Piazza pulita delle cartelle esattoriali, ecco quelle che scadono il 31 dicembre 2024 e da non pagare più nel 2025

Sulle cartelle esattoriali, ecco quelle che vanno in prescrizione e che non saranno più da pagare dopo il 31 dicembre 2024, la guida dettagliata.
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Piazza pulita delle cartelle esattoriali, ecco quelle che scadono il 31 dicembre 2024 e da non pagare più nel 2025
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La Legge di Bilancio sta per arrivare in dirittura di arrivo e mercoledì 8 dicembre dovrebbe approdare in aula con tanto di voto di fiducia, in attesa di un via libera definitivo del Parlamento prima della fine dell’anno.
Alcuni emendamenti devono ancora essere valutati, ecco perché l’approdo in aula è slittato. Ma questo non vuol dire che ci saranno novità straordinarie in questi ultimi giorni. Ormai il grosso è fatto. E per chi attendeva buone notizie sulle cartelle esattoriali, cioè chi era alla finestra in attesa della rottamazione quinquies, dovrà mettersi l’anima in pace.

Se ne riparlerà nel 2025, probabilmente, come promesso dalla Lega, con un provvedimento ad hoc, cioè con un decreto a sé stante. Però è altrettanto vero che nel 2025 saranno molte le cartelle esattoriali che spariranno per i contribuenti.

Cartelle esattoriali da non pagare più, da un lato per via di quanto deciso a suo tempo con il decreto sulla riforma della riscossione, e dall’altro per via della consueta prescrizione, che evidentemente blocca il diritto ad incassare dello Stato nei confronti del contribuente.

Piazza pulita delle cartelle esattoriali: ecco quelle che scadono il 31 dicembre 2024 e da non pagare più nel 2025

Partiamo dalla novità della cancellazione d’ufficio ed automatica delle cartelle esattoriali più vecchie di 5 anni. La novità è stata introdotta con la riforma della riscossione. Senza necessità di fare alcuna domanda, i contribuenti avranno la cancellazione delle cartelle che da 5 anni l’Agenzia delle Entrate Riscossione tenta invano di incassare.

Significa che si tratta di cartelle che, secondo il concessionario alla riscossione, non si potranno più incassare. Quindi, il debito torna all’Ente originario, che dovrà verificare se l’Agenzia delle Entrate ha ragione nel considerare non più incassabile questo credito o meno, decidendo di conseguenza se annullare del tutto la pendenza di un determinato contribuente o cercare di incassare in maniera differente il suo credito.

A conti fatti, però, è evidente che si parla di contribuenti che hanno poco da perdere, per lo più falliti e nullatenenti. Perché, in effetti, sono solo questi contribuenti su cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione può avere dubbi sulla loro solvibilità. Per chi ha uno stipendio, una pensione, un conto corrente e perfino per chi presenta il modello 730 ed è in attesa di un rimborso fiscale, è difficile che il concessionario dica addio alla possibilità di incassare.

Tra ipoteche, pignoramenti di stipendi, pensioni, conti correnti e rimborsi fiscali, per questi contribuenti cambierà poco. Le cartelle non scompariranno quindi se non per soggetti che effettivamente non pagherebbero mai ciò che il concessionario pretende.

La prescrizione delle cartelle esattoriali, la scadenza delle notifiche e le regole

Diverso è il caso delle cartelle esattoriali che di fatto arrivano a scadenza il 31 dicembre 2024. Anche una cartella esattoriale ha una sua scadenza prefissata. La notifica di una cartella esattoriale ha i suoi termini di prescrizione e, dopo il 31 dicembre 2024, saranno tante le cartelle che l’Agenzia delle Entrate Riscossione non dovrà più notificare. Usiamo il condizionale perché non sempre ciò accade, nel senso che spesso, anche se prescritta una cartella, continua ad essere pretesa come pagamento da parte del concessionario.

Deve essere il contribuente in questi casi a chiedere lo sgravio della cartella, adducendo la motivation della sopraggiunta prescrizione. I termini di prescrizione di imposte e contributi sono fissati per legge e variano da tassa a tassa, da imposta a imposta e così via. Infatti, si va da 3 a 10 anni. Nello specifico, senza addentrarci troppo nelle differenze tra balzelli, i termini di prescrizione sono:

  • 10 anni per IRPEF, IVA, IRES, IRAP, Imposta di bollo, Imposta di registro, Contributi Camere di Commercio, TOSAP, Canone Unico Patrimoniale, Imposta catastale, Canone RAI;
  • 5 anni per IMU, TASI, TARI, Contributi INPS, Contributi INAIL, multe stradali, sanzioni amministrative;
  • 3 anni solo per il bollo auto.

Quali sono le cartelle che scadono il 31 dicembre 2024?

Come detto, anche le cartelle esattoriali hanno una scadenza e la loro notifica ha dei termini prestabiliti dalla legge e dai soliti dettami previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica numero 602 del 1973, precisamente al suo articolo numero 25.


Ci sono termini perentori di notifica di una cartella che l’Agente della riscossione deve rispettare.

Se, per esempio, la cartella deriva da controlli automatici, tipo quelli dei modelli 730, la notifica prevede che venga effettuata entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione. In pratica, non può essere notificata oltre il 31 dicembre 2024 una cartella proveniente da un controllo automatico di una dichiarazione presentata nel 2021.

Attenti però, parliamo di cartelle mai notificate prima, perché altrimenti i termini di prescrizione ripartono da zero. Stesse regole per una cartella che deriva da somme erroneamente rimborsate al contribuente da parte del Fisco. O somme derivanti da cartelle precedentemente dilazionate con piani di rateizzazione finiti in decadenza.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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