Importanti novità in vista sul fronte delle pensioni per chi inizia a lavorare nel 2025. Come canta Giordana Angi con il brano Farfalle Colorate: “E lo so che devo lavorare. Sì, lo so che adesso devo andare”.
Il lavoro riveste un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi. Svolgendo l’attività lavorativa, d’altronde, è possibile attingere al denaro di cui si necessità per accedere ai vari beni e servizi volti a soddisfare le esigenze personali. Non sempre, però, si riesce a trovare un impiego.
Complice la crisi economica e la richiesta di competenze sempre più elevate, infatti, essere assunti può rivelarsi spesso una vera e propria utopia. Una situazione che finisce per avere delle ripercussioni negative anche sul mondo delle pensioni.
Basti pensare che, in base agli ultimi dati Ocse, una persona neoassunta rischia di accedere al trattamento pensionistico non prima di aver raggiunto un’età pari ad almeno 71 anni. Uno scenario indubbiamente poco roseo, per cui si richiede l’attuazione di misure ad hoc da parte del governo. Il tutto al fine di andare incontro alle esigenze dei cittadini.
Chi inizia a lavorare nel 2025 va in pensione prima?
In attesa che l’esecutivo attui la tanto attesa riforma delle pensioni, è bene sapere che grazie all’ultima legge di Bilancio sono state introdotte delle novità a sostegno di coloro che iniziano a lavorare nel corso del 2025. Entrando nei dettagli, in base a quanto previsto dai commi 169 e 170 dell’articolo 1 della legge numero 207 del 30 dicembre 2024
“Gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle forme sostitutive ed esclusive della medesima e alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre successivamente al 1° gennaio 2025, possono incrementare il montante contributivo individuale maturato versando all’Istituto nazionale della previdenza sociale una maggiorazione della quota di aliquota contributiva pensionistica a proprio carico non superiore a due punti percentuali“.
In pratica coloro che iniziano a lavorare nell’anno in corso potranno incrementare la quota di contribuzione a loro carico fino ad un massimo pari al 2%.
“corrisposto, a domanda, al soggetto pensionato successivamente alla maturazione dei requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione di vecchiaia“.
Ne consegue che la quota aggiuntiva di rendita previdenziale sarà erogata soltanto nel momento in cui il soggetto maturerà il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia. Ovvero avrà 67 anni. Nel caso in cui dovessero andare in pensione prima, dovrà comunque attendere di avere 67 anni per beneficiare di questo importo aggiuntivo.
Sempre nella Legge di Bilancio viene sottolineato che l’incremento del montante contributivo individuale, grazie alla maggiorazione dell’aliquota contributiva a carico dei lavoratori, non potrà essere considerata per la maturazione del diritto all’accesso al trattamento pensionistico.
Ma non solo, sarà riconosciuto solo a coloro che versano i contributi all’Inps e non alla propria cassa professionale. Grazie a tale misura, quindi, i soggetti interessati potranno beneficiare di un incremento sull’assegno pensionistico al raggiungimento dei 67 anni di età. Questo incremento, però, non potrà essere utilizzato per uscire prima dal mondo del lavoro. Si attende comunque un apposito decreto ministeriale, attraverso cui saranno forniti maggiori delucidazioni in merito alle pratiche da svolgere per sfruttare questa opportunità.