Una manciata di sedute ci separa dalla fine dell’anno. E il 2024 che si sta per concludere è stato abbastanza interessante per il mercato obbligazionario, anche se non spettacolare come l’ultimo scorcio del 2023, quando i rendimenti crollarono e i prezzi dei bond esplosero in poche settimane. Il fenomeno riguardò particolarmente i BTp a lunga scadenza. E qui entra in gioco il concetto di “duration”, che in poche parole esprime la sensibilità della quotazione alla variazione del rendimento. Essa è più alta per le emissioni lunghe e, a parità di durata residua, per quelle con cedole più basse.
BTp a lunga scadenza in recupero dai minimi
Il BTp a più lunga scadenza ha scadenza in data 1 marzo 2072 e offre una cedola del 2,15%. Questo bond del Tesoro, il secondo a 50 anni dopo la scadenza 2067, arrivò a costare sui 49 centesimi nell’ottobre dello scorso anno. In quel periodo, si riusciva a inserirlo in portafoglio per meno della metà del suo valore nominale. Oggi, sfiora i 66 centesimi. Pur in forte risalita dai minimi, resta “a sconto” di oltre un terzo del suo valore di rimborso alla scadenza.
Tagli dei tassi già insiti nei prezzi?
Molti di voi piccoli investitori si staranno chiedendo se sia il caso di puntare ancora sui BTp a lunga scadenza. Leggendo tra i commenti agli articoli, qualcuno ipotizza che i titoli di stato abbiano grosso modo già scontato i futuri tagli dei tassi di interesse, per cui non offrirebbero più alcun valore ulteriore. Falso. Il mercato tende certamente ad anticipare le future mosse della banca centrale, ma da un’analisi approfondita dei rendimenti emerge che non si sia spinto finora al punto da incorporare anche le prossime riduzioni del costo del denaro attese per il 2025.
Anzi, a dirla tutta nelle ultime settimane proprio i BTp a lunga scadenza hanno esitato una performance relativamente deludente.
Aspettative d’inflazione stabili e basse
Perché i BTp a lunga scadenza hanno reagito meno bene alla vittoria di Trump? Fatto salvo che la Banca Centrale Europea (BCE) avrebbe continuato a tagliare i tassi, questi titoli hanno messo in conto una possibile accelerazione dell’inflazione italiana a medio-lungo termine. Tra dazi e politica fiscale espansiva, infatti, gli investitori si aspettano che la prossima amministrazione americana avrà effetti inflazionistici e che ciò vincolerà le mosse della Federal Reserve.
Tuttavia, questa previsione poco si addice al contesto nostrano. Le aspettative d’inflazione in Italia non sono risalite affatto. Quelle a 5 anni si mostrano ancora basse, in area 1%. E questo finirà per rivitalizzare i BTp a lunga scadenza, specie quando la BCE confermerà con i fatti che proseguirà con l’allentamento monetario. Tra l’altro, i rendimenti offerti restano soddisfacenti, pur meno alti di un anno fa. Il BTp 2072 rende il 3,70%, il BTp a 30 anni sfiora il 4,10%. Come potete notare, sul tratto ultra-lungo della curva dei tassi abbiamo un’inversione.
BTp lunga scadenza investimento speculativo
Come sottinteso da quanto abbiamo affermato, i BTp a lunga scadenza dovrebbero apprezzarsi in misura notevole nei prossimi mesi, pur meno di quanto abbiano fatto negli ultimi due mesi del 2023. Questo discorso li rende un buon investimento speculativo, anche se i pasti gratis non esistono. Ai guadagni potenziali elevati si contrappone il rischio di tassi non in linea con le previsioni del mercato e di eventi sfavorevoli come la reflazione e l’ampliamento degli spread.