Rottamazione delle cartelle esattoriali e riduzione delle tasse nel 2025, ecco le ultime

Ecco perché la rottamazione delle cartelle esattoriali e il nuovo taglio dell'IRPEF potrebbero ancora essere varati anche se la legge di Bilancio è chiusa.
1 giorno fa
3 minuti di lettura
Rottamazione delle cartelle esattoriali e riduzione delle tasse nel 2025, ecco le ultime
Foto © Pixabay

La legge di Bilancio non ha prodotto grandi novità riguardo alle cartelle esattoriali o all’IRPEF. Eppure, entrambi gli argomenti sono stati largamente dibattuti e discussi nelle settimane di lavorazione della manovra finanziaria e del collegato decreto Fiscale.

Si tratta di argomenti che interessano la generalità dei contribuenti, perché tutti coloro che producono reddito devono versare l’IRPEF, e perché moltissimi contribuenti hanno a che fare con le cartelle esattoriali.

Tutte le buone notizie e i provvedimenti che sembravano in procinto di arrivare sono stati procrastinati a data da destinarsi.

Ma le speranze non sono finite: anzi, c’è la concreta possibilità che qualcosa di buono arrivi nei primi mesi del 2025. Vediamo il punto della situazione per una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali e per una nuova riduzione delle tasse nel 2025.

Rottamazione delle cartelle esattoriali e riduzione delle tasse nel 2025, ecco le ultime

Partiamo dall’IRPEF e dal fatto che il governo, fino a pochi giorni prima dell’approvazione definitiva della legge di Bilancio, stava studiando un modo per abbassare il prelievo fiscale sui redditi del ceto medio.

La promessa di ritoccare l’IRPEF ulteriormente, dopo quanto fatto nel 2024 con il passaggio da quattro a tre scaglioni, prevedeva la riduzione ulteriore del prelievo fiscale ai titolari di redditi che rientrano nel secondo scaglione d’imposta.

Da ciò che si è capito, il governo intendeva utilizzare le risorse provenienti dal concordato preventivo biennale per abbassare le tasse del ceto medio. Un concordato preventivo che ha prodotto una discreta entrata, ma non quanto si aspettava l’esecutivo.

La ricerca delle risorse, quindi, riparte, per provare a portare a casa il taglio dell’IRPEF e anche la rottamazione delle cartelle esattoriali.

Il taglio dell’IRPEF al ceto medio, come diventerebbero i tre scaglioni di imposta 2025

Il governo è alla ricerca di soldi sia per completare la promessa di tagliare l’IRPEF al ceto medio che per la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali.

Sono entrambi provvedimenti che non è stato possibile inserire nella legge di Bilancio.

All’interno della maggioranza, c’è chi auspica un intervento ad hoc nel corso del 2025, in modo da completare il restyling completo dell’IRPEF dopo quanto fatto nel 2024. Potrebbe trattarsi di un decreto a sé stante con la nuova riforma dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche.

Ma di cosa si tratta davvero? Partiamo da lontano, ossia da quanto accaduto nel 2024 con la riduzione da quattro a tre scaglioni di IRPEF. Nello specifico, si è arrivati a incorporare nel primo scaglione d’imposta (quello con l’aliquota più bassa) anche i redditi del secondo scaglione.

Ecco come funziona l’IRPEF oggi e cosa bolle in pentola

Fino al 2023, gli scaglioni IRPEF erano 4 e prevedevano le seguenti aliquote progressive, tanto più elevate quanto più alti erano i redditi:

  • 23% sui redditi fino a 15.000 euro;
  • 25% sui redditi oltre 15.000 e fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi oltre 28.000 e fino a 50.000 euro;
  • 43% sui redditi superiori a 50.000 euro.

Il ritocco valido dal 2024 ha portato un beneficio a diversi contribuenti, soprattutto a chi aveva redditi pari a 28.000 euro o di poco superiori. È piuttosto chiaro chi ha pagato 2 punti percentuali in meno di imposta, dal momento che i tre nuovi scaglioni sono:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 35% sui redditi oltre 28.000 e fino a 50.000 euro;
  • 43% sui redditi superiori a 50.000 euro.

La novità che potrebbe davvero vedere i natali adesso, a prescindere da ciò che è stato fatto in manovra di Bilancio, porterebbe invece a questo nuovo cambiamento:

  • 23% sui redditi fino a 28.000 euro;
  • 33% sui redditi oltre 28.000 e fino a 60.000 euro;
  • 43% sui redditi superiori a 60.000 euro.

Alla luce di tutto questo, ecco perché consideriamo la modifica dell’IRPEF come una delle novità più importanti e attese del nuovo anno, alla pari della ipotetica nuova rottamazione delle cartelle esattoriali.

La rottamazione delle cartelle esattoriali arriverebbe alla quinta versione

Un altro argomento caldo, non ancora cestinato del tutto, è la rottamazione quinquies. In pratica, la nuova rottamazione delle cartelle esattoriali arriverebbe alla quinta edizione, a forte trazione leghista, considerato che diversi emendamenti della Lega la prevedevano già nella legge di Bilancio. E adesso, dopo la bocciatura di questi emendamenti, sempre la Lega pensa a una proposta di legge a sé stante da presentare nel corso del 2025.

La proposta dovrebbe ricalcare le ipotesi previste negli emendamenti, distaccandosi dalla vecchia rottamazione delle cartelle che, come tutti sanno, era basata su questi punti cardine:

  • riduzione degli importi da versare con azzeramento di sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e aggio di riscossione;
  • cartelle esattoriali rottamabili se affidate all’Agenzia delle Entrate Riscossione fino al 30 giugno 2022;
  • possibilità di pagare in unica soluzione o in 18 rate trimestrali fino al mese di novembre 2027.

La nuova rottamazione delle cartelle che si pensa di introdurre risolverebbe alcune problematiche di quella precedente. Per esempio, non verrebbero previste maxi rate iniziali come quelle della rottamazione quater, che coprivano il 20% del debito totale. Inoltre, sarebbero previste rate più lunghe e, di conseguenza, importi meno gravosi.

Nel dettaglio, il piano prevede:

  • riduzione degli importi da versare con azzeramento di sanzioni, interessi per ritardata iscrizione a ruolo e aggio di riscossione;
  • cartelle esattoriali rottamabili se affidate all’Agenzia delle Entrate Riscossione fino al 31 dicembre 2023;
  • possibilità di pagare in unica soluzione o in 120 rate mensili, a partire da luglio 2025 e fino a giugno 2025.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

aumenti alimentari
Articolo precedente

Aumenti per prodotti alimentari, nel 2025 questi alimenti li pagheremo di più

104
Articolo seguente

Concerto con la 104: la sentenza per i lavoratori