Con l’approvazione di un emendamento alla legge di bilancio 2025, si delineano nuovi scenari per la tassazione delle criptovalute in Italia. Sebbene il previsto aumento dell’aliquota al 42% sia stato ridimensionato e posticipato, restano in gioco modifiche significative che avranno un impatto diretto sui contribuenti e sugli investitori in cripto-attività.
Volendo fare un passo indietro, l’introduzione della tassazione sulle criptovalute ha segnato una svolta con la Legge di Bilancio 2023. Per la prima volta, le cripto-attività sono state equiparate agli altri strumenti finanziari soggetti a imposta sostitutiva, in base all’articolo 5 del Decreto Legislativo 461/1997.
L’aggiunta del comma c-sexies all’articolo 67 del TUIR ha sancito che le plusvalenze derivanti da cripto-attività rientrano tra i redditi soggetti a imposta sostitutiva. Nonostante questa novità, il Decreto Legge 66/2014, che stabilisce le aliquote del 20% e del 26% per le imposte sui redditi da capitale, non è stato modificato per includere esplicitamente le criptovalute. Di conseguenza, molti hanno interpretato la normativa in vigore come applicabile a un’aliquota del 12,5% per le cripto-attività, generando incertezze interpretative.
Tassazione criptovalute: incongruenze normative
La predetta discrepanza è stata evidenziata nel Dossier della Camera sulla Legge di Bilancio 2023, che ha sottolineato l’incoerenza tra le indicazioni delle istruzioni per la dichiarazione dei redditi e il testo normativo.
Mentre le istruzioni per il quadro RT della Dichiarazione dei redditi 2024 (anno d’imposta 2023) suggerivano l’applicazione dell’aliquota del 26%, il testo di legge sembrava confermare la validità dell’12,5%. Questa ambiguità ha alimentato un clima di incertezza tra gli investitori e gli operatori fiscali.
La proposta originaria della legge bilancio 2025
Il testo iniziale della Legge di Bilancio 2025, presentato dal governo, prevedeva un aumento drastico dell’aliquota fiscale sulle plusvalenze da criptovalute, portandola al 42%.
Questa misura ambiziosa mirava a uniformare il trattamento fiscale delle criptovalute con quello riservato ad altri redditi da investimento, rafforzando la coerenza del sistema fiscale. Tuttavia, l’idea di un aumento così incisivo ha suscitato preoccupazioni, sia tra gli investitori sia all’interno della stessa maggioranza di governo, che ha spinto per un approccio più graduale.
Tassazione criptovalute: l’emendamento alla manovra 2025
In seguito alle critiche, la Commissione bilancio ha approvato un emendamento che ridimensiona l’entità dell’aumento. Secondo questa modifica, l’aliquota sulle plusvalenze delle criptovalute sarà al 26% a partire dal 2025, con un incremento al 33% dal 2026. Questa soluzione rappresenterebbe un compromesso, cercando di bilanciare l’esigenza di una maggiore entrata fiscale con la necessità di non penalizzare eccessivamente il mercato delle criptovalute.
Le modifiche proposte hanno implicazioni significative per il panorama fiscale italiano. Da un lato, si cerca di fornire maggiore chiarezza normativa, riducendo il margine di incertezza che ha caratterizzato le prime fasi di regolamentazione delle criptovalute. Dall’altro, l’incremento graduale dell’aliquota fiscale potrebbe influenzare le strategie di investimento e il comportamento degli operatori economici.
Questa evoluzione normativa rappresenta anche un segnale di come le criptovalute stiano assumendo un ruolo sempre più centrale nell’economia globale. La loro regolamentazione fiscale è un passo inevitabile per armonizzare le pratiche di tassazione e garantire una competizione equa con altre forme di investimento. Tuttavia, è essenziale monitorare attentamente l’impatto di queste misure sul mercato delle criptovalute e sulla fiducia degli investitori.
Riassumendo
- Ambiguità normative hanno generato incertezze su quale aliquota applicare: 12,5% o 26%.
- La Legge di Bilancio 2023 ha chiarito la tassazione sulle cripto-attività come strumenti finanziari.
- Il testo originario della Legge di Bilancio 2025 aumentava l’aliquota al 42%.
- Un emendamento approvato dalla Commissione bilancio porta l’aliquota al 26% e al 33% dal 2033.