Il mese di novembre non è andato granché bene per l’economia britannica, che ha segnato un rialzo di appena lo 0,1%. Gli analisti si aspettavano una crescita mensile dello 0,2%. Ennesimo colpo incassato dal premier Keir Starmer, che in soli sei mesi è riuscito nell’impresa eroica di far dimenticare ai sudditi le malefatte dei predecessori. Popolarità a picco, economia malmessa e avvisaglie di crisi finanziaria. Non facile fare di peggio. Un po’ è stata sfortuna, il resto è harakiri laburista. Il bilancio per quest’anno è stato approvato all’insegna del “tax and spend” tipico della sinistra.
Starmer spera in Trump
Chi lo avrebbe detto che Starmer si sarebbe dovuto affidare a Donald Trump per sperare di sovvertire questo destino cinico e baro? Già gli inglesi diffidano degli americani, pur essendone i più stretti alleati. Questione di temperamento assai differente. E i laburisti sono i meno adatti a interloquire con un tycoon fuori dalle righe e politicamente scorretto. Invece, a lui si affideranno già dalle prossime settimane per risalire la china dopo un primo semestre da dimenticare.
Import-export USA-UK
Il Regno Unito ha maturato un avanzo commerciale di oltre 72 miliardi di sterline (circa 59 miliardi di dollari) con gli Stati Uniti nei 12 mesi al 30 giugno scorso. Ma se andiamo a vedere i dati forniti dal US Census, scopriamo che gli Stati Uniti vantano un avanzo annuale di circa 10 miliardi di dollari nell’import-export di beni con il Regno Unito. Chi mente? Nessuno dei due. Semplicemente, Londra riesce ad esitare un saldo attivo grazie ai servizi, inclusi nel primo dato. Questi incidono per oltre i due terzi delle sue esportazioni verso l’economia americana.
Questi numeri rappresentano per Starmer un punto di forza sul tavolo negoziale con Washington. A Trump interessa ridurre l’immenso deficit commerciale americano, ma concentrandosi sulla manifattura. E’ lì che gli Stati Uniti hanno perso negli anni posti di lavoro e che si è creato tanto malcontento. Nella Rust Belt il popolo MAGA chiede dazi sulle merci per rinvigorire le produzioni nazionali, non pensa di certo a banche e assicurazioni. Non a caso, minacciando dazi contro chicchessia, il presidente eletto non ha finora mai citato esplicitamente Londra come possibile vittima.
Con Brexit USA vitali per Londra
A Starmer converrà tenere un atteggiamento amichevole con Trump. L’economia britannica dopo la Brexit ha bisogno come il pane di potenziare le relazioni commerciali nella cosiddetta “anglosfera”. Il mercato comune con l’Unione Europea non c’è più, anche se l’import-export resta elevato. Gli Stati Uniti sono primo partner commerciale e vanno salvaguardati. Il primo premier laburista dopo 14 anni non può permettersi di snobbare il suo più fido alleato per seguire ragioni di partito francamente senza senso. L’integrazione tra le due economie farà bene a entrambe.
Sul piano geopolitico a Trump stesso conviene farsi piacere Starmer, anche se il suo principale collaboratore (Elon Musk) attacca quasi quotidianamente ormai il premier britannico su X e ne reclama le dimissioni. In funzione anti-UE è importante stringere il legame anglo-americano. I due siedono nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sono membri attivi della NATO e condividono una visione simile sul mondo. Particolare non irrilevante, parlano la stessa lingua, anche se non sempre si capiscono del tutto.
Starmer fiuta opportunità e rischi
Per Starmer Trump è un’opportunità di uscire dal guado, ma anche un rischio. La sua politica fiscale espansiva e i dazi possono far salire ulteriormente i rendimenti e spingere i Gilt ancora più in basso insieme alla sterlina, provocando una crisi dei conti pubblici.