi sarebbe alla portata. I tassi continueranno a scendere, come prevede il mercato, che punta ad altri 5-6 tagli dello 0,25% ciascuno entro un anno. Un azzardo, visto che sotto il 2% la politica monetaria diverrebbe espansiva e non neutrale come chiedono i “falchi” del Nord Europa. Sarebbe un’ipotesi molto favorevole ai bond e che ridurrebbe lo spread probabilmente sotto i 100 punti, indipendentemente da altre possibilità novità positive che riguarderebbero i conti pubblici italiani.
Spread al test anche del cambio euro-dollaro
Occhio, infine, al cambio euro-dollaro. Se la BCE taglia, la Federal Reserve potrebbe prendersi una pausa dopo il taglio quasi certo di settimana prossima. Il mercato punta su tassi americani al 4% entro fine 2025 dal 4,75% attuale. Questo implicherebbe una maggiore divergenza monetaria tra USA ed Europa. Lo spread sui tassi salirebbe dall’attuale 1,75% al 2,25-2,50% nel medio termine e sempre a favore degli USA. Se così, l’euro continuerebbe a indebolirsi contro il biglietto verde. Ma questa ipotesi indurrà la BCE a muoversi con maggiore prudenza nei prossimi mesi. Anche perché l’amministrazione Trump alzerebbe la voce dinnanzi a quello che avvertirebbe essere una reazione dell’economia europea alla sua politica ventilata sui dazi.