Nel 2025 ci saranno lavoratori che non potranno andare in pensione, per ovvie ragioni. Perché non raggiungono l’età richiesta dalle varie misure disponibili, o perché non hanno i contributi minimi necessari. Ma ci saranno anche lavoratori che potranno scegliere come andare in pensione, potendo di fatto scegliere tra diverse misure previdenziali. Ecco perché è utile mettere queste misure a confronto, per capire qual è la via migliore. Un nostro lettore vuole vederci chiaro.
“Buonasera, mi chiamo Roberto e sono un vostro lettore, nonché lavoratore ormai prossimo alla pensione.
Misure a confronto, ecco le differenze per chi può andare in pensione a 64 anni nel 2025
Mettere a confronto diverse pensioni anticipate è sempre un esercizio delicato, soprattutto se si vuole individuare la migliore misura da sfruttare. Molto dipende dal caso personale, dalla situazione lavorativa, familiare e da tanti altri fattori.
Grazie alle novità introdotte dalla legge di Bilancio, con la conferma delle misure in scadenza al 31 dicembre 2024, il nostro lettore potrà effettivamente scegliere tra tre diverse soluzioni di pensionamento, e non soltanto una. Per lui c’è la quota 41 per i precoci e, dopo la manovra di Bilancio, anche la quota 103 e la pensione con l’Ape sociale. Si tratta di misure che prevedono età e requisiti differenti, ma per le quali il nostro lettore sembra rientrare, anche come potenziale avente diritto tra le categorie tutelate.
Ecco la quota 103 per andare in pensione a 62 anni nel 2025
Il nostro lettore ha superato i 62 anni utili alla quota 103, ha già i 63,5 anni per l’Ape sociale e dispone dei 41 anni necessari per la quota 41 precoci. Inoltre, rientra nella categoria dei camionisti, lavoro gravoso che consente l’accesso sia all’Ape sociale sia alla quota 41 precoci. Rientra anche tra i disoccupati privi di Naspi, un’altra categoria di contribuenti a cui queste due misure sono destinate.
La quota 103 consente la pensione anticipata se la somma di età e contributi raggiunge 103 anni. Bisogna però partire da un’età minima di 62 anni e da una contribuzione minima di 41 anni, di cui almeno 35 non coperti da contributi figurativi per disoccupazione o malattia. La quota 103 è una misura penalizzante dal punto di vista degli importi. Prevede un doppio taglio: uno legato al metodo di calcolo della prestazione, che inciderà per tutta la vita del pensionato, e un altro legato al tetto massimo della pensione fruibile, limitato fino al compimento dei 67 anni di età.
Ecco i tagli della quota 103 da considerare
L’importo massimo della pensione con quota 103 non può superare 4 volte il trattamento minimo INPS. Al 2025, con il trattamento minimo rivalutato a 603,40 euro, il limite mensile sarà dunque di circa 2.413,60 euro. Questo limite cessa al compimento dei 67 anni di età.
La vera penalizzazione sta nel metodo di calcolo contributivo, che penalizza chi avrebbe avuto diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, in particolare chi aveva già 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Inoltre, con la quota 103 vige il divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro. Chi accede a questa pensione non può lavorare, se non in forma autonoma occasionale entro un reddito aggiuntivo massimo di 5.000 euro l’anno.
La pensione di quota 41 precoci, ecco la guida
La quota 103 richiede 41 anni di versamenti, così come la quota 41 per i lavoratori precoci. Quest’ultima misura permette di andare in pensione a prescindere dall’età, purché si raggiungano i 41 anni di contributi, di cui almeno 12 mesi versati prima dei 19 anni di età, e almeno 35 al netto dei periodi figurativi per disoccupazione e malattia.
La quota 41 per i precoci è destinata a chi svolge una delle 15 attività ritenute gravose, come i camionisti, purché tali attività siano state svolte per almeno 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7. È rivolta anche ai disoccupati che hanno terminato da almeno 3 mesi la Naspi, agli invalidi con almeno il 74% di invalidità civile e ai caregiver che assistono da almeno 6 mesi un familiare con grave disabilità.
A differenza della quota 103, la quota 41 precoci prevede un calcolo misto, non obbligatoriamente contributivo. Non vi sono divieti di cumulo con altri redditi e nemmeno limiti all’importo della pensione.
Ape sociale a 63,5 anni di età, ecco le differenze per chi può andare in pensione a 64 anni nel 2025 rispetto alle altre due misure
Le stesse categorie tutelate dalla quota 41 per i precoci potranno accedere all’Ape sociale nel 2025. Per i disoccupati, però, l’Ape sociale richiede di aver terminato la Naspi senza dover attendere i 3 mesi. L’Ape sociale si può ottenere a partire dai 63,5 anni di età, con 36 anni di versamenti per i lavori gravosi e 30 anni per invalidi, disoccupati e caregiver. Anche in questo caso il calcolo è misto e non esclusivamente contributivo come per la quota 103.
Tuttavia, la pensione Ape sociale non può superare i 1.500 euro mensili e, anche in questo caso, vige il divieto di cumulo con redditi da lavoro. Salvo il lavoro autonomo occasionale entro il limite di 5.000 euro annui.
Inoltre, l’Ape sociale non è reversibile, dura fino ai 67 anni di età e non prevede tredicesima, maggiorazioni, integrazioni al minimo o trattamenti di famiglia.