Disoccupazione impatriati, la fine del sussidio è realtà

La manovra 2025 segna la fine dell'indennità di disoccupazione impatriati, cambiando radicalmente il sostegno ai lavoratori rientrati.
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disoccupazione impatriati finita
Foto © Investireoggi

La Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207/2024) introduce cambiamenti rilevanti e, per certi aspetti, controversi nel sistema di welfare italiano. Tra le modifiche più significative si segnala l’eliminazione dell’indennità di disoccupazione impatriati , una misura storica che garantisce un sostegno economico ai cittadini italiani rientrati nel Paese dopo aver lavorato all’estero.

L’indennità di disoccupazione per gli impatriati trova le sue origini nella Legge n. 402 del 1975, una normativa introdotta per supportare i lavoratori italiani che, dopo aver perso l’impiego all’estero, decidevano di tornare in Italia.

Questo strumento offriva un aiuto temporaneo per affrontare le difficoltà economiche legate alla mancanza di un lavoro, facilitando il reinserimento nel mercato del lavoro italiano.

Il beneficio prevedeva un sostegno per un massimo di 180 giorni, ma con specifiche condizioni:

  • il lavoratore doveva rientrare in Italia entro sei mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro all’estero;
  • la registrazione presso un ufficio di collocamento italiano doveva avvenire entro 30 giorni dal ritorno.

L’obiettivo era chiaro: offrire un sostegno a coloro che, dopo un’esperienza all’estero, si trovavano improvvisamente disoccupati. Il sistema includeva anche i lavoratori frontalieri , cioè coloro che risiedevano in Italia ma lavoravano oltre confine, e prevedeva un aiuto concreto per affrontare la fase di transizione economica.

Disoccupazione impatriati: la fine della misura

Con l’introduzione del comma 187 della Legge di Bilancio 2025, il quadro cambia radicalmente. La norma dispone la disapplicazione della Legge n. 402/1975 a partire dal 1° gennaio 2025, eliminando così l’indennità di disoccupazione per gli impatriati. Dunque, niente più NASPI per chi rientra in Italia. Questo significa che:

  • non sarà più possibile presentare richieste di disoccupazione legate a rapporti di lavoro conclusi dal 1° gennaio 2025;
  • gli Istituti di Patronato, tradizionalmente coinvolti nella gestione di queste domande, non potranno più accettare richieste relative a questa indennità.

La decisione di abrogare l’indennità nasce dalla necessità di rispondere ad alcune criticità emerse negli anni.

Secondo quanto indicato dal legislatore, il sistema sarebbe stato soggetto a abuso, soprattutto da parte di lavoratori stagionali italiani che, rientrando temporaneamente nel Paese, avrebbero richiesto il sussidio senza una reale intenzione di stabilizzarsi o contribuire al mercato del lavoro nazionale.

Questa pratica avrebbe generato un utilizzo improprio delle risorse pubbliche, spingendo il governo a una razionalizzazione dei fondi destinati alla disoccupazione. L’eliminazione del sussidio per gli impatriati è quindi motivata dall’esigenza di concentrare il sostegno economico sui casi più urgenti e su lavoratori con un legame stabile con il mercato del lavoro italiano.

L’INPS accoglie l’abrogazione dell’indennità disoccupazione impatriati con il Messaggio n. 184 del 17 gennaio 2024.

Le conseguenze per i lavoratori

La cancellazione dell’indennità rappresenta un cambio di paradigma significativo per i lavoratori italiani all’estero. Coloro che, in passato, potevano contare su un aiuto economico in caso di rientro forzato, dovranno ora fare i conti con una realtà diversa. La mancanza di questa rete di sicurezza potrebbe scoraggiare alcuni lavoratori dal considerare il rientro in Italia, specialmente in un contesto economico complesso.

Tra le categorie più colpite ci sono i lavoratori che lavorano in settori coinvolti da contratti a termine o stagionali, per i quali la perdita del lavoro è spesso inevitabile. Per questi individui, la fine del sussidio rappresenta un ulteriore ostacolo nel percorso di reintegrazione professionale e sociale.

Stop disoccupazione impatriati: uno sguardo al futuro

La fine dell’indennità di disoccupazione per gli impatriati segna la conclusione di un’epoca in cui il sostegno pubblico era garantito a una categoria di lavoratori spesso trascurata. Tuttavia, questa scelta solleva interrogativi sul futuro delle politiche di welfare italiane e sulla capacità del Paese di attrarre e trattenere talenti.

Se da un lato il governo punta a razionalizzare le risorse, dall’altro rischiando di creare un vuoto di tutele che potrebbe avere ripercussioni sociali ed economiche.

Rimane quindi fondamentale monitorare gli effetti di questa riforma e valutare l’introduzione di strumenti alternativi per garantire un supporto adeguato ai lavoratori italiani, ovunque essi scelgano di costruire il proprio percorso professionale.

Riassumendo…

  • Abolita l’indennità di disoccupazione impatriati con la Legge di Bilancio 2025.
  • Originariamente introdotta per supportare lavoratori italiani rientrati dopo esperienze estere.
  • Il beneficio era riservato a disoccupati rientrati entro sei mesi dalla cessazione lavorativa.
  • Eliminata per contrastare abusi e razionalizzare le risorse pubbliche destinate alla disoccupazione.
  • Criticità per lavoratori stagionali e possibile disincentivo al rientro in Italia.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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